Era il 1465 e una tredicenne di nome Maria, rimasta muta dopo aver assistito al massacro della sua famiglia, trovò, durante un temporale, un riparo di fortuna in un luogo che oggi ospita un santuario. La leggenda, infatti, narra che a quella ragazzina apparve la Madonna, che disse alla ragazza di riferire alla gente del villaggio di erigere esattamente in quel posto qualcosa in suo nome. Insomma: parlò. Quel luogo era Garlasco, quel posto era la Bozzola e quel qualcosa è stato il santuario eretto lì. Secoli dopo, esattamente nell’agosto del 2007, la leggenda potrebbe essersi ripetuta con trama opposta: una ragazza massacrata e resa muta per evitare che riferisse dopo aver assistito a qualcosa?

Sì, la considerazione è forte e le leggende sono, appunto leggende per quanto radicate nel tempo, ma chi non ha mai riflettuto davvero sulla possibilità che l’omicidio di Chiara Poggi sia stato uno spaventoso segnale di sangue per invitare una comunità al silenzio? Un silenzio che, tra processi che fanno acqua e riaperture del caso, fa anche giungere a una conclusione: l’assassino di Chiara Poggi resta sconosciuto, ma Garlasco, tutta Garlasco, è colpevole di concorso in omicidio. Per i non detti, per le mezze verità, per le confidenze custodite e poi date in pasto ai media, per tutto il nero che c’è intorno alla cronaca, già nera di suo, di un grande mistero italiano. A proposito: il minimo comune denominatore di ogni grande mistero italiano è per caso la Chiesa? Di sicuro è l’unico potere, millenario, che mentre professa Luce riesce a generare il buio vero. Quel buio che annienta tutto. E’, in estrema sintesi, quello che cerca di dire, ricorrendo al racconto di sogni, incubi e visioni, l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati.
Strani modi di un personaggio altrettanto strano e pure un po’ curioso? No, c’è chi sostiene, piuttosto, che proprio su Lovati e sulle sue parole bisognerebbe lavorare in manierapiù concreta. E adesso quel qualcuno, un avvocato penalista di Ischia, l’ha anche ufficialmente chiesto. A quasi diciotto anni dall'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, infatti, l'avvocato penalista Paolo Rizzotto ha presentato un'istanza shock alla Procura della Repubblica di Pavia, chiedendo formalmente di investigare sull'avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, attualmente indagato per concorso nell'omicidio. Rizzotto sostiene che le dichiarazioni pubbliche di Lovati – che negano la colpevolezza di Alberto Stasi (già condannato in via definitiva a 16 anni) e indicano un "sicario" legato a presunti abusi sessuali su minori commessi proprio al Santuario della Bozzola – costituiscano "notizia di reato" da investigare. L'istanza, inviata il 5 luglio 2025 al Procuratore Capo Fabio Napoleone evidenzia come le tesi di Lovati, diffuse su media nazionali come "Storie Italiane", "Le Iene" e "Mattino 5", minaccino la credibilità del sistema giudiziario italiano.

Lovati, in collegamento con il programma "Chi l'ha visto?", ha anche recentemente ribadito che Stasi "non ha ucciso Chiara", ma sarebbe stato costretto a non dire tutto "perché avrebbero ucciso anche lui". Queste affermazioni si intrecciano con una pista alternativa – l’unica su cui sembra si sia voluto sorvolare anche nel processo mediatico che è parallelo alle indagini vere - che coinvolge il Santuario della Bozzola di Garlasco, già noto nel 2006 per voci su esorcismi e presunti traffici di minori. Un latitante rumeno, in una telefonata trasmessa dal programma “Chi l’ha visto?”, aveva anche confermato: "Poggi aveva scoperto il giro e aveva detto che avrebbe parlato, da lì è partito tutto". Il santuario, retto all'epoca da un ex sacerdote oggi laico, fu poi al centro di un ricatto a luci rosse nel 2014, con 250mila euro pagati per evitare la diffusione di video hard che coinvolgevano un prete. Vitali, che dopo l'omicidio Poggi aveva esortato pubblicamente il colpevole a pentirsi, è legato alla figura di Alessandro Biasibetti, oggi frate e amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, e la cui comunità è stata associata in passato a voci mai verificate su riti satanici e "sacrifici". L'avvocato della famiglia Poggi ha bollato tali ipotesi come "nulla di serio", ma è innegabile che la connessione tra l'omicidio e le omertà ecclesiasti può riportare alla mente l'influenza millenaria della Chiesa sulla giustizia italiana. Un parallelismo si delinea con il caso Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983 nel Vaticano, dove le indagini furono ostacolate da reticenze istituzionali e pressioni diplomatiche, tanto per dirne una a conferma del fatto che quando il buio è tanto, e pesto davvero, la Chiesa c’è sempre un po’ di mezzo. Per carità, non è un’accusa e si tratta di mere -ma umane - considerazioni, ma vengono in mente le parole pronunciate nel 2022 alla delegazione del CSM in visita in Vaticano dall’allora Papa, Giorgio Bergoglio: la giustizia è credibile se è libera da influenze. E quale è l’unica influenza da cui nessuno, ma nessuno davvero, è libero in Italia?
Stasi, incarcerato da oltre un decennio, diventa così simbolo di un sistema giudiziario che fatica a districarsi tra verità processuali e poteri occulti. I "sogni" di Lovati – la sua teoria alternativa su mandanti ed esecutori – potrebbero non essere mere speculazioni. Ma timidi, e magari anche un po’ eclettici, slanci di ribellione alla paura. Perché, che piaccia o no, c’è solo un "potere millenario" capace di generare "delirio" giudiziario. E è proprio quel delirio che l'istanza dell’avvocato Rizzotto sfida apertamente, chiedendo alla Procura di Pavia di provare a capire se le parole di Lovati possono essere trasformate in atti d'accusa. Forse è la stessa cosa che, più o meno incosciamente, chiede anche Lovati stesso. La battaglia per la verità sull'omicidio Poggi potrà essere veramente vinta solo se diventerà davvero un test di sovranità della giustizia laica.
