Il film e le auto, soprattutto le auto… In Ferrari, il biopic diretto dal maestro Michael Mann, a quanto pare a rubare la scena non è stato Adam Driver nelle vesti (per l’appunto) di Enzo Ferrari, né tantomeno gli altri attori, come Penelope Cruz, che ha interpretato Laura Ferrari, o Patrick Dempsey nella parte di Piero Taruffi. Le vere protagoniste di questa colossale impresa cinematografica, basti pensare che Mann aveva il progetto in serbo ormai da trent’anni, sono state proprio le quattro ruote. Il film, come ben noto, si svolge nel 1957, e più precisamente durante la Mille Miglia di quell’anno, la stessa del tragico incidente di Alfonso de Portago, in cui persero la vita (oltre al pilota e al suo navigatore) nove spettatori, tra cui cinque bambini. Comunque sia, per una gara del ’57 servono anche auto del ’57, ed è questa la prima grande sfida che ha impegnato la troupe del film. Insomma, come fare quando servono una dozzina di auto d’epoca dal valore ultra milionario per farle (realmente) gareggiare ad alte velocità e scontrarsi? Beh, le riproduci tutte. Facile, no? In realtà non tanto, ma a quanto pare Mann è riuscito nell’impresa. Un’impresa che ha visto il coinvolgimento, oltre di Neil Layton, il supervisore automobilistico che si è occupato della parte “tecnica” e motoristica delle vetture, di Rita Campana, della carrozzeria modenese Campana Onorio, che ha curato tutte la maggior parte delle livree delle automobili per il film. Una collaborazione difficile e svolta a distanza, visto che “la carrozzeria e il telaio sono stati allestiti in Paesi diversi” ha dichiarato Campana. Dunque, commenta Layton, “a tutti gli effetti, loro stavano progettando la scarpa e noi stavamo realizzando il piede”. Ma come sono state realizzate queste riproduzioni perfette di auto d’epoca?
A raccontarlo sono i soliti noti che da dietro le quinte hanno dato vita a Ferrari. Mann ha spiegato alla rivista The Hollywood Reporter che il lavoro di queste riproduzioni è partito tutto dalle scansioni lidar 3D, per poi passare al cosiddetto reverse engineering, che ha consentito di realizzare i telai tubolari delle vetture. Neil Layton ha confessato che la sfida più impegnativa è stata realizzare la Ferrari 801, visto che “in realtà l’auto non esiste più”. Inoltre, Layton ha affermato che “la Ferrari ha dato a Michael (Mann, ndr) il permesso di replicare le vetture, ma non abbiamo avuto alcun supporto dalla Ferrari. Abbiamo dovuto procurarci tutti i veicoli, come le auto da corsa Ferrari 335 e 315, su cui lavorare”. Quindi, per l’801, continua ancora Layton, “ho comprato un modellino in scala 1/18, l'ho scansionato e ho ridotto il tutto alle dimensioni di un filatore”, poi “abbiamo creato il modello 3D e abbiamo iniziato a capire quali motori, powertrain, trasmissione e assali avremmo utilizzato”, e a quanto pare l’intero lavoro è stato portato a termine in una sola settimana. Inoltre, per quanto riguarda le carrozzerie prodotte da Campana, queste sono state realizzate in alluminio e fibra di vetro, e sono state poi montate su dei moderni telai per auto da corsa costruiti con parti fornite dalla britannica Caterham Cars. Ma l’attenzione quasi maniacale del regista, grande appassionato di auto e di Ferrari, nella riproduzione delle auto d’epoca non si è fermata qui. Infatti, Michael Mann era alla ricerca anche del rosso perfetto, tant’è che “Rita (Campana, ndr) ha inviato campioni dopo campioni dopo campioni di vernici rosse”. Infine Mann ha optato per una tonalità leggermente opaca, visto che “non volevo distrarre con riflessi caldi”. Insomma, un lavoro colossale per dare vita a delle automobili destinate a scontrarsi l’una conto l’altra. Nate per essere distrutte...