"Non ho capito". "Oh Madonna, Lorè!," mi fa lo storico medico di famiglia Elvis: "Non hai studiato letteratura, lettere tu?". No capo, ho una laurea triennale, ma in scienze della comunicazione e della società, un'accozzaglia di menate sociologiche addensate con marketing e qualche barlume di storia, economia e principi comportamentisti. Una laurea utile come il gol della bandiera quando sei in svantaggio tre reti a zero.
Mi osserva, il dottor Elvis, e fa un cenno alla sua segretaria-donna come a dirle è inevitabile con questa gentaglia qua.
"Nott'a spugnettà p'nind nind tre giurn!"
"Ah!"
"Eh!"
Vorrei dirgli che la mia frequenza masturbatoria si è ridotta tantissimo tra avvicendamenti personali e allenamenti da agonista di pugilato (avete la forza di toccarvi dopo due ore di allenamento in palestra fatto di cardio ad alta intensità e pugni in bocca? Non credo) quindi non è un problema. Non guardo un porno da due mesi e mezzo, tre mesi. A volte non riesco nemmeno a collocare temporalmente l'ultima sega.
"Per lo spermiogramma vai da Lanzillotta. Ma a sto punto fai tutto lì, anche le analisi del sangue. Tiene la strumentazione migliore, in città, e sono professionali. Ricorda: minimo 72 ore di astinenza. Tieni," e mi porge la classica ricetta vergata a mano: “Quando saranno pronti i risultati valuteremo poi il da farsi".
Dal sito online Treccani:
"Lo spermiocitogramma è lo studio morfologico e citometrico degli elementi cellulari presenti nel liquido seminale".
In sostanza, serve a capire qual è il mio stato di fertilità.
Il Laboratorio di Analisi Lanzillotta è posizionato in una via strategica del borgo, una via commerciale, insegne di lusso e hair boutique che ambiscono allo stile Milano alle quali si alternano saracinesche incastrate, pizzerie da 3 euro a margherita e ristoranti cinesi con la fumera perenne che esce dalla cappa. Se ti appoggi al muro del laboratorio e guardi a sinistra intravedi la storica fontana che si affaccia sul lungomare cittadino, le palme, lo Jonio, i runner che sgambettano, il cielo azzurro del giovedì Santo.
In fila io, i vecchi, una coppia sui trenta, qualche anonimo che dovrà farsi il tampone per capire se si può scampare la mattanza Pasqua in famiglia e Pasquetta a fare il cafone in qualche masseria dell'entroterra. Penso che oggi a sparring sarà dura perché ieri ho lavorato tanto di potenziamento di gambe e mi sento i muscoli di legno.
"Numero quattordici!" bercia un altoparlante esterno.
Tocca a me.
Tiro la porta opaca, entro nel laboratorio Lanzillotta.
"Monfredi, giusto?".
"Seh...".
"Spermiogramma, giusto?".
Mi ricordo quando con gli amici delle medie andavamo a sgamare le vetrine posteriori delle edicole, dove c'erano esposte le riviste porno. Uno di noi parlava con l'edicolante e comprava figurine panini o cartine Yu-Gi-Oh, gli altri sbavavano su tette sode, fellatio, sodomie varie ed eventuali. Poi tutti a casa a riavvolgere le immagini stampate nei neuroni e in retina, da amplificare con i corpi delle nostre compagne di classe, che quando si piegavano per raccogliere una matita e si abbassava il jeans ci davamo di gomito, noi maschi, per avvisarci e incollare gli occhi sullo spacco visibile del culo. Nemmeno il vintage riesce a darmi lo stimolo. Il cellulare manco lo tiro fuori dalla tasca. Siamo io e il barattolo bianco, e a proposito di scuola, la sensazione che provo è quella delle interrogazioni alla lavagna in matematica. Venivo chiamato a risolvere equazioni e la salivazione si azzerava, non capivo niente, e prendevo quattro. Mi sento così: impreparato.
Poi ripenso alla signora dell'accettazione. Ripenso al suo sguardo. Sembrava mi stesse dicendo "so cosa stai andando a fare e se potessi staccarmi da questo ruolo istituzionale verrei io a darti un aiuto... vai, vai pure... poi arrivo io".
Non c'è niente da fare.
Possiamo trovare il video più porno di sempre. Ma il nostro cervello è una macchina più potente di qualunque mezzo tecnologico e di intrattenimento.
Mi sale una carica improvvisa. Avrei voglia di sfondare la porta a pugni e uscire in corridoio in piena erezione e mostrare alla signora che ho ventisette anni e diversi screzi mentali in corso ma che tutto sommato posso essere un discreto toyboy. Avrei voglia di smontare un avversario a colpi di gancio e montante e avrei voglia di tornare indietro nel tempo e riscoprire la bellezza ingenua e pura, perché pura era, delle prime toccate nella villa comunale con le fidanzate, la scoperta dei miraggi notturni su Rete Capri, le fantasie che dominavano le ore di noia in classe quando immaginavo come mi sarebbe piaciuto farlo e cosa avrei voluto ricevere da ciascuna delle mie compagne di classe. Avrei voglia che la signora entrasse davvero qui in stanza e partisse un valzer corpo a corpo.
Ma non succederà. Anzi, ho già l'ansia che qualcuno bussi perché sto cazzeggiando troppo. Vabbè. Osservo il barattolo trasparente. Ripenso alla signora. "vai, vai pure..." mi ha detto.
E vado, signò.
Chiudo un poco gli occhi, e con dolcezza, parte la mia mano.