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Avete mai provato TaTaTu,
il social tutto italiano?
Più lo usi e più guadagni, ma sarà vero?

  • di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

22 ottobre 2022

Avete mai provato TaTaTu, il social tutto italiano? Più lo usi e più guadagni, ma sarà vero?
TaTaTu, l’app italiana di social media che premia gli utenti per la fruizione dei propri contenuti, dopo solo quattro anni dalla sua nascita si è quotata a Parigi sul mercato Euronext Growth con una capitalizzazione complessiva di oltre 1,6 miliardi di Euro, valore che è subito esploso nelle contrattazioni dei primi giorni. È questo il futuro?

di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

Si parlerà un po’ più italiano alla Borsa di Parigi. In questi giorni il segmento Euronext degli stock della capitale francese, è quotata anche l’azienda italiana Tatatu, social media fondato nel 2018 da Andrea Iervolino. E il debutto è andato molto bene, con un rialzo delle azioni del 67,5% (a 3,35 euro).Il giorno successivo per la società di Iervolino e soci è andata bene ancora una volta. Chiusura sotto la Tour Eiffel a + 108% e 7 euro ad azione. Ma fermi tutti: che cazzo è Tatatu? Cioè esiste un social media made in Italy e la gente ancora sta dietro a Instagram e BeReal? Se cercate in giro la descrizione base – e catchy – che viene data a Tatatu è, essenzialmente, “Il social che ti paga per postare”. Giù la maschera fin da subito, è così. L’app o piattaforma che dir si voglia premia le interazioni degli utenti con dei token virtuali che possono essere spesi per fare acquisti presso un e-commerce dedicato e sui canali fisici del gruppo. Sul social, la gente chatta, condivide immagini, video, si scatta foto e aumenta il feed con nuovi contenuti che, appunto, vengono pagati in token detti Ttu Token. In realtà facendo una qualsiasi azione si conquistano token, basta quindi anche un semplice commento o ricondivisione per guadagnare – in soldoni, poi, cosa si guadagna? Ciascun token vale 0,25 euro e l’utente, chiaramente registrato, con credenziali e un indirizzo di pagamento, può utilizzare per comprare prodotti al Mercato Metropolitano di Londra, società di cui la holding di Iervolino è proprietaria di maggioranza.

Andrea Iervolino
Andrea Iervolino

Ma allora – si chiederanno tutti – come guadagna Tatatu? Lo ha spiegato lo stesso Andrea Iervolino a Repubblica in un’intervista, dove ha spiegato che l’app guadagna: “Attraverso tre modalità: pubblicità; un e-commerce che funziona o con i nostri token o con un mix di token e soldi reali; e vendendo prodotti pagati in token in canali fisici legati alla nostra azienda, come il Mercato Metropolitano di Londra”. Un business molto fruttifero per Iervolino, che in realtà viene dal mondo del cinema (la Iervolino e Lady Bacardi è quotata alla Borsa di Milano) e che, in pochi anni, ha portato la sua creazione a diventare un unicorno. No, non siamo nel mondo delle fate: creazione e unicorno sono due cose vere. Si chiama unicorno infatti una società la cui valutazione supera il miliardo di euro. Ad oggi, Tatatu vale 1,6 miliardi di euro.

Con l’esplosione di TikTok e l’ingresso di BeReal, fra gli altri, il mercato dei social è sempre più impastato da nuovi ingredienti. Un giorno sono gli short video, un altro le foto con timer, un altro ancora le lenti per la realtà virtuale. Tatatu ha scommesso e sta scommettendo sui token e, anche se ora non ha numeri esorbitanti, le prospettive e gli obiettivi dell’azienda sono da leone. La previsione è di raggiungere 1,5 milioni di utenti entro la fine dell’anno, ma entro il 2026, i registrati all’app sono attesi diventare tra i 60 e gli 80 milioni. Staremo a vedere.

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