La legge di Lidia Poët è uscito su Netflix e già fa discutere. La protagonista è un’avvocata che deve combattere contro i pregiudizi e indagare su una serie di omicidi avvenuti nella Torino del 1884. La serie è ispirata a una storia vera, quella della prima donna a entrare nell’Ordine degli Avvocati in Italia, famosa anche per aver partecipato in prima persona al Primo congresso delle donne italiane, nel 1908. L’interpretazione è affidata a Matilda De Angelis, l’attrice divenuta famosa grazie a una carriera brillante al cinema e in nelle piattaforme di streaming, accanto di veri fuoriclasse come Hugh Grant e Nicole Kidman in The Undoing – Le verità non dette. Non tutti, però, sembrano apprezzare questa nuova produzione Netflix. Tra questi anche Camillo Langone, che la definisce una «serie potentemente dissipatrice». Langone usa come espediente la vittoria del centrodestra alle regionali, che, pur confermando una tendenza italiana, non sembra collimare con la tendenza “genderista” delle produzioni cinematografiche: «I conservatori hanno vinto le elezioni, vero. Ma non c’è da gridare al trionfo: i dissipatori continuano a vincere su tutti gli schermi, mica solo a Sanremo.
Per Matilda De Angelis non spende molte parole e non sembra volersi concentrare sui risultati attoriali dell’attrice. La ricorda, piuttosto, «deliziosamente femmina, canterina e sgambettante in Felicità puttana, capolavoro passatista dei Thegiornalisti, e che adesso sarà costretta a fare la faccia antimaschio di circostanza». Poi torna all’attacco direttamente contro la serie: « Sono sei puntate genderiste dall’impatto devastante, nell’Italia delle mamme in estinzione e delle targhe di avvocato su ogni civico. Che poi, della distruzione della differenza fertile, l’avvocatura è l’avanguardia». Così il problema sembra legarsi a un cambio di paradigma avvenuto con l’ingresso nel mondo del lavoro dei professionisti di settore, in un’Italia in calo demografico: «Come scrive il filosofo Harvey Mansfield “il professionista rappresenta il modello di riferimento per la neutralità di genere. Ciascuno può essere sostituito da un collega, e una donna può prendere il posto di un uomo. La professionalità consente di creare individui tra loro interscambiabili”». Insomma, Langone boccia la serie e ammonisce l’idea che le persone possano essere così facilmente sostituibili: «Rendendo le persone interscambiabili ecco che hai dilapidato il loro valore…».