Si parla solo di lui, il vero protagonista delle strade in questi giorni. Si tratta dell’autovelox di Cadoneghe (Padova), il killer di chi commette infrazioni. Fa parte della schiera dei giustizieri della 307 e non risparmia nessuno. Sono strumenti impassibili e beccano i furbetti di ogni ordine e grado, sindaci compresi. È quello che è successo a Maria Grazia Peron, ex sindaca e funzionaria del Comune di Padova. Mai una sanzione in vita sua prima di finire nella bocca dei leoni, nel fuoco incrociato dei segnalatori che ogni mese porta a migliaia e migliaia di multe. Ne ha parlato lei stessa, dicendosi attonita e stupita: “Ho la patente dal 1977; da quell'anno, prima per andare all'università e poi al lavoro, uso l'auto. Per molti anni sono andata a Padova in treno, ma per il Covid e l'età ora preferisco andare in macchina. Mi alzo prestissimo, per evitare le ore di traffico, corro con prudenza. Infatti, dal 1977 all'altro giorno, io che arrivo da un paese che servizi pubblici non ha, non ho mai, e dico mai, preso una multa. Ora ne ho prese tre da 178 euro in 20 giorni. Ora, o io sono diventata rimbambita e corro a Cadoneghe come fosse Imola, o c'è qualcosa che non va”.
Il malcontento è diffuso, tanto che qualcuno ha pensato bene di superare il limite e scegliere di “farsi giustizia da solo”. In che modo? Semplice, facendo esplodere l’autovelox di Cadoneghe. Era uno degli autovelox da pesi massimi della zona, 24mila multe in un mese (quasi un record in Italia). Quello che resta ora è qualche pezzo, il dubbio sul modus operandi, e un po’ di residuo di polvere da sparo vicino a un tombino, nei prezzi del negozio di mobili all’altezza del quale si trovava la macchina. L’ipotesi più probabile è che qualcuno abbia sparato all’autovelox fino a farlo a pezzi. Il primo cittadino, Marco Schiesaro, ha definito l’azione “un atto vergognoso. Sono dalla parte della legalità. Spero nella testimonianza di qualche cittadino e nelle immagini delle telecamere per risalire al responsabile”. Si continuano a cercare i responsabili ma c’è chi crede che, a un mese dall’installazione, sia indicativa la reazione dei cittadini. Un suggerimento a evitare di rimetterli dov’erano?