20 euro al giorno, il salario. 26 anni, l’età delle due gemelle, Aurora e Sara. 18, quella di Samuel. Nel pomeriggio di lunedì 18 novembre, per 20 euro al giorno, due ventiseienni e un diciottenne sono morti in seguito all’esplosione di una fabbrica abusiva a Ercolano, in via Petacca. Aurora e Sara, di Marigliano, erano cresciute senza il padre. Aurora ha una figlia di cinque anni, che oltre a sua madre ha perso una zia con cui, dicono, era molto legata. Due donne nate insieme e morte insieme, “tu senti dentro quando non sto bene come io lo sento per te e nessuno può mai capirlo”, scriveva Sara alla sorella per gli auguri nel 2022). Diciotto anni, Samuel, più quattro mesi, quelli della figlia neonata che fa parte di te, che è costretta a invecchiare di diciotto anni, ora che le hanno tolto un padre.
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Il caporale, 38 anni, non parla. Almeno Samuel, ma forse anche Aurora e Sara, erano lavoratori irregolari, come irregolare era lo stabilimento. Ma non è lui il proprietario dell’azienda. L’uomo, ora accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e detenzione illegale di materiale esplodente, aveva infatti intestato l’attività a sua figlia di 13 anni. La cabala della morte di via Petacca è un gioco al ribasso, tendente allo zero: 26, 20, 18, 13. Dove non si può nascondere la colpa, lì subentra l’innocenza dei bambini? Ma è la morte a non essere mai innocente. E c’è chi si chiede se sia legale intestare un’azienda a una minorenne. Risposta semplice: sì, se non ha partecipato alla fondazione della società ma è subentrato poi. Ma questo non emenda alcuna colpa.
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