“Non dica queste cose dalle quali io mi devo sempre dissociare in tutto e per tutto”. La frase è di Eleonora Daniele che, a Storie Italiane, ha interrotto subito così l’ennesima partenza dell’avvocato Massimo Lovati, il legale di Andrea Sempio appena uscito da un brevissimo silenzio stampa di riflessione. Cosa stava dicendo Lovati? Semplice: quello che prova a dire spessissimo, finendo però sempre o per lo stopparsi da solo o per essere stoppato da chi in quel momento lo sta intervistando o lo ha chiamato a intervenire. “Don Vitali (il sacerdote del Santuario della Bozzola, ndr) guariva la gente, guariva pure le ragazze anoressiche” – è stata l’uscita (sicuramente infelice nei termini) di Lovati, che ha fatto scattare sull’attenti la conduttrice Rai.

Ok, il legale di Andrea Sempio ha sempre quel modo lì di buttarla là tra provocazioni, sogni, visioni e ricostruzioni confuse e chi firma questo pezzo l’ha pure già ammesso quale è l’idea vera sul suo conto: quell’uomo sa molto di più di quello che racconta. Però il dubbio adesso è un altro: non sarà che, sentendo il fiato sul collo del suo assistito da parte degli inquirenti e avendo abbastanza anni di tribunale sulla groppa da saper riconoscere l’odore delle cose che potrebbero accadere, l’avvocato Lovati si sia deciso a spingere un po’ di più sul gas? Non è un segreto che l’attuale difensore di Sempio abbia avuto un ruolo – ovviamente da avvocato – nella famosa indagine sulle Bestie di Satana che agivano non lontano da Garlasco, così come non è (più) un segreto che in quel Santuario della Bozzola di cui si parla a intermittenza (fino a che qualcuno non chiede di tacere?) succedevano cose strane.
Ritrovi e raduni un po’ in bilico tra fede, tradizione e credenze (qui avevamo raccontato già tutto). Così come è noto anche chi, a Garlasco, ha sofferto di disturbi alimentari proprio negli anni dell’efferato omicidio di Chiara Poggi: qualcuno che appartiene a quella famiglia che non si può neanche nominare perché ha già minacciato di querelare chiunque. Possibile che Lovati, ancora una volta, se ne sia uscito con una affermazione da far passare come semplice boutade televisiva di un avvocato in cerca di visibilità o che non sa più dove aggrapparsi? Non è un azzeccagarbugli di primo pelo ai primi guadagni e, paradossalmente, sembra essere pure tutt’altro che un pupo quel Lovati. Anzi, viene quasi da dire che, oltre a difendere Sempio, sia pure combattuto sul mettersi veramente o meno in lotta – eventualmente – con i pupari. Ma se ha qualcosa da dire fino in fondo è ora che lo faccia.

Non significa, sia inteso, che Andrea Sempio è innocente. Così come non è scritto ancora da nessuna parte se lo è Alberto Stasi, attualmente in carcere con condanna definitiva proprio per l’omicidio di Chiara Poggi. Se lo sono o meno, sia Sempio che Stasi, dovrà essere la magistratura a dirlo, ma i pezzi mancanti sarebbero comunque tanti. Tantissimi. Troppi da non far pensare che ci si ostini a non voler guardare – magari anche solo per un eccesso di rispetto – verso una direzione che non è quella in cui si trovano persone specifiche, con nomi e cognomi, ma piuttosto una forza intoccabile. Quella lì verso cui conviene a nessuno andare, Lovati compreso nonostante qualche scarto in avanti ogni tanto, con conduttori e giornalisti pronti a zittirlo immediatamente. Nel solito, e già sviscerato, gioco al “santo coprire”?
Saranno i nuovi sviluppi della nuova indagine sull’omicidio Poggi, eventualmente, a chiarire altro e pure la malizia dei sospetti, ma intanto sembra che tutto si complichi sempre di più, con i nuovi dettagli che emergono che, invece di fare luce, gettano ulteriori ombre. Come se si fosse innescato un qualche meccanismo per cui la vera missione è la confusione piuttosto che la verità. L’ultima in ordine di tempo? Gli inquirenti avrebbero trovato a casa di Andrea Sempio un altro ticket del parcheggio di Vigevano – datato 14 agosto 2007 - e che potrebbe effettivamente confermare che l’allora amico di Marco Poggi è davvero tornato, come raccontato, a Vigevano dopo aver trovato chiusa, il giorno prima, la libreria in cui aveva deciso di recarsi proprio mentre a Garlasco, nella villetta dei Poggi, Chiara veniva barbaramente uccisa.
