Fabrizio Corona contro tutti, sempre e comunque. Ora anche contro Mark Zuckerberg e Meta, la società a cui fanno capo Instagram, Facebook e Whatsapp.
Cos’è successo? È successo che a Corona, dopo che già aveva perso la possibilità di utilizzare il proprio account verificato con moltissimi follower, è stato nuovamente cancellato un profilo Instagram (anzi, in realtà più di uno nel giro di pochi giorni): stavolta, assistito dall’avvocato Ivano Chiesa, l’ex agente di fotografi ha deciso di reagire in via formale.
“E ora – ha annunciato su Telegram – sarà una lunga battaglia giudiziaria. Solita vita. Ci sono abituato. Saranno cazzi loro”.
La censura (eufemismo) sarebbe legata alle preannunciate rivelazioni di Corona sul caso Totti-Ilary: “Mi hanno bannato senza spiegazioni. I poteri forti stanno con Totti e Ilary. La libertà di parola dov’è?”. Poi però anche l’account appena attivato è stato cancellato, e allora ecco il nuovo messaggio: “Assurdo ragazzi. Senza alcun motivo, ovviamente senza alcuna violazione… Mi hanno chiuso anche il nuovo profilo. Possono chiudere tutti i profili che vogliono, non mi fermeranno mai. Seguitemi tutti sul nuovo profilo. Aspettate un attimo che inizio a parlare e sentirete e vedrete cose che nemmeno immaginate. Stavolta scoperchio tutta la merda che non vogliono farvi sapere di questo mondo malato”.
Al momento l’ennesimo account, fabriziocoronareal3.0, risulta attivo e ha superato i 5 mila follower. Sul nuovo profilo Corona ha fatto un appello e lanciato una petizione: “Internet – le sue parole in un video – è uno Stato sovranazionale con delle convenzioni. Una di queste convenzioni è quella che le imprese che vendono merci o servizi in Italia devono in primis rispettare leggi fiscali e costituzionali del Paese dove fanno impresa. Meta è un’impresa. Propietaria di Facebook, Whatsapp e Instagram. Io sono Fabrizio Corona, io sono un cittadino italiano e un personaggio pubblico molto famoso, da 30 anni faccio parte della storia di questo Paese e rivendico la nostra Costituzione ex art. 11. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere alcune ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza che si limiti la libertà di parola. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati. La societa Meta si è comportata di fatto come i tribunali morali, applicando leggi che violano il diritto di espressione mio e di ogni singolo individuo bannato per futili motivi. Ogni giorno vediamo su ’sti cazzo di social media di Meta scene di crimini e contenuti politici veicolati da promozioni a pagamento. Perché è tutto un business. Voglio il mio profilo verificato (Fabriziocoronareal, ndr). Voglio il mio cazzo di profilo verificato, con il quale ho portato fatturato e interesse alla vostra piattaforma. Firma la petizione per un confronto con i responsabili italiani della azienda Meta, per una piattaforma dove le regole sono davvero condivise e le decisioni vengono prese da persone vere e non da stupidi algoritmi”.
A seguire, ecco l’intervento dell’avvocato Chiesa: “Sette volte. Hanno chiuso il profilo Instagram di Fabrizio Corona sette volte. Ma non con un provvedimento dell’autorità giudiziaria, eh. No no, così, di loro iniziativa: i proprietari di Instagram hanno deciso che non andava bene. E lo hanno fatto senza nemmeno un preavviso, ma lo hanno fatto anche prima che venisse pubblicato qualcosa sul profilo Instagram di Corona. Cioè è incredibile e comunque una cosa del genere in Italia non si può fare. Perché la nostra Costituzione all’articolo 21 parla chiaro, e dice che chiunque può manifestare liberamente il proprio pensiero, con lo scritto, la parola e qualunque altro mezzo di diffusione, in questo Paese. Quindi in questo Paese c’è la totale libertà di espressione. Ma non solo: in questo Paese non si può fare la censura preventiva, cioè non puoi bloccare una pubblicazione perché pensi che potrà essere diffamatoria, oppure contenere qualcosa che non va bene. Mentre per quanto riguarda la censura successiva, la può fare soltanto l’autorità giudiziaria con un provvedimento motivato in casi estremi. Mi si dirà, «vabbè ma loro hanno una policy, questi signori, quindi decidono loro se va bene o non va bene». No, mica tanto: la tua policy può essere quello che vuoi, ma non può andare contro i principi costituzionali del Paese che ti ospita. La chiusura ha provocato e provoca ovviamente un danno di immagine e un danno economico imponente. Riguarda non soltanto Corona: credo proprio che comincerà una battaglia giudiziaria molto dura”.