Sergio Corsano era in vacanza con la famiglia, sul Lario. Una barca noleggiata, due figli in acqua con i giubbotti, la moglie che li guarda dal bordo. Poi le onde, il vento e l’istinto che prende il sopravvento: Sergio si tuffa per aiutarli. Li salva, entrambi. Ma lui non riemerge più. Ha 55 anni, è nato a Essen, vive in Germania, a Bühl, ma le radici sono italiane. E come tanti, aveva scelto l’Italia per riposarsi, per stare bene. È stato il Lago di Como, invece, a prenderselo. L’incidente è avvenuto tra Dorio e Dongo, un punto profondo più di 200 metri, già noto per altre tragedie simili. Un anno fa, nello stesso specchio d’acqua, un altro padre tedesco era annegato cercando di salvare suo figlio. Ora è toccato a Sergio. “Un punto che non perdona”, dicono i soccorritori. Sul posto lavorano senza sosta vigili del fuoco, guardia costiera, polizia, carabinieri, idroambulanza e anche un elicottero della Marina Militare. Atteso anche un Rov, robot subacqueo partito dalla Sardegna, per scandagliare i fondali.

Clero, la moglie 44enne, e i figli di 10 e 16 anni sono stati riportati a riva, illesi ma in stato di choc. La vacanza era cominciata pochi giorni prima: soggiornavano in un B&B a Domaso, sul ramo comasco del lago. Quel giorno avevano noleggiato una barca a Dongo, per un’escursione semplice, familiare. Poi il bagno, il panico, il tuffo di Sergio e l’ultimo istante in cui è stato visto galleggiare, prima di sparire sotto. Il dolore non si limita all’Italia. A Bühl, dove viveva, Sergio era conosciuto come “l’italiano buono”. Gestiva con la moglie un bistrot, “Da Lucia”, ispirato alle sue origini. Aiutava i più fragili, collaborava con associazioni no profit e offriva pasti gratis ai poveri. Una vita generosa, in silenzio. Su Facebook le foto lo mostrano sorridente, abbracciato a Clero e ai ragazzi. Una famiglia normale, felice. Che ora, invece, aspetta solo che almeno il suo corpo venga ritrovato. Per avere un posto in cui piangerlo. Le tragedie, si sa, non avvisano.
