Alì Agca, l'ex terrorista turco che tentò di assassinare Papa Giovanni Paolo II nel 1981, è tornato nuovamente a parlare della misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983. In un video pubblicato su Facebook, Agca ha ribadito ancora una volta quello che ripete da anni: “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un convento di clausura, come suora, in qualche parte d’Europa”. Un'affermazione che, come al solito, non fa che alimentare il mistero. Secondo Agca, la giovane non sarebbe mai stata vittima di un rapimento o di un omicidio, come molti hanno ipotizzato nel corso degli anni, ma sarebbe stata presa dal Vaticano e successivamente trasferita in una casa famiglia reale nel Liechtenstein. Un incontro riservato tra il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato della Santa Sede all'epoca, e il principe Hans-Adam del Liechtenstein, il 15 giugno 1983, avrebbe dato il via a questa operazione. Il principe e il cardinale avrebbero deciso di accogliere Emanuela nel palazzo reale del principato, un Paese definito "cattolicissimo" da Agca, un luogo sicuro dove la giovane sarebbe stata protetta e tenuta lontana dalle luci della cronaca.


Nel video Agca sottolinea che Emanuela sarebbe stata trasferita dal Vaticano il 22 giugno 1983, lo stesso giorno della sua scomparsa. Secondo le sue parole, la ragazza sarebbe stata portata via in una macchina diplomatica nera, ma il suo destino sarebbe stato celato grazie alla protezione che il Vaticano e la famiglia reale avrebbero deciso di darle. La ragione di tutto ciò, per Agca, sarebbe legata al "segreto di stato pontificio", una sorta di "sigillo" imposto dal Papa polacco, Giovanni Paolo II, che avrebbe cercato di occultare la verità per motivi che rimangono ancora oggi sconosciuti. Un altro dettaglio rilevante, sempre secondo le parole di Agca, è che il Papa avrebbe visitato il Liechtenstein l’8 settembre 1985, in occasione dell'anniversario della nascita della Madonna, come gesto di gratitudine verso la famiglia reale che, secondo Agca, aveva dato alla giovane Emanuela una nuova identità, con passaporto e nome diversi. L’ex terrorista turco conclude il suo appello chiedendo che qualcuno all'interno del Vaticano, come il cardinale Giovanni Battista Re, confermi quanto dichiarato riguardo al destino di Emanuela e alla sua vita in un convento di clausura. La versione raccontata da Agca non è una novità assoluta: già nel 2011, l'ex lupo grigio aveva parlato di un incontro tra il principe Hans-Adam e alcuni membri dell’Opus Dei, durante il quale si sarebbe deciso di trasferire Emanuela in un Paese sovrano e impenetrabile. Lì, secondo Agca, sarebbe stata protetta per un periodo nel palazzo imperiale, ma non è chiaro se fosse rimasta nel Liechtenstein o se fosse stata spostata in un altro luogo sotto il controllo del Vaticano o di altri gruppi religiosi come i domenicani. Per quanto misteriose e controverse, le affermazioni di Agca non fanno che aggiungere nuovi tasselli al già intricato puzzle sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, uno dei casi più emblematici e irrisolti d'Italia. Nonostante la grande attenzione mediatica e numerosi tentativi di fare luce sulla vicenda, la verità continua a sfuggire.

