Ci sono tanti modi per essere Michele Boldrin. Uno è tenere in vita un canale YouTube per ribadire quanto siano bravi lui e la sua allegra brigata (e solamente loro). Un altro è prendere le buone maniere, impacchettarle, metterci sopra una bella etichetta con su scritto “educazione” … e cacciarle nel cassetto più in alto dell’armadio più inaccessibile della camera meno frequentata del proprio intelletto. Un altro è diventare Rick DuFer. Ma è sicuramente il secondo il fenomeno più frequente con cui l’economista della Washington University in St. Louis si presenta al pubblico. Grazie a questo è diventato un meme e, per quanto mi riguarda, anche un modo di dire per chi commenta insultando. Tutto nasce con un post che non è passato inosservato. Il volto più noto di Liberi Oltre le Illusioni (e di tanti altri progetti) scrive: “Cerco un gestore, fidato, per i canali podcast miei che non ho tempo di seguire”. Fin qui tutto bene, Boldrin cerca un Social Media Manager. Quanto paghi prof? “Chi volesse aiutare – in cambio di gratitudine ed una cena quando abbiamo occasione di incontrarci – scriva alla mio indirizzo di lavoro”. Proprio così: gratitudine e una cena con lui, sembrerebbe offerta. Uno strano modo di pagare per un lavoro svolto, no?
E scoppia, a buon ragione, la polemica. A suo dire si tratta di comunisti e gente di sinistra, odiatori seriali. Di alcuni, prima di rispondere, guarda il profilo per capire come attaccarli, anche se i poveretti sono stati pacati e tutto avrebbero voluto fuorché venir sbranati dal mastino degli economisti italiani. Uno fa notare che “il lavoro va pagato” e, tempo quattro battute, il Nostro risponde: “vai a fare in culo cialtrone”. Un altro: “Paghi e troverà”; e lui: “Capisco che nel mondo dei vermi la parola ‘cooperazione’ e ‘attività sociali’ e ‘good will’ [eccolo l’inglerosum dei liberali] siano assenti, così come i concetti [in che senso Michè?]. I vermi vermi sono, anche se per ricordarci quanto sfigata è la loro vita si mettono le corone di alloro in testa [facendo riferimento alla foto del profilo del commentatore, probabilmente neolaureato]”. Forse lo fa per la botta di adrenalina quando batte con le sue dita sulla tastiera del PC. Spero per lui lo paghino almeno (in gratitudine e cene, ovviamente). Ma ci sono delle cose che non vanno. Professor Boldrin, in questi anni si è dedicato con tanta solerzia a dar lezioni al mondo, ma ora tocca al mondo reale dargliene una. Per cominciare, sì, il lavoro va pagato. Ma non va pagato perché siamo comunisti e vogliamo i soldi dei professori famosi. Va pagato perché il mio tempo non è gratis. Le mie capacità e le mie competenze non sono un’offerta al suo genio. Il suo tempo è così prezioso che non può essere impiegato per gestire i suoi canali, mentre il mio vale solo una cena e un po’ di gratitudine?
Ma il post tradisce un secondo messaggio. Poniamo che Michele Boldrin sia ben consapevole che il lavoro deve essere sempre pagato. L’idea che stavolta si possa fare un’eccezione evidenzia una certa inclinazione a credere di poter richiedere agli altri qualcosa che non si sarebbe disposti ad accettare per se stessi: lui, l’infallibile anti-idolatra, fa perno sull’idolatria delle masse di follower, pronti a vendersi un rene pur di avere una foto con il re dei blastatori in salsa liberale. E ora passiamo alle risposte ai commenti. In che senso un servizio per lui sarebbe una “attività sociale”? Capisco l’ego, l’idea che il tempo altrui valga meno del proprio (visto che non si è disposti a pagarlo), ma così è un po’ troppo persino per lui. Di sociale, la gestione dei canali di Boldrin, non ha nulla. A meno che per sociale non si intenda qualunque forma di interazione umana. Magari nella sua testa la frase girava con questo senso ben preciso. Forse il termine giusto sarebbe stato ‘subalternità’, ma guai a dirlo che altrimenti passi per marxista.
O forse siamo fuori strada? Per lui sì. Boldrin se ne esce il giorno dopo con un “breve video” (25 minuti, sic!) e un post in cui spiega come sia stato frainteso, ma non per colpa sua, ovviamente, bensì per via della totale incapacità cognitiva dei suoi detrattori. Sì, perché lui con “cerco un gestore per i miei canali” non intendeva cercare un gestore per i suoi canali, ma solo risolvere un problema di qualche minuto, occasionale, poca roba. Un po’ come dire “cerco un’auto nuova e fiammeggiante senza cacciare una lira” e voler dire “qualcuno mi dà un passaggio stasera al cinema?”. Non è la prima volta che Boldrin non ha chiaro il significato di parole e frasi usate da lui o dal suo interlocutore. Ricordo l’evidente difficoltà nel comprendere il concetto di equidistanza (e il principio di non contraddizione) in una discussione con un pazientissimo – e fatto santo subito – Piergiorgio Odifreddi. Sembra essere un tratto caratteristico di Boldrin, oltre alla maleducazione. Michele, sarai pure un amante dei fatti, ma qui non ti stai solo arrampicando sugli specchi, stai platealmente mentendo, sapendo di farlo. Serve a poco nascondere il post dicendo che il problema ora è risolto, così come serve a poco insultare l’universo. Non basta neanche il tuo inglesorum, usato per accusare un altro commentatore di scarsa comprensione del testo (che nella lingua dei maestrini diventa “reading comprehension”). Anzi, forse sarebbe d’uopo guardarsi allo specchio e assicurarsi di non essere il bue che dice cornuto all’asino.