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Muore un altro rider investito
da un'auto, ma il Pd, che difendeva
la categoria, dove sta?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

3 ottobre 2022

Muore un altro rider investito da un'auto, ma il Pd, che difendeva la categoria, dove sta?
Un altro rider muore a Firenze. 26 anni, si stava pagando gli studi. Ma il Pd, che tanto avrebbe dovuto difenderli (e nel 2019 proposero anche una legge) e che ai tempi del JobsAct contribuì a 60mila assunzioni nel settore, che fine ha fatto? Forse non fa più notizia come qualche anno fa e il Pd non è più molto interessato al tema del lavoro

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Un rider muore. Ha 26 anni, lo scontro è avvenuto a Firenze lo scorso sabato. Il suo nome è Sebastian Galassi. Lo faceva per mantenersi gli studi nel capoluogo toscano, o così pare. Land Rover contro scooter, non c’è stato nulla da fare, nonostante il trasporto d’urgenza in pronto soccorso. È solo l’ennesima morte. Pochi giorni prima, il 19 settembre, era morto Roman Emiliano Zapata, un 48enne argentino falciato da un’auto mentre era a bordo strada per una consegna. E su, a risalire tutto l’anno, luglio, marzo e così via). La figura del rider è una sorta di ibrido tra lavoratore autonomo e dipendente. Le tutele sono applicate in modo ambiguo (a volte proprio non ci sono) e non riguardano solo la sicurezza sul lavoro (argomento quantomeno spinoso, perché non si tratta solo di indossare caschi o scarpe antinfortunistica). Il sindacato dei rider ha indetto 24 ore di sciopero a Firenze: “Vogliamo dare un segnale forte e per questo proclameremo uno sciopero di 24 ore per i rider fiorentini mercoledì 5 ottobre. È tempo che le aziende facciano la loro parte e contribuiscano a correggere le storture dei meccanismi del settore, che da anni combattiamo e denunciamo. E anche la politica, a partire dal livello nazionale, deve intervenire con provvedimenti concreti per migliorare le condizioni di lavoro dei rider”.

20221003 120212058 5142Il leader del Partito Democratico Enrico Letta
Il leader del Partito Democratico Enrico Letta

Ecco, la politica. Quale politica? Chi, fino a qualche anno fa, aveva puntato molto sulla questione diritti e sicurezza sul lavoro per i rider. Parliamo del Pd, i paladini della categoria. È del 2019 una proposta di legge in 4 articoli che va dall’assicurazione sugli infortuni sul lavoro alla copertura assicurativa da parte della piattaforma digitale per il lavoratore nel caso di danni causati a terzi. Alcuni nomi che si impegnarono al tempo: Lia Quartapelle, Nicola Zingaretti, Graziano Delrio e Deborah Serracchiani. Dopotutto, è proprio grazie al JobsAct di Matteo Renzi che 60mila rider, secondo la procura di Milano, dovrebbero essere considerati a pieno titoli lavoratori con copertura da parte del datore di lavoro, al pari di un qualunque salariato. Lavoro autonomo con tutele da lavoratore dipendente; l’ibrido appunto. Ma che fine ha fatto tutto questo impegno politico verso i rider? Se lo chiede anche l’USB (Unione Sindacale di Base) che in un comunicato se la prende con il sindaco Nardella e le lacrime sui social, quando a livello politico la situazione è pressocché inesistente o mal posta da anni. Ricordano anche la loro proposta del 20 aprile, promossa durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati insieme a Rete Iside e a ManifestA, per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro e lesioni sul lavoro.

20221003 120330433 5898Matteo Renzi, leader del PD ai tempi del JobsAct
Matteo Renzi, leader del Pd ai tempi del JobsAct

Provate a fare una ricerca nella pagina Facebook di Enrico Letta e diteci cosa avete trovato riguardo a questa tematica. Certo, non siamo più sulla cresta dell’onda mediatica che questo genere di morti produceva fino a qualche anno fa. Guarda caso proprio il 2019, anno della proposta di legge. Proprio tre anni fa usciva un report della Incidenti Rider Food Delivery in cui si parlava di 21 feriti e 4 morti sul lavoro. La raccolta dati non è stata più aggiornata, se ne parla sempre di meno. Dunque, perché occuparsene? Il Pd avrà pure perso le elezioni, ma non ha perso il vizio comune quasi a tutte le forze politiche: parlarne quando serve, tacere quando il pubblico esce dal teatro. Sembra che la mancanza di sicurezza e regolamentazione del lavoro sia un tema sdoganato, probabilmente a partire proprio dalla cancellazione dell’articolo 18 (ancora grazie al Partito Democratico). Se in questi ultimi anni non fosse esistita una figura come Matteo Salvini, il Pd avrebbe sicuramente vinto il premio come partito più trasformista e incoerente della storia politica recente. Dopotutto cosa aspettarsi da una Democrazia Cristiana post-ideologica, sostanzialmente tirata avanti da boomer che vogliono piacere alle nuove generazioni, parlando (senza capirne molto) di diritti civili e inclusività, risultando però più simili a dei bavosi che allungano le mani su una generazione che o inizia a guardare (in modo preoccupante) a quella forza oscurantista che è Fratelli d’Italia, o evita di andare a votare, disgustata dal livello delle nostre Istituzioni. Mi domando ancora che ci faccia una come Elly Schlein in un partito arteriosclerotico, invincibile quando si tratta di perdere. Diciamocelo francamente, al Pd, delle morti sul lavoro, interessa fino a un certo punto. Così come, , lo dimostra la sudditanza di questo periodo verso gli alleati d’oltreoceano,  interessano fino a un certo punto la pace e l’autonomia nazionale. Che sinistra è una sinistra che non si occupa di ciò su cui dovrebbe essere fondata?

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Uno dei poster ufficiali del Pd in cui si parla di pace, nonostante l'appoggio all'invio di armi in Ucraina

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