Per capire la situazione di anonimato nella quale si trovano gli artisti emergenti in Italia bisogna citare, se non addirittura scomodare, il personaggio di Walter Finocchiaro ottimamente interpretato da Angelo Bernabucci in Compagni di scuola. Non riconoscendo il suo vecchio amico, Piermaria Fabris (un Fabio Traversa condannato ad essere chiamato Fabris anche nella vita di tutti i giorni), Finocchiaro se ne esce con una frase ormai diventata cult: “Aò, m'arendo, chi dovresti da esse te?”. Perché i veri emergenti, in Italia, per quanto si sforzino, a fatica riescono a trovare il loro posto nel mondo. Se un giorno qualcuno dovesse cercare gli artisti emergenti perché, in un impeto di orgoglio, stufo di ascoltare la solita roba, si troverebbe in una specie di sottobosco composto da artisti di livello che, purtroppo, non hanno il giusto spazio e vagano come talpe alla ricerca di un successo che forse non arriverà mai. Ma, in fondo, il successo è sentirsi bene con sé stessi e sentirsi realizzati dall'arte che si crea, raggiungere un piccolo ma comunque ambizioso obiettivo e poi pazienza se non finisco in tv o a fare i palazzetti o gli stadi anche se non farli, in fondo, è quasi un merito in un momento storico in cui stadi e palazzetti li fa praticamente chiunque e sono un po' come la spunta blu di Meta, che basta pagare per averla e adesso pure il porchettaro sotto casa può vantarsi di averla anche se ha la bellezza di 200 followers. Nella posta elettronica (e pure in Dm su Instagram) di Music Audience mi arrivano una marea di brani da ascoltare: alcuni sono buoni, altri un po' meno ma c'è del potenziale e altri che mamma mia lasciate perdere che la musica e il canto non fanno per voi, trovatevi un lavoro vero. In giro ci sono cantautrici e cantautori di livello. Veri emergenti. Non quelli che si spacciano per novellini e poi si scopre che escono per una major o una sottoetichetta di una major oppure sono streamer bravi a cantare sotto la doccia e improvvisamente scoprono di sentirsi come Pavarotti. O, ancora, di quelli che oddio chi mi conosce e invece arriva dopo essere passato per qualche talent. Talent ormai definitivamente inutili se veramente lo scopo è quello di arricchire il patrimonio musicale nostrano e non quello di arricchire il patrimonio di etichette, produttori, tutto il circo Barnum e, in fondo alla catena alimentare, degli artisti che se gli va bene iniziano a mettersi in tasca qualcosa quando tutti gli altri si stanno togliendo le briciole dagli angoli della bocca.
Cantautrici e cantautori di livello, dicevamo. Ce ne sono, tra quelle e quelli che, in prima persona o attraverso le etichette o gli uffici stampa, mi passano i loro pezzi da ascoltare e da recensire. Ce ne sono tantissimi. Alcuni artisti hanno la costanza di piazzare più brani di livello, altri artisti invece salgono sopra numerose montagne russe che li portano ad alternare pezzi di livello a pezzi meno buoni. Nello scegliere i nomi per questa mini lista da prendere con le pinze, perché alla fine i gusti sono gusti, ho pescato tra quelli che mantengono il livello alto per ogni uscita. Bene. Detto questo, tra le ragazze (alla faccia che non ci sono brave cantautrici e belle voci femminili in giro) non si possono non citare La Complice, Marea, Polvere, Petra, Carbone, Mārcy (una rapper coi contro...fiocchi), Fefè. E poi ancora Sedici, Empatia, Bianca Brownies, Candeo e Moà che tra l'altro sta per partire con il tour.
E tra i maschietti, a te che stai leggendo, faccio i nomi di Alessandro Piso, Carlomanzo, Luca Bonifaccio (italiano trapiantato in Spagna), Myky Petillo (per chi vuole fare un tuffo negli anni Ottanta) e MiloMaria (gustatevi la sua Droga purissima). Ma come non citare poi i vari Guzzi, Silvano Santacroce (I cient rate è un piccolo capolavoro), Farmeo, Nùma e Puscibaua con la sua Romeo che è tutta da cantare? Gli artisti qua sopra sono capaci di fare chi del cantautorato di livello, chi del pop decisamente godibile e pure del rap di quello senza autotune e con un senso, con arrangiamenti per nulla scontati, parole toccanti scritte da penne più o meno raffinate ma almeno con un vocabolario composto da più di mille parole a differenza della maggior parte delle cose che ci propinano sempre con maggiore frequenza ma che, alla fine, è “solo questione di tempo, pazientiamo fino al prossimo asteroide”. Chi me lo ha detto riconoscerà sicuramente le sue parole. Non me ne vogliano quelli che non ho citato. Siete tanti, alcuni di voi sono bravi, altri lo diventeranno in molti casi. E se non lo diventerete, beh, non è perché siete al centro di un complotto. Nessuno ce l'ha con voi.