Mercoledì sera. A Garlasco, il piazzale della Madonna della Bozzola si riempiva come fosse il primo giorno di saldi in un centro commerciale. In fila c’erano anziani, malati, famiglie intere. Ma soprattutto c’erano loro: ragazze magrissime, con lo sguardo perso, svuotato e le ossa che sporgevano dalla pelle tirata. Cercavano qualcosa. O meglio, cercavano Padre Gregorio. “Dove non arriva la scienza, arriva la fede – assicurava lui – e queste giovani ne hanno da vendere”. Ogni mercoledì, dal 1999 al 2014, Don Gregorio Vitali celebrava quella che molti chiamavano “la messa dell’esorcismo”, ma che per centinaia di persone era semplicemente “la messa della guarigione”. Si racconta che lì dentro succedesse qualcosa. “Durante la preghiera finale ho sentito fame, era la prima volta in mesi”, ha detto Lucrezia, ex anoressica. “Sono tornata a casa e mi sono mangiata un chilo di pasta al sugo”. Il settimanale Giallo, diretto da Albina Perri, ha ripescato un articolo firmato da Luigia Russo e pubblicato nel 2007, intitolato L’esorcista di Garlasco che cura le anoressiche. Un racconto dettagliato, una fotografia nitida: venti, forse trenta ragazze con disturbi alimentari, raccolte intorno a un prete che brandiva un crocifisso e benediceva uno a uno. “Ti esorcizziamo spirito immondo”, pregava. E la folla, a quanto pare, ci credeva.

Oggi Don Gregorio nega ogni cosa. Ma i ricordi, le testimonianze e i documenti no. Parlano chiaro. E, soprattutto, non nega il legame tra fede e fragilità: “Le ragazze anoressiche vengono a cercarmi in sagrestia. Rispondo di pregare e tendere l’orecchio. La Madonna è una madre. Chi meglio di lei può capire i problemi di una donna?”. Nel frattempo, sono emersi nuovi dettagli sulle ricerche fatte al pc da Chiara Poggi. Nella sua chiavetta USB, oltre ad articoli su pedofilia e preti accusati di abusi, c’erano anche dei contenuti proprio sull’anoressia. Un dettaglio che solo in apparenza può essere considerato marginale. Perché Chiara, forse, stava cercando qualcosa. O qualcuno. E a quel qualcosa si stava avvicinando pericolosamente. Secondo degli ambienti investigativi, forse a motivarla ci sarebbe stata la cugina Paola Cappa: che al tempo soffriva di anoressia e, secondo quanto ha raccontato, vittima di abusi a nove anni. Le due cose, fede e trauma, si toccano? Forse sì. Forse no. Forse Chiara seguiva un filo che, come tanti altre, portava dritto dritto alla Bozzola. A confermare la frequentazione del Santuario da parte del “giro” di Chiara è anche una testimonianza raccolta da Giallo: Maurizio B., devoto di lungo corso, che ha detto in tv di aver visto Andrea Sempio, sotto i riflettori giudiziari e mediatico per essere indagato per concorso in omicidio , insieme alle gemelle Cappa, e a volte anche a Chiara. “Li vedevo insieme, Stasi no. Ma loro sì”. Da allora, Maurizio è stato insultato, aggredito, minacciato. Perché? Forse perché, come suggerisce l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Sempio, Chiara sapeva troppo. Forse aveva messo insieme i pezzi e stava per denunciare. E forse quel filo che lei seguiva non era solo di fede.

