Ma vuoi vedere che nel mondo letterario Ilary Blasi farà di più contro il patriarcato di tutte le Michela Murgia e le Chiara Valerio? Leggiamo nell’ultimo libro della Murgia, Dare la vita (edizioni Rizzoli, appena recensito da Riccardo Canaletti qui su MOW): “Quel che dico contro la logica biologica del patriarcato eteronormativo di Stato…”. Leggiamo dal libro Ilary Blasi, Che stupida – la mia verità: “Ai primi di novembre mi addormentai tra le braccia di Francesco, la mattina dopo mi svegliai con uno che gli assomigliava molto, ma non era lui”. Leggendo la frase della Murgia ci immaginiamo i lettori che si domandano: “Logica biologica, oltre la rima c’è di più?”, “Alexa, cerca eteronormativo su Google”. Nella frase della Blasi vediamo invece risuonare potenti echi de L’invasione degli ultracopri di Jack Finney, portato sullo schermo per la prima volta da Don Siegel, anche se la versione che preferisco è quella di Philip Kaufman con Donald Sutherland. C’è anche un non so che di Bret Easton Ellis, nell’incipit di Che stupida, senza contare una suspense psicologica alla Alfred Hitchcock. La Murgia sembra insomma una che parla al bar con gli amichetti, la Blasi invece fa, se non letteratura, quanto meno altissima narrativa (anche se io direi propriamente “letteratura” di stampo ellissiano). Senza considerare lo strepitoso booktrailer di Che stupida: il documentario Netflix Unica che tutti hanno preso per un documentario e invece era un booktrailer. La lingua, la trama, il “new journalism” alla Truman Capote o alla Tom Wolfe, che prendendo spunto dalla cronaca imbastiscono un racconto-verità, le potenzialità sterminate di identificazione, fanno del libro della Blasi un bestseller annunciato. E aggiungerei anche una certa genuinità: la Blasi non ha certo bisogno di un libro o di una tragedia personale per dire: “Voglio gli abiti costosi e voglio viaggiare in Orient-Express”.
Questo fa del libro della Blasi un libro diretto, vero, senza secondi fini, dove l’impegno sociale contro il patriarcato è una conseguenza naturale del talento e non una premessa che inficia la struttura logica non biologica bensì autarchica. La stessa tenzone si riproporrà – è abbastanza prevedibile – all’uscita del libro di Gino Cecchettin (o della fiction, o di entrambi) – quando si scoprirà che la produzione letteraria del padre della povera Giulia sarà più efficace contro il patriarcato dei libri di Chiara Valerio, che pur agitandosi molto (in senso buono) e avendo dedicato alla memoria di Giulia Cecchettin l’edizione 2023 della fiera (che vuol dire, lo ricordiamo, “mercato”) della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, resta nella vicenda una figura marginale, gregaria, ed essendo curatrice e responsabile della fiera sopradetta non potrà che inchinarsi ai “più libri” che venderà Ilary Blasi. La nuova, vera, eroina contro il patriarcato.