Jeff Bezos dimostra ancora una volta che il denaro puzza e spesso puzza di merda, specialmente quando è speso in grandi quantità per nulla. Il matrimonio dello zio d’America a Venezia è andato in scena come previsto: una danza di spreco e sfarzo da fare invidia al vecchio Trimalcione o a tanti ricchissimi senatori di una Roma decadente.
Il kitsch, il pessimo gusto e la banalità hanno regnato sovrani nei dintorni di piazza San Marco. Ben 200 super vip invitati, con il loro mega panfili o aerei privati, sono arrivati per la bella occasione. Quando si accetta che un attempato signore di oltre mezza età e una signora a lui simile, che paiono usciti da un catalogo di divorziati in disperata ricerca di una seconda possibilità, si comprino una delle città più belle d’Italia per qualche giorno, beh... il nostro orgoglio nazionale e patriottico va a farsi friggere.

Giuseppe Cruciani, assurto al ruolo di intellettuale di destra, sta tuonando da giorni contro i soliti brontoloni comunisti che urlano alla “vergogna”. È tutto giusto, dice! Ce ne fossero di Bezos che vengono ad affittarsi monumenti del nostro Paese per milioni che poi si volatilizzano. Gli amministratori pubblici italiani quando hanno 50 milioni ne spendono 51, se ne hanno 60? 61. Le tasse non calano mai.
Bezos, per fare il comodo suo in Laguna, ha donato alla città ben 3 milioni di euro, una mancetta da nulla per una realtà del valore e dell’importanza di Venezia. Per dirla con le parole di un Cruciani, che si vanta di essere anche estimatore del sesso a pagamento, una escort di alto bordo che si è venduta per due lire. Cosa ci faranno con questi 3 milioni gli amministratori della laguna?
Sicuramente qualche cosa di poco utile e non abbasseranno di un centesimo le tasse ai veneziani. Totò vendeva la Fontana di Trevi allo zio d’America….e gli italiani degli anni ‘50 e ‘60 ridevano, ridevano di gusto (sì, l'ho già scritto ma è una pietra miliare) perché nessuno si sarebbe potuto comprare un pezzo di un monumento di quella nazione, anche se aveva appena perso, e male, molto male, la Seconda Guerra mondiale.
Avevamo le pezze al culo, ma molta più dignità. Adesso ci saranno agenzie di catering che propongono la Fontana di Trevi come piscina per un “Pool Party” da mille e una notte, magari con qualche sosia di Federico Fellini, Marcello Mastroianni o Anita Ekberg per creare una suggestiva atmosfera da Dolce vita. Si sa, i ‘mericani sono maestri di buon gusto. Bezos l'ha dimostrato anche questa volta.
L’Italia di questa politica di destra, centro e sinistra è diventata così: una grande pensione a ore, un ristorante per tutte le tasche o una grande discoteca, anche un po’ puttana all’occorrenza. Una gintoneria! Basta essere bacchettoni, siamo nel 21° secolo, dirà qualcuno. Venghino siori, venghino! Che bello poi vedere un americano ricchissimo, palestrato, sessantunenne e giovanile, pure automunito (e che auto!) che per impalmare una conduttrice televisiva di una certa età, ma ancora piacente (entrambi si sono persino rivolti al chirurgo estetico per completare i capolavori fatti dalla natura) si mette in tasca tutti i politici italiani, nazionali, regionali e comunali, Polizi e Carabinieri. E poi si prende i nostri monumenti per le sue foto matrimoniali e caccia via gli italiani per poche ore. Massì, che poi gli italiani hanno anche rotto: si lamentano sempre ma non si ribellano mai. La storia del loro Paese non la conoscono e nemmeno i monumenti, guadano programmi televisivi per ritardati (a proposito sta per iniziare “Temptation island”, anche se non è ancora finita “L’isola dei famosi”, dopo un inverno di “Uomini e donne” e altre perle di dubbia utilità… i pacchi signori, i pacchi, che afrore di cervello marcio!).
Sono stati lì muti, gli italiani, e magari, alla fine della festa, sono stati pure felici di farsi una foto con il bello sposo o la non più freschissima sposa. È tutto giusto... tutto giustissimo!
Insomma, cosa vogliamo fare? Vogliamo essere tutti come Tito? Ancora non l’abbiamo capita dopo quasi duemila anni? Si narra che il figlio dell’imperatore romano Vespasiano, Tito appunto, si lamentasse con il padre perché questi aveva messo una tassa sui bagni pubblici e l’illustre genitore lo avrebbe apostrofato con il celebre motto “pecunia non olet”, il denaro non puzza.
Forse aveva ragione Vespasiano, il denaro puzzo non ne fa, ma i cessi d’Italia ora si chiamano vespasiani: non un gran guadagno diventare il nome di una piscina di merda, vero? Tito, i figlio comunista di Vespasiano, è famoso per aver represso la seconda rivolta in Giudea, oltre ad aver combattuto in Germania e Britannia, aver soccorso le popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio e da un incendio a Roma...il padre è sinonimo di cesso. Chi aveva ragione, Cruciani?
Ps. Il momento bello sarà quando, dopo tutto questo spreco e questo sfarzo, i due litigheranno e divorzieranno, spero lanciandosi addosso una gondolina fatta con vetro di murano e due sposini attempati, ritoccati e romantici, sopra! Non è obbligatorio essere belli, a meno che non si voglia ammorbare la piazza di tutti con la propria bruttezza.
