Dallas, 22 novembre 1963, giorno dell’uccisione del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy. La versione ufficiale su quanto accadde, data dal Rapporto della Commissione Warren, attribuisce l’onere dell’assassinio a un solo uomo: Lee Harvey Oswald, un pazzo che agì da solo senza alcun complice. Il perno su cui si basa l’intero rapporto è che i colpi sparati contro il corteo presidenziale furono soltanto tre. Il governo assunse questa posizione ufficiale, che finì poi per essere nota come la teoria del proiettile magico. Dal momento che il governo aveva già concluso che un proiettile era andato completamente a vuoto, e un secondo proiettile aveva colpito il presidente alla testa fracassandone il cranio, restava solo questo terzo proiettile magico, in grado di spiegare le rimanenti sette ferite riscontrate su John Kennedy e su John Connally, governatore del Texas seduto di fronte al presidente sulla limousine. Questo proiettile venne in seguito trovato, in condizioni quasi perfette, in un corridoio del Parkland Memorial Hospital di Dallas. In questo ospedale Kennedy arrivò in condizioni disperate, e morì sul tavolo della sala operatoria. Stando alla legge vigente nel Texas, il corpo di Kennedy non avrebbe dovuto lasciare lo stato fino all’esecuzione di un’autopsia civile presso l’obitorio di Dallas. Tuttavia, dopo che il corpo era stato caricato sul carro funebre, il Secret Service portò via Kennedy in tutta fretta in direzione dell’aeroporto di Love Field. Ciò permise di evitare che l’autopsia civile potesse dimostrare la vera natura delle ferite d’arma da fuoco presenti sul corpo di JFK. L’autopsia sul corpo di Kennedy fu svolta al Bethesda Naval Hospital nel Maryland. Qui ogni serio tentativo di conoscere la verità era stato messo da parte in nome della prima regola da osservare per ogni militare: obbedire agli ordini senza fare domande. A condurre l’autopsia fu un generale dell’esercito e non un medico. Costui dispose che il collo di Kennedy non venisse analizzato. I resti dell’encefalo, dopo l’autopsia, furono trasferiti presso gli archivi nazionali a Washington in un reparto di massima sicurezza. Nel 1966 il cervello di Kennedy scomparve, e tutt’oggi non è ancora stato rinvenuto.
Jim Garrison, procuratore distrettuale di New Orleans al tempo dell’uccisione di JFK e negli anni immediatamente successivi, è l’unico uomo che abbia mai portato in un’aula di tribunale l’assassinio del presidente Kennedy, in quanto nutriva seri dubbi sulla veridicità della versione ufficiale. Il 29 gennaio 1969 ebbe inizio il processo “Lo Stato della Lousiana contro Clay Shaw”. Quest’ultimo, personalità di spicco della comunità cittadina, era, secondo Garrison, uno dei pianificatori dell’attentato ordito ai danni del presidente Kennedy. Durante il dibattito in aula fu disposta per la prima volta la proiezione del film di Abraham Zapruder, un sarto che con la sua cinepresa da 8mm registrò gli ultimi istanti di vita di JFK, permettendo inoltre di fissare la durata della sparatoria a 5,6 secondi. I diritti per riprodurre i fotogrammi del filmato furono acquistati dal periodico Life. I primi fotogrammi videro la luce in quello stesso novembre del 1963, ma in seguito l’editore decise che il popolo americano non era ancora pronto per la visione integrale del filmato. Il pubblico presente in aula, potette, quindi, assistere alla prima della visione della morte del presidente Kennedy. La diffusione su larga scala del filmato avvenne poi nel 1975, quindi dopo dodici anni dall’accaduto, durante la trasmissione Good Night America. Il video, dal 1999, è conservato preso gli archivi nazionali nella capitale dello Stato a Washington DC.
Il primo marzo 1969 la giuria annunciò di aver prosciolto Clay Shaw, con la motivazione di non aver trovato prova alcuna che potesse giustificare la partecipazione di Shaw in un complotto per uccidere JFK. Tuttavia, al tempo del processo molte informazioni non erano ancora note, come i legami di Shaw con la Cia, e se lo fossero state molto probabilmente il verdetto sarebbe stato differente. Jim Garrison ipotizzò che nella Dealey Plaza di Dallas, il 22 novembre 1963, si consumò un colpo di Stato, il cui scopo era quello di impedire a Kennedy di portare a termine la sua politica di distensione con l’Unione Sovietica e con Cuba, e di mettere fine alla Guerra Fredda. Il giorno dopo il funerale di Kennedy, il nuovo presidente Johnson firmò il memorandum d’azione per la sicurezza nazionale 273, che rovesciava la politica di disimpegno di Kennedy, e dava il via all’azione clandestina contro il Vietnam del Nord.
A oggi, l’ultima desecretazione riguardante il materiale connesso con l’uccisione di John Kennedy, risale al 16 dicembre 2021, nel corso della vigente presidenza di Biden. Quest’ultimo ha autorizzato la pubblicazione di circa 1500 documenti finora rimasti segreti. Altri documenti verranno invece resi noti entro il 15 dicembre del 2022.
Il regista premio Oscar Oliver Stone, da sempre affascinato dalla figura di John Kennedy, nel 1991 ha diretto il film “JFK – Un caso ancora aperto”, tratto dal libro di Jim Garrison “JFK – Sulle tracce degli assassini”, pubblicato nel 1988. Stone, con il suo film ha dato vita a una magistrale, quanto ambiziosa, ricostruzione dei fatti, in cui ha scandagliato l’assassinio di Kennedy fino all’osso, offrendo al grande pubblico una versione alternativa a quella fornita dalla Commissione Warren. Lo scorso ottobre, alla Festa del Cinema di Roma, Stone ha presentato i suoi ultimi due lavori riguardanti Kennedy. Si tratta di un documentario in senso classico e una miniserie in quattro episodi che ne rappresenta la versione estesa. Avvalendosi dell’aiuto e consulenza di medici, scienziati, esperti di balistica, testimoni e storici, Stone mostra quanto poco credibile sia la versione che ancora si acclama come ufficiale, confermandosi uno dei ricercatori più caparbi e brillanti che si affanna nel voler portare alla luce le innumerevoli zone d‘ombra da cui è circondata la morte di John Kennedy.
Nel suo rappresentare il cambiamento JFK accese entusiasmo e speranza nel cuore di molti, ed è ancora oggi ricordato e amato.