Aumenti del carburante, lo stop dei camion è vicino: “Rischio di manifestazioni fuori controllo”
A Piazzapulita su La7 Corrado Formigli ha lanciato l’allarme sul prezzo del pieno dei camion, che sarebbe salito da 300 a 1.200 euro. In verità il dato, peraltro non necessariamente fedele alla percezione degli addetti ai lavori, riguardava solo i camion a gas, che sono una esigua minoranza del totale. Per la quasi totalità dei camion, che vanno a gasolio, la situazione è un po’ meno tragica, ma comunque molto negativa: il problema dei rincari, comunque, rimane, con possibili conseguenze preoccupanti per tutti.
“I camion a metano – ci spiega Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti (che rappresenta circa 28 mila imprese su circa centomila e di Unatras (che raggruppa le associazioni di categoria e rappresenta l’85% delle imprese) – sono il 2-2,5% del totale. Si tratta di metano liquido, lng. A volte vengono sparate delle cifre. Il dato effettivo è che costava 0,88 al metro cubo ed è passato a 2 euro al metro cubo, quindi con un aumento del 225-250% negli ultimi quattro mesi”. Parametrandolo ai 300 euro iniziali del pieno, ora si sarebbe quindi a circa 680. Che rispetto a 1.200 è poco più della metà, anche se comunque con un aumento mostruoso.
E per tutti gli altri camion, a gasolio?
“Il gasolio a oggi è aumentato del 30% in sei mesi. Per fare un pieno a un camion con un serbatoio da 600 litri prima si spendevano 816 euro, oggi ce ne vogliono 1.068. Spese in più che sono a carico dell’azienda, che dovrebbero essere riversate sulla committenza e quindi poi sul consumatore finale, ma è difficile riversare aumenti del genere, e di conseguenza il settore autotrasporto è in grande difficoltà. Poi c’è un altro prodotto che serve per i veicoli di ultima generazione, l’additivo AdBlue, che serve per abbattere i gas di scarico e che è aumentato del 300%, perché fino a sei mesi fa si pagava 0,30-0,40 e oggi siamo sull’euro. I miei camion ne consumano circa 250 litri al mese, con percorrenza media di circa diecimila chilometri”.
Vuol dire altri 150 euro al mese per camion di aumento.
“Aggiungiamoci poi tutti i rincari collaterali: pneumatici, costi di manutenzione, aumento del costo del lavoro, perché stiamo pagando gli autisti molto di più di quello che li pagavamo prima. C’è un complesso di aumenti a 360 gradi a cui la gente non riesce più a far fronte e che non si riesce a riversare sulla committenza. Qualcosina siamo riusciti nei mesi di ottobre e novembre, ma ora dovremo tornare ad aumentare le tariffe, ed è molto difficile farlo”.
Conseguenze di tutto ciò?
“Se l’industria dice che non riesce più a produrre per colpa dell’aumento del costo dell’energia, noi di troviamo in una situazione analoga. A un certo punto agli autotrasportatori “converrà” fermarsi. E ci sono già agitazioni in giro per l’Italia, perché molti si stanno arrabbiando. La prospettiva che i camion si fermino non è così lontana. E se i camion si fermano in 48 ore i beni di prima necessità nei supermercati non si trovano più. E la decantata ripresa italiana potrebbe stopparsi, visto che gli autotrasportatori muovono l’85% delle merci”.
Quindi non dovrebbe mancare il potere contrattuale. Cosa chiedete al Governo e cosa ci dicono?
“Già nella legge di bilancio del 2021 abbiamo chiesto un credito di imposta sull’AdBlue e sul metano, che però ci è stato negato. Ora torneremo a chiederlo nell’incontro che abbiamo giovedì, mentre sul gasolio chiediamo interventi sulle accise o comunque soluzioni per abbassare il costo del prodotto, perché qui siamo strozzati. E tra l’altro rispetto alla media europea siamo sopra di 40 centesimi al litro: da noi ci sono accise importantissime e lo Stato incassa moltissimo come extragettito, e con gli aumenti incassa sempre di più”.
Potremo vedere proteste e blocchi di camionisti come quelli già in corso in Canada e prospettate anche altrove in Europa, in particolare in Francia?
“Quelle sono proteste contro la vaccinazione. Noi abbiamo sostenuto l’Italia quando c’era il lockdown, ci siamo vaccinati e abbiamo dimostrato la nostra responsabilità fino a oggi. Sicuramente qualche manifestazione spontanea è già in corso in alcune aree. Speriamo di trovare la quadra col Governo, perché altrimenti potrebbe succedere quello che non vorremo succedesse, cioè che vengano indette manifestazioni che diventano poi incontrollabili. Pensiamo per esempio a una decina di anni fa, quando era partita la faccenda dei forconi. C’è un grande rischio, perché quando uno ha l’acqua alla gola fa di tutto e di più. E più dell’80% degli iscritti all’albo degli autotrasportatori sono piccole e medie imprese, quelle che sono più prese per il collo e sottopagate. E in molti casi il titolare delle aziende è un camionista”.