È lui o no? Non si contano nemmeno più le decine di avvistamenti fatti a Torino nell’ultima settimana, eppure Alessandro Venturelli non è ancora stato ritrovato. Alessandro è scomparso da Sassuolo nel dicembre del 2020, quando aveva soltanto 21 anni. Sua mamma non si è mai persa d’animo, approfondendo ogni segnalazione e possibile pista. Adesso, la speranza di ritrovarlo, si è riaccesa anche grazie a delle foto. Eppure, una di queste, ha già dato esito negativo nelle ricerche. Infatti, il ragazzo senza fissa dimora che si era ipotizzato potesse essere il giovane Venturelli, in realtà non era ‘Alle'. Ma la madre, Roberta Carassai, non ha intenzione di arrendersi: "Sono andata dalla Squadra mobile che mi ha confermato chiaramente che il ragazzo di una delle foto è effettivamente un altro. Ma i volontari dell'associazione che ho fondato avevano già fatto i collegamenti, purtroppo non è Alle. Resta il fatto che a me continuano ad arrivare segnalazioni". Ed è qui che ci domandiamo, ed è un ragionamento applicabile a tutti i casi simili, se una persona è davvero convinta di aver visto Alessandro perché non lo ferma? Perché non allerta subito le forze dell’ordine rimanendo nelle vicinanze senza mai perderlo d’occhio? No, la gente si limita alle segnalazioni. “Mi sembrava lui”. Ok, ma poi? Tutto per quei due minuti di gloria in un’intervista lampo nei programmi che trattano il caso? A questo punto siamo indotti a ipotizzare che sia così. Perché Alessandro va aiutato in modo concreto, non bastano gli avvistamenti buttati lì quasi a caso. Perché dall’altra parte ricordiamo che c’è una famiglia che soffre da anni, e che ogni volta vive l’illusione di essere vicina alla fine dell’incubo. Nella serie di segnalazioni arrivate su Torino, Alessandro viene descritto come un ragazzo in difficoltà che si aggira per la città chiedendo cibo. Se qualcuno vedendolo pensi che realmente possa trattarsi di lui che gli offra qualcosa da mangiare, ma che non vada via prima dell’arrivo di chi davvero può fare qualcosa per lui.
Al momento sono state acquisite dagli investigatori le immagini delle telecamere di videosorveglianza nella via vicino la mensa dove sarebbe avvistato. "Io spero sia Alle. Continuo a ricevere chiamate da un numero privato, anche adesso mi è arrivata una telefonata. Non ho risposto, ma mi chiedo: ‘È Alle?'. Sono stanca, sono veramente messa a dura prova ma voglio comunque ringraziare tutti". La mamma di Alessandro sta continuando a ricevere telefonate anonime. È suo figlio? È qualcuno che ha informazioni utili? O si tratta dell’ennesimo mitomane? Non lo sappiamo. "Oltre ai tanti tatuaggi, che ora potrebbero essere nascosti, sul collo ha un segno, la cicatrice della tracheotomia. Alessandro ha fatto un incidente in moto e per la respirazione gli avevano fatto la tracheotomia. Proprio oggi ho parlato con una volontaria che è andata in uno di questi centri, dove c'è anche un dormitorio. E le hanno detto che per la legge della privacy non le direbbero nulla anche se vedessero mio figlio. Ma di che privacy parliamo?". Ma la speranza non vacilla: "Ho la certezza, forse l'unica, che Alessandro sia nella confusione assoluta. È andato via in un momento difficilissimo, io ho denunciato questo allontanamento volontario e dopo 5 anni sono ancora qua". Ma cosa è accaduto il giorno della scomparsa? La mamma ha più volte raccontato che Alessandro stava attraversando un periodo difficile, in cui non era sereno. Ma non si è mai arresa, cercandolo ovunque perfino in Olanda, opponendosi con tutte le sue forze a ogni richiesta di archiviazione. Perché un figlio non si archivia. Perché le persone scomparse non vanno dimenticate, ma cercate.