Il caso Corona versus Signorini è quanto mai emblematico. Il giornalista bello, dannato, che si scaglia contro il potere, contro un sistema di cui fa parte. Eterosessuale, si scaglia contro il direttore di Chi da più di vent’anni, conduttore del Grande Fratello, icona gay e sacerdote di corte Mediaset, custode di importanti segreti. È uno scontro tra due mondi del giornalismo che per adesso si è svolto senza esclusione di colpi, sotto le feste, senza pietà. Corona e le sue antiche ruggini verso Signorini emergono in un momento molto delicato del percorso intellettuale e sentimentale dello storico conduttore del Grande Fratello, ovvero dopo la pubblicazione del suo primo romanzo e l’annuncio dell’imminente matrimonio con il suo compagno, Paolo Galimberti, ex tesoriere di Forza Italia. La denuncia di Corona mette in luce un sistema abbastanza rodato e conosciuto da chi lavora nel mondo dello spettacolo, non per questo poco impressionante quando osservato in diretta. Barbara Alberti, scrittrice, intellettuale, giornalista ci ha dato il suo punto di vista. Uno sguardo trasversale rispetto a quello della maggioranza degli opinionisti e degli italiani, schierati in vere e proprie tifoserie da stadio, ed effettivamente un punto da lei sollevato è molto importante. Perché Medugno non ha denunciato subito? Gossip a orologeria?
Barbara Alberti, lei che ne pensa di questa storia?
Io penso che siamo tragicamente noiosi, noi umani. C’è questa meraviglia magica della comunicazione, e la usiamo per fare del male, in un ricatto costante. Mi addolora, mi spaventa. Corona fa il suo mestiere, ma è triste: così rovini una persona, senza prove. Non è un atto di giustizia, è una devastazione. Dico questo senza sapere se è vero o no. Non sarebbe certo lodevole se Signorini lo avesse fatto.
In America con il caso Weinstein venne giù una valanga, qui invece nulla si muove, nessun Me Too, come mai?
Non so quanto sarebbe interessante. Me too è stato importante per le donne, e le accuse di Asia Argento annientarono l’orco. Ma alla fine di questi processi le vittime non sono risarcite e si distruggono anche le vite dei presunti sospetti con calunnie che non si possono contraddire, se no sei dalla parte del male. E tutti quelli che erano stati complici, furono i primi ad accusare il produttore. Weinstein non era solo. Era sostenuto da un sistema che aveva sempre saputo, e chiuso tutti e due gli occhi. Dopo la denuncia di Asia Argento, quelli che erano stati i complici dell’orco si trasformarono nei suoi accusatori. È un meccanismo terribile questo del gossip. È un grande sport lo scandalo. È un grande sport il linciaggio. E quando si tratta di condannare, ci sanno giocare tutti. Protagonisti media e pubblico. Non sono un’amica di Signorini, cioè non ci frequentiamo, salvo qualche incontro con la comune amica Irene Ghergo. Ho avuto con lui rapporti professionali, e non so nemmeno se mi vuole bene, perché lasciai il Grande Fratello in diretta, all’improvviso, senza avvertire prima.
A livello mediatico è uno scontro, come dire, emblematico, nel senso che da un lato c’è il giornalista etero, divisivo, definito il Robin Hood dell’informazione, dall’altra invece c’è il direttore di Chi, omosessuale che custodisce segreti importanti
Non sono dalla parte di chi ricatta le persone per lavorare. Usava molto anche quando ero giovane: Lara Cardella racconta che appena si sedeva davanti a un editore, lui le diceva “ti voglio”. A me è successo una volta sola, si vede che ero la più brutta. Appena pubblicato il primo libro, mi chiama uno scrittore illustrissimo (non Moravia, anima santa): “Lei ha scritto un capolavoro, ci dobbiamo assolutamente incontrare”. Io, figuriamoci, entusiasta, sulle ali della vanità corro a conoscerlo e lui, brutto, antipatico, sudato, mi saltò addosso, alla lettera, subito, senza il minimo tentativo di seduzione. Io, ferita nell’ego letterario, lo riempii di botte. L’orgoglio mi dava una forza da Hulk. Qualche sberla me l’ha tirata pure lui, ma tanta era la rabbia che ho vinto io, pure se era un ometto robusto, e sono scappata. Non fu uno shock. Ancora ci rido. Da allora, lo scrittore non fu più padrone di arrivare a un evento letterario che io dicevo ad alta voce: “Ah, ecco, c’è lo scrittore X, che…” e raccontavo il fatto. Ormai, come mi vedeva, scappava. Poi un giorno mi fece compassione, e seguì un atto di clemenza. Gli scrissi: “Lei ha scontato la sua pena. Ormai mi sono vendicata. Da questo momento, non la svergognerò più in pubblico. Le annuncio che è stato amnistiato. Non dovrà più fuggire alla mia vista. Le Eumenidi non verranno mai, ma le Erinni si allontanano”. Poi, nel mondo letterario, incontrai solo gentiluomini spiritosi. Sento dire: “Corona, mi pare un po’ del gossip a orologeria” – beh, certo, è il suo lavoro. Il saggio stratega tira la bomba al momento giusto…
Ma secondo lei è normale che in cambio di un posto al Grande Fratello una persona come Medugno si sia praticamente prostituito?
Come siano andate le cose non lo so. C’è chi si fa una carriera prestandosi a un accordo di mutua convenienza, e poi denuncia. Non riguarda solo lo spettacolo, riguarda tutti.
L’omosessualità di Signorini rende la percezione di questo caso diversa rispetto a un caso Weinstein, per fare un esempio?
Sono stati fatti tanti progressi, dall’inquisizione che c’era ai miei tempi contro LGBT, contro chiunque non fosse etero, ma la discriminazione è lontanissima dal morire.
Lo scoop arriva in un momento molto delicato per Signorini, che con la pubblicazione del suo primo romanzo ha anche annunciato di volersi sposare
Ah, questo è il regalo di nozze? D’ora in poi Signorini sarà sotto tiro. Il progresso tecnologico esclude il segreto, l’informazione vuol dire che ormai ti guardano anche dentro il frigo e nella cuccia del gatto. Ripeto: noi umani siamo condannati a inventare cose meravigliose e a usarle contro di noi o contro il prossimo. Pensi a quanta scienza c’è dietro le armi. Ci sono dei cervelli meravigliosi, adoperati per uccidere. Tutto ciò è normale. Tristemente normale. La nostra vita è il nostro sistema. Siamo tutti ricattabili.
Al di là della malignità di Fabrizio Corona, questo scoop comunque evidenzia comunque un meccanismo abbastanza marcio, non trova?
Non trascuro l’accusa, odiosa, e da punire, è la sopraffazione attraverso il ricatto lavorativo. Ma se la vittima di questo sistema accetta il patto, esiste un codice d’onore anche nella malavita. Se si fosse trattato di un accordo, non di un ricatto, ognuno avrebbe avuto ciò che voleva. Ma bisognerebbe sapere come sono davvero andate le cose. Si chiarirà in seguito, ora siamo alle ipotesi. Come Rhett Butler in Via col vento, ho un debole per le cause perse.