Il prossimo 9 maggio saranno esattamente 46 anni da quando Aldo Moro, al tempo presidente della Democrazia Cristiana, rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, fu assassinato al termine di 55 giorni di prigionia. Da allora si sono susseguite commissioni d’inchiesta - come la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia del 1979 - approfondimenti giornalistici e testimonianze a vario titolo, che non sono riuscite a fare del tutto luce sulla vicenda che riguarda Aldo Moro, personaggio chiave della storia politica italiana, quattro volte Presidente del Consiglio, fondatore e segretario della Dc, nonché grande fautore del “compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer. Per anni il nostro Paese si è cullato su una verità per molti versi rassicurante, quella contenuta nel memoriale Morucci-Faranda, il documento che descrive l'agguato di via Fani e che di fatto circoscrisse l’uccisione di Moro alle Brigate Rosse. Fino all’inchiesta di Report trasmessa domenica scorsa, nella quale emerge un fatto che prima non era mai stato reso noto: ossia che lo Stato italiano venne a conoscenza ai massimi livelli della morte di Aldo Moro ore prima della telefonata con cui le Brigate Rosse annunciarono il ritrovamento del corpo del leader Dc in via Caetani a Roma, il 9 maggio 1978. A rivelarlo è Claudio Signorile, all’epoca vicesegretario del Psi. Non solo (anche se questa non è una novità): Moro risultava essere sgradito in alcuni ambienti americani e persino israeliani. Che ci fosse la “manina” di qualcuno dietro la morte dello statista?
La pista Usa e Israele: la verità di La Grassa
Nell’inchiesta di Report emerge la testimonianza di Vincenzo Scotti, a lungo nei vertici della Democrazia Cristiana e Ministro in diversi governi tra il 1978 e il 1992 (dal 1978 al 1979 fu Ministro del lavoro e della previdenza sociale e riconfermato con il I Governo Cossiga; poi alle politiche comunitarie nel II Governo Cossiga e nel Governo Forlani). Scotti ricorda che l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger più volte espresse la necessità di impedire che Moro assumesse la responsabilità di governo con il Pci: l’allora presidente della Dc si era inimicato anche gli israeliani per via delle sue aperture “filo-arabe” e del suo sostegno alla creazione di uno stato palestinese. “Una posizione che né la dirigenza israeliana né quella americana potevano accettare” come ha ricordato l’ex ministro a Report. Una “pista”, quella che conduce a Washington (e a Tel Aviv) che Gianfranco La Grassa ha sempre sottolineato nei suoi interventi. La Grassa, classe 1935, uno dei più importanti studiosi del marxismo in Italia e in Europa, docente di economia politica all'università di Pisa tra il 1972 e il 1981 e dal 1979 all'Università Ca' Foscari Venezia, autore di innumerevoli saggi su Marx e la società capitalistica, allievo del senatore del Poi Antonio Pesenti e del celebre economista francese, Charles Bettlheim, al tempo non solo c’era ma conosceva perfettamente anche gli ambienti della “sinistra extra-parlamentare”.
“Le Br? La manodopera degli americani”
E le ultime rivelazioni di Signorile e Scotti non lo stupiscono affatto. “Da anni - spiega il professore a MOW - ripeto che Aldo Moro fu magari ucciso materialmente dalle Br, ma se ciò accadde esse di fatto agirono come semplice manodopera”. Dietro, osserva la Grassa, “c’erano certi ambienti americani, da me definiti ‘di riserva’ perché di fatto, mentre quelli ‘ufficiali' seguono una data linea politica, questi preparano eventuali cambiamenti se diventano necessari”. Esempi? “Tra il 1967 e il 1974 gli Stati Uniti appoggiarono apertamente i Colonnelli in Grecia. Tuttavia, i suddetti ambienti “di riserva”, come minimo a partire dal ’70-’71, tennero rapporti con chi avrebbe poi sostituito quel regime (che non dava sufficienti garanzie di stabilità), cioè Karamanlis (di “destra”), ma anche con la “sinistra” rappresentata dal Pc dell’interno (eurocomunista e ormai lontano dall’Urss)”.
Sempre dal ’69 o ‘70, il Pci, ricorda La Grassa, “aveva iniziato discreti contatti con gli Stati Uniti, detto meglio con i suddetti ‘ambienti di riserva’. Nel settembre del ’73 ci fu l’incidente di Berlinguer a Sofia, che era con tutta probabilità un attentato. Mi permetto di sostenere - afferma - che non si intendeva uccidere il segretario del Pci; si voleva solo avvertirlo che le sue manovre con gli Usa erano note e che non si spingesse troppo oltre”. E allora perché Aldo Moro era sgradito, se tutto sommato gli Usa vedevano di buon occhio il Pci e il presidente della Dc era un sostenitore dell’apertura al Partito Comunista? La tesi di La Grassa è interessante: “Gli ambienti prevalenti negli Usa avevano deciso per gli accordi segreti con un partito (il Pci, ndr), che avrebbe avuto in seguito la sua rilevanza.Il “compromesso storico” era stato ormai realizzato; chi faceva finta d’essere d’accordo su tutto, ma aveva potere sufficiente (e informazioni) per frapporre intralci vari (Aldo Moro), era certo fastidioso”. Ma che cosa avrebbe infastidito Washington, in particolare? E qui arrivano le dichiarazioni di Scotti su Kissinger sopra menzionate dall’inchiesta di Report. Quello che manca, dopo tanti anni, però, sarebbe la “pistola fumante” che convaliderebbe il presunto coinvolgimento di Paesi stranieri nell’affaire Moro. Sta di fatto però che durante la prigionia di Moro, ricorda La Grassa, “si mossero per salvarlo Fanfani e Craxi; Pci e sinistra Dc erano per non trattare con i ‘delinquenti’, perché ciò avrebbe indebolito la fiducia dei cittadini nello Stato”. E quindici anni dopo il “delitto Moro”, si ha la liquidazione giudiziaria – favorita e spinta anche da oltre atlantico – della prima Repubblica. E, guarda caso, prosegue lo studioso, “chi viene salvato dalla ‘bufera’? Il fu Pci e la sinistra Dc”. Per inciso, sottolinea, “dico di essere convintissimo che si sapeva bene dove si trovava Moro, ma qualsiasi tentativo improprio e affrettato di liberarlo l’avrebbe invece perduto, accelerando l’esecuzione. Insomma, la solita pantomima”.