“In Sicilia certamente è esistita ed esiste ancora la mafia. La mafia però oggi, diciamola tutta, non è certamente l’organizzazione criminale più pericolosa al mondo com’era all’inizio degli anni Novanta”: Alfonso Sabella, magistrato già sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli, risponde a Oliviero Toscani, che nell’ambito del numero zero di MOW against aveva detto tra le altre cose che la Sicilia è ancora mafiosa, facendo arrabbiare tra gli altri il governatore siciliano Nello Musumeci, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (cosa di cui non si preoccupa particolarmente, anzi a suo avviso la reazione dimostra che il problema c’è).
Allora, Sabella, come ha preso le dichiarazioni di Toscani?
“Certamente sentirsi definire mafiosi è quantomeno impietoso. Senza entrare nel merito, quantomeno ingiusto. La Sicilia non è solo mafia: la Sicilia ha avuto la mafia e purtroppo ha ancora la mafia. Sicuramente dire che la mafia è sconfitta sarebbe auspicabile ma così non è, però dire che la Sicilia è mafiosa è una cosa che io non tanto da siciliano, ma da cittadino del mondo non accetto. La Sicilia è tanto altro. E siciliani erano Falcone e Borsellino, siciliano Pio La Torre, siciliano Rocco Chinnici, siciliano era Pippo Fava e idem Ninni Cassarà e molti altri”.
Che dire del fatto che proprio il Comune in cui era assessore Toscani (con Vittorio Sgarbi sindaco), Salemi, è stato sciolto per mafia?
“Non voglio fare polemiche, ma se tu sei capace e applichi le regole dello stato di diritto e fai il tuo lavoro fino in fondo probabilmente certi fenomeni riesci a contrastarli, perché quelli che sono riusciti a contrastarli, a ridurli, a cancellare dalla storia per esempio lo stragismo corleonese non erano supereroi, ma persone assolutametne normali che hanno solo fatto il loro lavoro e il proprio dovere. Quindi evidentemente qualcuno non l’ha fatto il suo dovere fino in fondo”.
Quindi alle amministrazioni piccole e grandi per contrastare la mafia è sufficiente agire nella legalità?
“Parliamo chiaramente: quando lo Stato ha voluto fare lo Stato lo stragismo corleonese l’abbiamo cancellato dalla faccia della Terra. Quindi non è che non si può fare. Il problema è se si vuole fare”.
Prima diceva che la mafia non è l’organizzazione più pericolosa. Da chi è stata scalzata?
“Cosa Nostra a livello di pericolosità certamente oggi viene dopo la ’Ndrangheta e persino dopo la Camorra. Ha perso il controllo del mercato internazionale degli stupefacenti, ha perso secondo me anche il controllo della politica e sul piano del controllo dell’economia viene sicuramente dopo la ’Ndrangheta (che a questo punto è su livelli di gran lunga superiori) e pure della Camorra. Oggi come oggi forse non è più nemmeno il problema principale della Sicilia”.
E qual è il problema principale?
“Il problema della Sicilia, come anche dell’Italia, è oggi come oggi la corruzione, il fatto che non abbiamo una classe dirigente idonea a sopportare le tante lusinghe e le tante pressioni che arrivano dal mondo dei corruttori. Questa è la realtà. Non a caso in Europa veniamo solo dopo la Bulgaria come livello di corruzione. Su questo dovremmo ragionare, non tirare ancora fuori stereotipi come quello che i siciliani sono mafiosi e quindi sono incurabili. Non è così, perché sono stati gli stessi siciliani, e lo dico con orgoglio, ad acchiappare gli stragisti corleonesi che hanno messo in ginocchio l’Italia tra il 1992 e il 1993 (ricordiamoci la faccia di Carlo Azeglio Ciampi a piazza della Signoria dopo l’attentato alla galleria degli Uffizi). Molto spesso chi non è siciliano tende a considerare come mafiosi atteggiamenti che sono tipici del modo di essere siciliano. Il siciliano non è mafioso d’animo. Il siciliano purtroppo si è confrontato con la mafia e si confronta ancora oggi con una parte della mafia, che non è sconfitta, non è azzerata. E allora probabilmente chi non è siciliano molto spesso si trova a considerare come mafiosi atteggiamenti che certe volte assolutamente non lo sono, ma che vanno inquadrati in determinati contesti. E questo lo dice uno che non vuole sminuire il rilievo criminale di questi delinquenti che hanno rovinato la Sicilia, però occorre che certe cose vengano valutate dando loro il giusto peso e il giusto significato. Atteggiamenti di mala-amministrazione esistono a Castellammare del Golfo e ad Alcamo, ma come esistono anche a Milano, a Pero e a Cormano. Perché la Sicilia viene qualificata come mafiosa e gli altri no?”
Per chiudere almeno simbolicamente il cerchio e, forse, un’epoca, all’appello manca ancora il boss Matteo Messina Denaro. Perché ancora non è stato catturato?
“Il discorso Messina Denaro è un po’ complesso. C’è un certo interesse ad avere questo fantasma, che non è nemmeno il capo di Cosa Nostra: non lo è mai stato, non l’ha mai voluto fare”.
E chi avrebbe interesse a non catturalo?
Credo che avere questo simbolo faccia un po’ comodo. Matteo Messina Denaro è una delle menti delle stragi del 1993, quindi forse è anche comodo.
Per non arrivare alla verità?
Be’, credo che sulle stragi del 1993 il nostro Paese debba ancora sapere tanto. Forse su quella di Capaci potremmo pure accontentarci di quello che abbiamo saputo, ma credo che su via D’Amelio e sulle stragi del ’93 manchino ancora parecchi elementi.
Se non è Messina Denaro, chi è operativamente al comando della mafia?
“Oggi come oggi Cosa Nostra secondo me ha perso anche quell’impostazione strettamente verticistica che aveva avuto. È stata decimata. Abbiamo delle forze di polizia e una magistratura preparatissime, composte per la stragrande maggioranza ovviamente da siciliani, che riescono a contrastare adeguatamente il fenomeno”.