È giunto il momento di raccontare una storia per intero. Mara Maionchi ospite all'ultima di Belve, su domanda di Francesca Fagnani, ha fatto il nome di Tiziano Ferro, e soltanto il suo, mettendolo nella cerchia degli artisti che più le sono stati irriconoscenti. Sarebbe un ingrato, insomma. Ingrato verso la discografica Maionchi che, insieme al marito Alberto Salerno, nel lontano 2001 lo tirò via dalle strade dell'anonimato per contribuire a lanciarlo come star internazionale, nell'Olimpo delle musica mondiale. La dichiarazione della nostra è diventata subito viralissima, tanto da raggiungere anche, in quel di Los Angeles, il diretto interessato. Diretto interessato che, tramite storie Instagram, sta ampiamente manifestando di sentirsi ferito da queste parole. Si spertica, infatti, in diverse stories che dimostrano, invece, la sua storica e integerrima gratitudine nei confronti di Maionchi. "C'è qualche artista che non ha capito la fortuna di averla incontrata?", domanda Fagnani. Sulle prime, la discografica si ritrae, poi sputa l'osso: "Probabilmente, Tiziano Ferro non l'ha tanto capito. Ma non è un problema, la riconoscenza non si può pretendere". Bene, andiamo subito al cuore della questione: siamo così sicuri che per Tiziano Ferro sia stata una fortuna incontrare Mara Maionchi? Osiamo dubitarne. Per svariati motivi. Primo fra tutti, il fatto che la nostra, Mara Maionchi, non sia (mai stata) la nonnina "mattarella" che ognuno di noi sogna. E che la tv ci racconta da troppo tempo. Qui per sfatare l'ennesima bella favoletta mendace.
Tiziano Ferro alla vigilia del 2001 era un ragazzino con un sogno. Con un sogno e un disco di 12 tracce, tutte hit, già pronto nel cassetto. Grazie all'incontro con Mara Maionchi quel disco sarebbe diventato 'Rosso Relativo', l'album d'esordio perfetto: scritto e interpretato da un ventenne di Latina che, tra l'altro, da solo aveva la voce di un intero coro gospel. C'era un problema, però: Tiziano Ferro, all'epoca, pesava centoundici chili. Non era, insomma, il teen idol che, per la logica commerciale dei tempi, avrebbe dovuto essere. La discografica, nelle persone quindi di Mara Maionchi e Alberto Salerno, hanno messo il pur talentuosissimo enfant prodige di fronte a una scelta: "O dimagrisci, o niente contratto". Lui allora si è messo a dieta fino a diventare una silfide, il Justin Timberlake de Roma, pronto per essere amato da milioni di ragazzine nostrane (tra cui, la sottoscritta). E così è andata: Tiziano Ferro esordisce con 'Xdono', vince il Festivalbar, il disco viene pubblicato in 42 nazioni, vende oltre due milioni e mezzo di copie. È nata una stella.
Una stella che, nel frattempo, come racconta nel docu-film 'Ferro' (Prime Video) aveva oramai imparato a guardare con timore un piatto di carbonara. Basta rivedere le immagini del tempo: smunto, magrissimo, emaciato in mezzo alle fan urlanti durante i firma-copie. Nelle interviste dell'epoca, diceva spesso di avere la febbre per giustificare il colorito e la stanchezza manifesta. Non è difficile immaginare che, visto che dai suoi chili era dipeso lo stesso contratto discografico, questo ragazzo di 20 anni avesse il sacro terrore di ingrassare. E magari poi, perdere tutto. Non solo.
Tiziano Ferro non si è svegliato gay al compimento dei 30 anni. Lo è sempre stato. Solo, non poteva dirlo. Perché anche il suo orientamento sessuale avrebbe minato mortalmente l'immagine da teen idol perfetto con cui si era scelto di 'venderlo' alle folle. Una decisione, pure questa, del tutto figlia dell'epoca in cui il nostro ha esordito. Non per questo, però, giusta. O poco dannosa per lui. Se oggi a qualunque giovane artista viene praticamente imposto un look "fluido", "mettiti 'sti tacchi a spillo e vai a fare la drag sul palco", ai tempi 'non si poteva' essere omosessuali dichiarati e pensare di avere successo nella musica. Allora Tiziano Ferro si è ritrovato a rispondere per un decennio almeno alle solite domande su come dovesse essere la sua donna ideale. Le fan delle prime ore ricorderanno di certo quella chicchierata liaison con la vj di Mtv Giorgia Surina. Si mormorava perfino che 'Sere Nere' fosse dedicata a lei e alla fine della loro storia d'amore. Col senno di poi, fa ridere assai. Però questa non è una storia divertente.
