La puntata numero zero di MOW Against, in cui Oliviero Toscani ha risposto alle domande più dirette della redazione, ha generato una grossa risposta mediatica. Le frasi più riprese - ma Toscani non si è risparmiato - sono state sulla Sicilia definita dal fotografo “ancora mafiosa”, un concetto allargato da Toscani anche al resto della penisola. La prima risposta in merito è arrivata dal Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, che ha commentato dicendo che quella di Toscani non è una provocazione, bensì “un’idiozia, un’offesa a cultura e società”. È poi arrivata la presa di posizione di Giorgia Meloni, la quale ha rincarato la dose dicendo che “Alimentare questi stereotipi denigratori, magari da qualche comodo salotto radical chic, è un insulto a tutti quegli eroi che hanno dato la vita per combattere la criminalità organizzata”. È arrivata così anche la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, che ha commentato con un laconico “Ma vi sembra normale?”. Lo scrittore siciliano Ottavio Cappellani, su MOW, scrive invece che Toscani ha ragione e che negare la presenza della mafia in Sicilia sarebbe omertoso. Ne abbiamo parlato con Nicolò Nicolosi, Sindaco di Corleone. Lui si mostra subito disponibile e ricorda quando, nel 1997, Toscani fotografò 50 ragazzi della sua città per lanciare la collezione Primavera Estate di Benetton, in un volume che ad oggi ha venduto più di un milione di copie nel mondo.
“Oliviero Toscani è stato certamente un personaggio che si è speso per dare segnali di riscatto rispetto alla presenza della mafia in Sicilia”, ha esordito Nicolosi. “Noi abbiamo apprezzato molto questa sua iniziativa. Io all’epoca non ero sindaco, anche se lo fui dal 2002 al 2007, ma ebbi subito l’impressione di un impegno importante da parte di Toscani in questi termini”.
Entrando nel merito delle dichiarazioni invece, il Sindaco di Corleone si dice d’accordo con il fotografo: “Toscani non ha torto quando dice - come dicono anche le Forze dell’Ordine e la Commissione Antimafia - che esiste ancora una presenza di mafia in Sicilia. Ma non è più paragonabile in termini di valenza, incidenza e di capacità criminale - diciamo così - rispetto alla ‘ndrangheta o alla camorra. Sta diventando un fenomeno criminale come tanti, in cui l’aspetto della cosiddetta mafiosità - che era fatta di riti e omertà - viene sempre meno. Tant’è che, quando uno di questi mafiosi che ancora pensa di poter fare certe cose viene arrestato, nel tempo di due mesi comincia a parlare. Prima non se lo sarebbe sognato nemmeno, l’omertà era veramente radicata. Sicuramente esiste ancora una presenza mafiosa, ma non la si può assolutamente paragonare a quella che c’era in passato. E quando Toscani dice che nell’arco di una o due generazioni sparirà, probabilmente ha ragione. Quelli che hanno meno di cinquant’anni sono ormai fuori dalla logica di mafia. Gli altri, chi ha più di cinquant’anni insomma, hanno magari un comportamento che può essere assimilato ad un modo di pensare mafioso. Questa è la situazione. C’è, insomma, una crescita progressiva in direzione della legalità che si allarga sempre di più”.
Tutto, secondo Nicolosi, cambia nel 2006 con l’arresto di Bernardo Provenzano prima e di Salvatore Lo Piccolo poi, che assieme a Matteo Messina Denaro guidavano Cosa Nostra: “C’è stata una svolta cominciata con l’arresto di Bernardo Provenzano l’11 aprile del 2006 - tra due giorni ci sarà l’anniversario e faremo un evento per l’occasione - che ha cambiato molte cose. Bernardo Provenzano in un certo senso è stato l’ultimo grande latitante di mafia corleonese: poi c’erano altri personaggi legati alla mafia siciliana, Salvatore Lo Piccolo che fu arrestato poco dopo e Matteo Messina Denaro, che oggi è l’unico grande latitante di mafia ancora a piede libero. Prima dell’arresto di Provenzano però, la gente riteneva che la mafia fosse più potente dello Stato. In seguito cominciò a passare il messaggio che la mafia ormai aveva perso potere, d’altronde Totò Riina era già in carcere da tempo. Così è iniziata una fase, magari lenta ma progressiva, che ha portato un cambiamento in tutto questo territorio e nella provincia di Palermo. La mafia esiste ancora ma non è più la mafia stragista, perché è venuto a mancare quel ’patto sotterraneo’ tra lo Stato e gli ambienti della criminalità. Vorrei aggiungere che, con un presidente intelligente che aiuta anche la crescita - in particolare in questo momento con il PNRR - sta portando anche a far valutare allo stato alcuni elementi di positività che questo territorio possiede. Quindi un intervento che può portare alla soluzione ai problemi che al Sud, in particolare in Sicilia, sono stati sempre tanti”, ha concluso Nicolosi.