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"Bella ciao" cantata per legge?
Sbagliato, la canzone deve sfuggire
all’inganno di un’imposizione

  • di Morgan Morgan

7 giugno 2021

"Bella ciao" cantata per legge? Sbagliato, la canzone deve sfuggire all’inganno di un’imposizione
"Riconoscimento da parte della Repubblica della canzone 'Bella ciao' quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo" ed esecuzione della stessa "dopo l'inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo". È quanto prevede la proposta di legge che porta le firme di deputati di Pd, Iv, Leu e M5S. Marco Castoldi, in arte Morgan, ci spiega perché è una “imposizione” sbagliata associata a una canzone

di Morgan Morgan

Sbagliato associare le parole “imporre”, “per legge”, “istituzionale”, “nazionale”, e altri vocaboli che alludono a coercizione, alla natura libertaria della canzone e di ogni altra forma d’arte, e di espressione del sentimento umano. Una canzone non può e non deve sottomettersi all’inganno di un’imposizione, qualunque sia l’argomento che affronta e qualunque sia il messaggio che contiene, qualunque sia la sua paternità e la sua estrazione storica e sociale e politica, poiché il concetto stesso di canzone è connesso al divincolarsi da ogni imposizione, è uno strumento della libertà di spirito.

Bella ciao, o Povera Patria, o qualsiasi altra canzone connessa con temi di appartenenza politica sono ancor più chiamate ad essere vigili su questo irrinunciabile comandamento: una canzone non può essere strumento di manipolazione, anzi rappresenta il nemico di qualunque schema di qualunque struttura di controllo politico e sociale, la canzone è uno strumento di critica e di allenamento all’esercizio della salute mentale individuale. Quindi Boldrini o chiunque egli sia eviti di fare puttanate e si occupi di cose serie con la stessa serietà con cui io ho dimostrato competenza nel mio campo scrivendo questo messaggio.

Forza, mettetevi al lavoro e non sparare cazzate.

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