Il giovane Tiziano Ferro si è ritrovato, al disco d'esordio, amatissimo da milioni di persone per tutto quello che non era: magro ed eterosessuale. E col terrore che questa gigantesca bugia, imposta dalla discografica, potesse in qualunque modo venir smascherata. Non dice mai chiaramente perché, ma sempre nel documentario Prime Video, il cantautore racconta di essersi ritrovato, a un certo punto, con un enorme problema di alcolismo. Enorme problema di alcolismo che si sarebbe potuto evitare benissimo. Leggenda narra, ma qui siamo nel campo dei miti e delle leggende appunto, che dopo il successo di 'Rosso Relativo', in quanto disco, Tiziano Ferro non ne potesse già più di questa gabbia dorata in cui l'unico modo per essere amato possibile era quello di rinnegare se stesso ogni volta che gli toccava d'aprir bocca. Si dice che avesse concordato una intervista tv per fare 'coming out', termine che ancora non esisteva, e togliersi il pensiero. Intervista impedita con ogni mezzo da Maionchi, troppo interessata a tutelare gli interessi commerciali del suo 'protetto', la carriera della 'sua' creatura. Quel che è certo è che Tiziano Ferro appena vince il Festivalbar prende un aereo e vola in Sud America "per fare l'Università". Ciò che si mormora è che in Italia non volesse tornare mai più.
Poi la storia la conosciamo, è andata diversamente. Di sicuro, Tiziano Ferro avrebbe potuto chiamarsi fuori, rinunciare a fare musica, mica glielo aveva imposto il medico. Solo che, se così avesse deciso, non lo avrebbe fatto per mancanza di talento o ispirazione. Ma soltanto perché 'non poteva' essere grasso, né gay. L'apporto di Mara Maionchi al successo di Tiziano Ferro che già le si era presentato con un disco che pure un postino sarebbe stato in grado di vendere al mondo intero, è stato quello di prenderlo e camuffarlo da Craig David. Come se ci fosse bisogno di qualche motivo in più per renderlo 'commestibile'. Tiziano iniziava ogni concerto con una cover di 'Seven Days' o 'What's Your Flava?'. Si fa da sempre: quando qualcosa, in questo caso l'R&B, funziona oltreoceano, presto o tardi ne salta fuori sul mercato italiano una truce sottomarca. È pura eresia, ce ne rendiamo conto, ma ai suoi tempi, perfino Giusy Ferreri, fresca di X Factor, veniva raccontata come 'la Amy Winehouse italiana'. Ecco, Tiziano Ferro è stato l'unico 'prodotto sottomarca' in grado di sgabbiarsi da quella infausta etichetta e camminare con le proprie gambe, definendo di canzone in canzone una carriera che oggi lo rende, a prescindere dai gusti, uno dei mostri sacri della musica italiana che tali rimarranno con buona pace delle vendite dei dischi. Tiziano Ferro non ha bisogno di tirar fuori una hit. Se si sveglia una mattina e decide di fare una data all'Olimpico domani, va sold out nell'arco di un paio d'ore a dir tanto.
E allora, al netto di tutto, Tiziano Ferro è stato 'fortunato' a incontrare Mara Maionchi? Forse, più il contrario. Se non lo avesse intercettato lei, sarebbe toccato a Cecchetto o a qualche altro rampante manager alla ricerca di giovani talenti. Mentre Tiziano Ferro, appunto, era già Tiziano Ferro, un fenomeno come non ne nascono poi tanti. Circa uno a generazione, ad andar bene. Perché trovatelo pure oggi un 19enne che scrive, compone e canta così, senza autotune, senza schiere di blasonati autori a mettergli in fila le parole. Le imposizioni - lo ribadiamo, figlie del loro tempo - che Maionchi ha 'dovuto' mettere sull'immagine di quel ventenne di Latina avranno contribuito a renderlo una popstar. Ma, prima di tutto, una persona infinitamente infelice giù dal palco, uno che ha dovuto imparare fin da subito a viversi come un orrendo segreto. Perché se solo si fosse azzardato a raccontare quello che era davvero, avrebbe perso ogni cosa, 'l'amore' dei fan in primis. E via con questa messa in scena per dieci lunghi anni, fino al coming out che il nostro ha fatto quando oramai era già affermatissimo Godzilla della musica italiana. Insomma, quando se lo è potuto permettere.
Se oggi Tiziano Ferro non dovesse essere del tutto riconoscente a Mara Maionchi, dal lato umano e forse perfino da quello artistico, in fin dei conti avrebbe ragione. Dargli poi dell'ingrato ora, mentre il cantautore sta attraversando il dolore per il divorzio dal marito e ripete a più riprese da mesi di essere in crisi nera a livello musicale come anche personale è, da parte di Mara Maionchi, una belvata di cui c'è davvero poco d'andar fieri. Però, se non altro, le leva la maschera di Carnevale con cui tutti abbiamo imparato a conoscerla e amarla, tramite il racconto televisivo degli ultimi anni: Mara Maionchi non è (mai stata) la nonnina 'mattarella' con cui adoreremmo giocare a burraco la sera. Mara Maionchi potrebbe proprio somigliare molto di più al lupo. Che talento grande che hai...