Giornalista (anche se al momento non scrive su nessun giornale), opinionista televisiva (ha un contratto rinnovato mensilmente con Rai 2), da circa un anno pittrice (ha anche esposto all’Atelier Crespi a Brera), attivissima sui social (il suo Twitter è fumantino come lei, su Instagram ha un ragguardevole seguito di quasi 30 mila follower), oggi Azzurra Noemi Barbuto è pure candidata al consiglio regionale della Lombardia nella lista di Fratelli d’Italia, di cui è capolista il suo ex direttore Vittorio Feltri. Un rapporto di amicizia, quello con il mentore Feltri, per nulla intaccato, anzi, dalla causa che la Barbuto ha in piedi con il quotidiano Libero, da cui è stata licenziata con l’arrivo alla direzione responsabile di Alessandro Sallusti nel 2021. Trapiantata a Milano, lei proveniente da Reggio Calabria, da “9 anni e quattro mesi”, come precisa, in primavera uscirà con un terzo libro, intitolato “Un cuore e una capanna” (prefazione di Francesco Alberoni), dedicato al “fenomeno dei single”. Insomma, la donna non è affatto immobile e nient’affatto piuma al vento, per dirla con Rigoletto. In questa intervista, la prima da aspirante consigliere regionale sotto le insegne del ricandidato governatore Attilio Fontana, dice la sua come fa sempre, senza curarsi di apparire accomodante. Ma senza neanche le litigate in cui i talkshow l’hanno vista più volte coinvolta. Epica fu, per citarne una, quella con Massimo Giletti a proposito del caso Bellomo, in una puntata di Non è l’Arena del 18 ottobre 2020 dove lei denunciava il “vittimismo femminile”, uno dei temi su cui batte più spesso.
Azzurra, oltre alla televisione quale è stata la tua attività nell’ultimo anno?
Dipingo, già da quando non mi hanno più fatto scrivere a Libero, cioè da prima del licenziamento. A Libero scrivevo ogni giorno, anche i sabati e le domeniche. Mi sono fatta le notti di Capodanno con la polizia, con i senzatetto, nei pronto soccorso. In un anno ho fatto 100 tele, dipingendo anche di notte. La pittura mi ha salvato, i colori mi hanno fatto uscire dall’oscurità in cui ero precipitata. Ho scoperto un lato di me che non conoscevo.
E poi hai deciso di candidarti con Fratelli d’Italia.
Non è che mi sono candidata: sono stata candidata, e ho accettato di buon grado la candidatura, perché le mie idee e i miei valori coincidono perfettamente con quelli di Fratelli d’Italia. In realtà la politica è stata la mia prima passione, perché io ho seguito il corso di laurea di scienze politiche specializzandomi in scienze politiche internazionali, perché ero intenzionata a dedicarmi alla politica. Sai, quando si è più giovani, c’è questa idea di dover cambiare il mondo, sia pur nel tuo piccolo. Ora considero l’impegno politico come un’opportunità per dare un contributo effettivo alla società.
Perché proprio con Fratelli d’Italia?
Perché i miei valori coincidono per-fet-ta-men-te con quelli di Fratelli d’Italia. Tutti i nostri colleghi, di destra e sinistra, hanno appoggiato la scelta dei partiti di aderire al governo Draghi, attaccando l’unico partito che era all’opposizione. È una cosa grave, perché senza opposizione non c’è democrazia. Non che io avessi qualcosa contro Draghi, che è un personaggio da stimare, ma ritenevo che fosse una scelta spiccatamente democratica quella di mantenersi all’opposizione.
Ti sei sempre sentita di destra?
Io mi sono sempre sentita di centrodestra, non la destra come viene dipinta dalla sinistra per mera propaganda, cioè una destra estremista, razzista, sessista, omofoba. Una mostruosa caricatura in assenza totale di argomentazioni da parte della sinistra, in cui non mi ritrovo minimamente. Io sono liberale e di destra.
Anche antifascista?
Assolutamente, certo, ci mancherebbe altro. Come la nostra Costituzione, come la nostra Repubblica.
E quando ti trovassi davanti uno di Fratelli d’Italia che invece ammicca ancora al fascismo, che gli diresti?
Non capisco la domanda. Non conosco persone in Fratelli d’Italia con questo atteggiamento. Questo mito di Fratelli d’Italia come partito fascista è fare un favore alla sinistra che non ha argomenti e quindi, a ogni elezione, sventola lo spettro del fascismo. I partiti di estrema destra in Italia hanno lo zero virgola per cento.
Ma i valori di cui parli quali sono: Dio, Patria e Famiglia?
