“Sa perché non siamo unite? Perché a lei di chi sta nei quartieri popolari non frega niente”, e ancora: “I vostri principi e valori sono per i ricchi”. Al netto dei video e della loro viralità, dell’ardore contestatorio adolescenziale e di uno pseudo confronto tra parti che non avevano intenzione di starsi a sentire, nei cinque minuti scarsi del litigio che ha visto protagoniste l’onorevole Laura Boldrini, fresca di rielezione, e una manciata di ragazze presenti alla manifestazione sul diritto all’aborto di “Non una di meno” in piazza dell’Esquilino a Roma, le due frasi urlate da quella sparuta minoranza rappresentano per il Pd, e per l’ex presidente della Camera, un atto d’accusa che travalica il numero e l’identità delle ragazze coinvolte.
In quella che Boldrini considerava la propria comfort zone, una sorta di passerella che si sarebbe chiusa con le foto di rito e le dichiarazioni ai media, i video hanno catturato una scena poco significativa in assoluto e di valore piuttosto esiguo sotto l’aspetto mediatico, eppure assai eloquente in un mercoledì sera dal quale nessuno si sarebbe aspettato nulla. Sono bastate tre giovani a contestare per farle perdere la pazienza. Oggetto del contendere la legge 405, male applicata, e la decisione con cui, nel 2016, l’Aifa rese a pagamento la pillola anticoncezionale, aspetto quest’ultimo sul quale le ragazze hanno infierito e che Boldrini, accennando al problema della distribuzione, non ha afferrato, pur essendo esattamente il tema di chi la contestava. Attaccata con un “non rappresentate le richieste di questa piazza, ve ne dovete andare”, la deputata ha chiuso con un plateale applauso di scherno e un discutibile “fatevelo difendere (il diritto all’aborto, ndr) da Fratelli d’Italia”, allontanandosi dal gruppo.
Boldrini – che da anni è oggetto di una campagna derisoria anche stucchevole da parte dei media e dei sostenitori del centrodestra, di cui è diventata un bersaglio facile e riconoscibile – ha faticato a tenere il punto sulle contestazioni relative alla pillola a pagamento e ai tagli sui consultori (peraltro Beatrice Brignone, segretaria di Possibile e deputata della XVII Legislatura, ai tempi presentò un’interrogazione a tema alla Camera proprio quando Boldrini era presidente) dando l’impressione di parlare da un pulpito, in questo senso sfavorita anche dalla posa e dalla statura torreggiante rispetto a quella delle giovani contestatrici. “Dovremmo stare unite”, ”il problema non è questo”, ”se vuoi fare uno show…”: quasi un womansplaining a ragazze senza alcun interesse per il tono istituzionale che l’hanno spiazzata in quanto, da una piazza che riteneva favorevole, in cinque minuti scarsi hanno di fatto confermato come, dalle parti del Pd, non ci sia tutta questa capacità di prendersi le male parole di chi, pur appartenendo all’area di sinistra, ha qualcosa da ridire nei confronti dei frontrunner alla ricerca dell’applauso comodo.
Raggiunta dall’Ansa, Boldrini ha poi parlato di “una bella manifestazione perché erano presenti molte realtà. Molte sono state contente di vedere in piazza me e altre colleghe, come Cecilia D’Elia, Monica Cirinnà, Marta Bonafoni e Debora Serracchiani. Poi, verso la fine, un gruppetto di tre ragazze con altri che seguivano con i telefonini accesi sono venute da me non per confrontarsi ma per attaccare qualcuno e hanno messo dentro insieme tante motivazioni affastellate, una sull’altra. Considero un errore attaccare chi difende il diritto all'aborto sicuro e legale dentro le istituzioni”. Una difesa che respinge, rispiega, incolpa. Non il modo migliore per capire che un problema, a sinistra, esiste eccome.