'Call my Agent', 'Dix pour cent' come da titolo del meraviglioso e inarrivabile originale francese, è una serie che non ha più niente da dire. Nè da sfottere, purtroppo. Eppure, il concept di base risulta molto semplice: le risorse di un'agenzia per attori cinematografici di primo piano devono cercare di star dietro alle follie e ai capricci dei clienti, cercando di impedire che le loro mattane mandino all'aria progetti importanti in cui potrebbero essere coinvolti (o già lo sono). Grandi nomi del calibro di Monica Bellucci, Juliette Binoche, Charlotte Gainsbourg e Sigourney Weaver hanno preso parte alle puntate dei nostri cugini d'Oltralpe, facendosi prendere in giro con gran divertimento (da parte di tutti). E facendosi prendere in giro proprio su quelli che sono (falsi?) miti sul loro conto, ogni episodio è ad personam, cucito addosso al famoso che ospita e percula. Così come per tutti gli altri protagonisti vip delle quattro stagioni di 'Dix pour cent'.
Bene, in questo senso, la versione italiana era partita già maluccio, limitandosi a tradurre (e poco più) le sceneggiature originali per ficcare attori nostrani in situazioni paradossali e ridicole, sì, ma che poco o nulla avevano a che fare col loro personaggio pubblico. Nella italiota stagione d'esordio, si salva soltanto l'episodio con Paolo Sorrentino e il suo monologo riguardo all'"entusiasmo immotivato". Anche perché è l'unica puntata che si discosta al 100 % dall'originale francese, che evita il pedestre copia e incolla. Giunta alla terza stagione, appena sbarcata su Sky, la serie sigla il proprio epitaffio già con le prime due puntate: non è più un simpatico sfottò dei vip chiamati in causa, ma un elogio, un santino del loro grande talento come dei buoni sentimenti che serbano in cuore. Echissenefrega? Boh. Ma soprattutto: oramai sta tanto fuori tema da sorvolare Marte: se un trionfalistico comunicato stampa potesse diventare serie tv, sarebbe 'Call My Agent Ita'. Così assistiamo inermi, per esempio, alla consacrazione di mamma e figlia, Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti, in qualità di attrici e cantanti di musical dalle doti straordinarie, perfette per i ruoli da protagoniste in una serie su 'Mamma Mia' con tutte le immortali hit degli Abba. Che imbarazzo. Ma non ce l'hanno un agente?
Il primo episodio ci presenta un Luca Argentero in crisi: nel corso di un talk tv annuncia il ritiro dalle scene, vuole andare a scalar montagne ma anche stare più vicino alla sua famiglia (le due cose non sono esattamente conciliabili, ndr) da cui il lavoro l'ha tenuto, a suo dire, troppo lontano fino a quel momento. Gli agenti dell'agenzia CMA, quando e se non sono troppo impegnati a copulare a vanvera, dovranno quindi cercare con ogni mezzo di fargli cambiare idea, proponendogli ruoli sempre più funambolici. Alla fine il buon 'Doc' cederà alle loro lusinghe? Questo non ve lo anticipiamo ma, lo vedete bene anche da voi, dove starebbe lo sfottò? A parte il fattorino che gli chiede consigli per la sciatica, considerandolo un medico vero per via del grande successo della fiction Rai in cui interpreta effettivamente un affascinante dottore da innumerevoli stagioni, non c'è niente di 'satirico' qui. Ne emerge il ritratto di un attore così legato a moglie e figli da essere disposto a rinunciare alla carriera e al successo per amor loro. Santo! Santo! Santo! Ma fa ridere? No, mai.
Eppure, di modi per prendere bonariamente in giro il grande, l'irreprensibile Argentero, ce ne sarebbero stati a iosa. Magari un ingaggio al 'Grande Fratello Vip Gold' (non esiste lo sappiamo, ndr) che l'attore, per qualche motivo di sceneggiatura, forse per rimediare a un ipotetico sfondone pubblico, si ritrova quasi costretto ad accettare, su consiglio dell'agenzia, per ripulirsi l'immagine agli occhi degli spettatori, per tornare a sembrare più 'uno di loro'. Una puntata che, personalmente, non mi sarei persa per nulla al mondo, dato che Argentero soffre molto d'aver iniziato nel mondo dello spettacolo proprio in qualità di concorrente del papà di tutti i reality. Nelle interviste, lo rinnega spesso. Mostra di provare parecchio fastidio a riguardo, regalandosi un'aria spocchiosetta assai. Anche a livello di immagine, prendersi in giro proprio su questo, lo avrebbe reso più simpatico, autoironico per il pubblico tutto. Regalando un episodio 'ad personam' e centratissimo sul suo personaggio. Invece niente: ottimo marito e padre di famiglia. Sì, ma lo sfottò, sacro fuoco della serie originale, dove sta? Pare davvero che la sceneggiatura sia stata scritta dall'ufficio stampa del nostro o non si spiega. Ma c'è di (molto) peggio.
Secondo episodio, nuova sciagura. Le protagoniste sono madre Michelle Hunziker e figlia Aurora Ramazzotti (già reduce dal fortunato, non per merito suo, reality Prime Video 'The Traitors'). Entrambe vengono convocate in agenzia per un ingaggio importante: è arrivata la proposta per una serie tv tratta dal musical 'Mamma Mia'! Le due sono entusiaste, anche se una più dell'altra. La puntata indaga alla melassa il loro rapporto: se si soffrono, se esiste qualche livello di competizione tra genitrice e oramai trentenne creatura oppure se si tratta soltanto di pregiudizi, dicerie delle solite malelingue che non hanno alcuna attinenza con la realtà fattuale. Una sola certezza: sono due attrici da musical fantastiche! Gli astanti vanno in estasi mistica mentre cantano gli Abba, speriamo la Svezia ci possa perdonare, consacrando una performance in vistoso playback che manco ai tempi di 'Non è la Rai'. Ancora, il messaggio qui è quello di una bellissima famigliola, di sorellanza, di enorme talento che, forse, siamo abituati a sottovalutare per invidia e stupidi preconcetti. Aridaje: sia lode e gloria!
Sono le 'star' del nostro sciagurato mondo dello spettacolo a non volersi prendere in giro, non per davvero, o si tratta di una certa pigrizia autorale, di una forma di timore reverenziale che porta a non proporre nemmeno trame anche solo un filo meno agiografiche e trionfali? Questo il vero dilemma. Se la linea narrativa di 'Call My Agent Ita', comunque, resterà quella delle prime due puntate d'esordio, tanto varrebbe passare qualche ora a scrollare i social degli 'attori', come se Hunziker e figlia lo fossero ma sorvoliamo o famo notte, protagonisti di ogni episodio. Anzi, magari lì si rischierebbe di intravedere, a Natale e Pasqua, qualche accenno di autoironia in più. Per #adv, s'intende.