Patria sicuramente, Dio pure, la famiglia anche, ma bisogna dire che la famiglia è in evoluzione: prima c’era la famiglia con il pater familias, adesso sono sempre più numerose le famiglie con un solo figlio, o le coppie senza figli, per esigenze economiche o anche per scelta. Chi siamo noi per giudicare questa scelta? Però penso che se un uomo e una donna desiderano avere dei figli, debbano avere le risorse necessarie: lo Stato dovrebbe andare incontro ai genitori offrendo una serie di servizi fondamentali. Per esempio qui in Lombardia c’è il progetto di aumentare gli asili nido gratuiti. Ma la famiglia è anche il soggetto singolo.
Anche il single è una famiglia?
È ovunque ci siano due soggetti che si amano. Anche il cane. Dove c’è amore, c’è famiglia.
Quindi eri favorevole alla legge sulle unioni civili introdotta dal centrosinistra?
Io trovo sia giusto adeguarsi all’evoluzione della società. Se un uomo ama un altro uomo, così come due donne, perché non bisogna dar loro la possibilità di sposarsi? Io non mi sono mai sposata, ho 39 anni, e penso che si possa stare insieme anche senza sposarsi. Non vedo il matrimonio come un passo obbligato. Io miro anzitutto alla realizzazione di me stessa come individuo, come persona, come donna.
Sei favorevole anche al matrimonio gay, cioè inclusa la possibilità di adottare figli?
Per quanto riguarda le adozioni, io ho una prospettiva ancora più allargata. Ci sono tanti bambini che non hanno una famiglia che potrebbero ricevere amore, e il male sociale maggiore è proprio essere orfano. Io penso che bisogna dare anche ai single la possibilità di adottare, e questo per la verità è riconosciuto dalla legge in Italia, ma solo se si adotta un bambino con problematiche. Questa è una discriminazione: il bambino “normale” lo dai a una famiglia con padre e madre, quello che non ritieni “normale”, di serie B, lo dai al single. Ci rendiamo conto della schizofrenia di questa legge? I single devono poter adottare bambini sia con handicap che senza, perché il primo non è un bambino di serie B.
Ne hai parlato con qualcuno in Fratelli d’Italia, di questa tua idea?
No, non ne ho parlato, ma ne ho sempre scritto. Se mi hanno voluta candidare, evidentemente conoscono le mie idee. E ne sono molto fiera.
Alcuni giornali hanno scritto che sei stata candidata grazie a Feltri. È così?
I veri sessisti in Italia sono coloro che coltivano l’idea che dietro una grande donna ci sia per forza un uomo che la spinge. Io non sono spinta da nessuno, la cosa che mi ha spinto nella vita sono i calci nei fondelli che ho preso da tutti, calci grazie a cui ho fatto passi in avanti. L’ultimo, da Libero, ha portato a una mia crescita interiore, a una maturazione che altrimenti non avrei avuto. Vittorio non è uno che raccomanda. Anzi, con me è stato molto severo: ricordo che a volte in cui ho pianto, e gli sono grata. Nei primi tempi, per esempio, ricordo di aver consegnato un pezzo in cui ha trovato due o tre ripetizioni, e quando sono andata nel suo ufficio mi ha fatto una scenata così furiosa che sono scoppiata a piangere, e da lì non ho più scritto neanche una cartolina senza aver accanto il dizionario dei sinonimi e contrari, ma quello grosso, non quello online. I suoi figli mi hanno detto che loro padre è stato severo con me come lo è stato con loro.
E allora come ha avuto origine, la tua candidatura?
So che mi ha sostenuto Daniela Santanchè, con cui avevo per altro litigato da Massimo Giletti e che ho continuato ad attaccare successivamente sui social, ma essendo una donna intelligente che riconosce il valore di un’altra donna, mi ha voluta. Con altre donne, invece, mi è capitato che dopo aver discusso l’odio si è protratto per anni.
Le donne soffrono ancora di discriminazione nei posti di potere, nell’Italia di Giorgia Meloni premier?
Il maschilismo c’è ancora, ad esempio nei giornali, io l’ho vissuto. La donna trova ancora difficoltà, nonostante le donne siano statisticamente di più, siano preparate di più, eppure sono ancora pagate meno a parità di mansione rispetto all’uomo. La parità non è stata ancora applicata. Il problema è: si può mai raggiungere cambiando l’articolo o la desinenza dei sostantivi? Ovviamente no, questa è falsità ipocrita e stupidissima. Se dovessi essere eletta non voglio essere chiamata “la consigliera”. Non mi piace. “Il consigliere Barbuto” va benissimo. Più maschile di così…
Cognomen omen.
(Ride). Eppure sono donna e mi batto per l’indipendenza delle donne, anzitutto quella economica, che passa attraverso il lavoro, dove ancora la donna è ancora discriminata.
