L'audizione di Nicola Cavaliere, ex capo della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma, prosegue con il rinvio a oggi per la seconda parte. Ma già emergono dettagli rilevanti, alimentando la curiosità e le indiscrezioni. Cavaliere, protagonista delle prime indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, è stato anche il destinatario del famoso "audio delle sevizie" e ha seguito il caso anche negli anni successivi. Durante la seduta, l'ex poliziotto ha rivelato alcuni particolari significativi, tra cui la figura misteriosa dell'Americano, uno dei principali telefonisti coinvolti nel caso. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Cavaliere avrebbe descritto l'Americano come un uomo che indossava un impermeabile e un borsalino. L'episodio risale al luglio 1983, quando l’Americano, chiamando più volte in Vaticano, aveva cercato di trattare per il rilascio della quindicenne, Emanuela, con il cardinale Casaroli. Cavaliere ha spiegato che, grazie al sistema di ascolto multiplo “Digisistem” che monitorava tutti i telefoni della Sip nella zona di San Giovanni Appio, la polizia era riuscita a localizzare in tempo reale la cabina telefonica da cui l’uomo stava chiamando.


Nonostante ciò, gli agenti, arrivati sul posto con una moto e una macchina civetta, non riuscirono a prenderlo, sfiorandolo “per un soffio”. La descrizione dell'Americano, che sembrerebbe un uomo non giovane e dal passo svelto, ha portato a speculazioni su una possibile identità. Alcuni ritengono che possa trattarsi del fotografo romano Marco Accetti, che più volte si è autoaccusato di aver avuto un ruolo nel rapimento e di essere proprio lui l’Americano, ma la descrizione sembra escluderlo. A complicare le cose, ci sarebbero stati altri telefonisti coinvolti, almeno quattro o cinque, tra cui "Pierluigi" e "Mario", che secondo la polizia potrebbero far parte di un'azione criminale ben organizzata. Cavaliere, durante l'audizione, ha anche accennato alla figura di Gennaro Egidio, un avvocato noto anche all'estero, che nel 1983 iniziò ad assistere la famiglia Orlandi, sotto contratto con il Sisde, mentre la famiglia di Mirella Gregori, fu costretta a fare affidamento su risorse proprie. Il racconto di Cavaliere include anche una curiosa visita all'ufficio di Egidio, descritto come "extra lusso", senza nemmeno un faldone in vista, tanto da sembrare più un salotto che uno studio legale. Un dettaglio che fa riflettere sulla natura delle relazioni e delle dinamiche che si intrecciano intorno al caso Orlandi. Inoltre, Cavaliere ha rivelato di non aver mai condiviso l’ipotesi che Emanuela fosse nascosta in un convento in Lussemburgo, un’altra delle teorie che ha circolato nel corso degli anni.