Tu te la prendi spesso con il vittimismo delle donne, però.
La lagna è una maniera per non responsabilizzarsi. Lamentarsi se uno ti fischia per strada, per esempio, è un’esagerazione che non condivido. Purtroppo oggi il femminismo fa rima con vittimismo, ed è un fenomeno dilagante. Non è puntando sempre il dito contro questo maschio che oggi viene definito “tossico”, non è colpevolizzandolo a prescindere in quanto maschio, in quanto ha il pisello, che si raggiunge l’emancipazione. Io credo che sia ora che i generi maschile e femminile facciano pace, entrambi difendendo le proprie caratteristiche: l’uomo non deve farsi donna e la donna non deve farsi uomo.
Potrei farti vari esempi di donne al comando che sono state più dure degli uomini, addirittura scatenando guerre o invocandole: la Thatcher, la Rice, la Albright, la Truss..
Ma perché bisogna sostenere che una donna perché al potere deve rinunciare ai propri caratteri femminili?
Perché non si sono comportate diversamente dagli uomini.
Per me non sono stati uomini perché hanno esercitato il potere con fermezza, ma donne con la d maiuscola. Il potere comporta il fatto di essere fermo nelle decisioni. Non puoi essere una bandiera al vento. La Meloni lo ha dimostrato: è rimasta ferma nella sua posizione, e non si è alleata con la sinistra e i 5 Stelle nell’ammucchiata. Le fermezza non è appannaggio dell’uomo.
In certi casi le donne al potere hanno dimostrato assenza di umana compassione.
Non penso ci sia stata, la compassione può coesistere con il potere. A meno di non parlare di un regime totalitario alla Stalin o alla Hitler.
Una donna considerata forte è Letizia Moratti, che ha scelto di staccarsi dal centrodestra e oggi corre da candidata presidente di Regione contro di voi. Cosa ne pensi, di lei?
La Moratti non è una donna forte, ma dal portafogli forte. Magari si pensa che basta avere risorse per veder garantita la vittoria, ma non funziona così. Io so di candidati che stanno investendo centinaia di migliaia di euro. Io sto investendo il minimo di tasca mia. Penso che la Moratti sia invece una donna debole, come chi ha la tendenza a passare da un lato all’altro, da un partito all’altro. Gli elettori queste cose le considerano, non si affidano a banderuole inaffidabili. La Moratti è sopravvalutata.
Mi dici le tre priorità per la Lombardia, secondo te?
Anzitutto la sicurezza: ci sono borseggiatrici a Milano sulla metropolitana che ogni giorno si recano sul posto di lavoro e restano impunite. Nel programma di centrodestra è previsto un aumento dei vigilantes. Secondo: la mobilità. L’area B a Milano ha significato che quasi 500 mila automobili non possono più entrare in città dallo scorso ottobre, compresi gli agenti delle forze dell’ordine, per un provvedimento di un sindaco che discrimina i poveri, coloro che non possono permettersi di cambiare l’auto, soprattutto in un periodo come questo. È una sinistra che fa gli interessi dei ricchi, che ha dimenticato i lavoratori. Come terza, ti direi una mia idea che vorrei tradurre in progetto.
Prego.
Il Palazzo di Giustizia di Milano contiene 150 opere fra quadri, affreschi e sculture. Vorrei presentare un progetto per aprirlo a milanesi, italiani e turisti per far conoscere questo patrimonio, con visite guidate e in orari in cui non ci sono udienze, cioè tutti i pomeriggi, oppure il sabato e la domenica, come fosse un museo. Il brigadiere Marco Bassi, che le ha catalogate, mi ha spiegato che i Paesi del Nord Europa lo hanno contattato per avere informazioni su queste opere, e noi invece non ce ne curiamo. Ma ti sembra normale?
Un’ultima cosa. Tu hai un buon seguito su Instagram, e hai scritto un libro che si intitola “Spegni quel telefono”, prefato da Feltri. Il selfie non è la metafora nel narcisismo in cui cadiamo tutti? Tu compresa, magari?
Nel libro ho fatto anche la lista dei selfie che non si possono proprio vedere, ad esempio quello con il bagno di sfondo, che trovo una caduta di stile. Io li faccio, perché non mi piace essere fotografata e quindi me li faccio io, sono indipendente fino a questo livello. I social sono strumenti, l’uso dipende dalla persona. L’aspetto che rifiuto è la virtualità, che è un’assenza di contatto fisico, il che è un grave pericolo.
Ma non ti fai troppi selfie?
No, non me ne faccio troppi, perché nella mia vita faccio altre ottomila cose, e sono libera di farmi tutti i selfie che mi faccio, senza per questo essere etichettata come narcisista. Finiamola di criminalizzare chi si piace. È chi non si piace, il problema.