Una delle tante occasioni per farti sentire in colpa: “Mandi tuo figlio al campo estivo?”. È questa la domanda più gettonata non appena i cancelli delle scuole pubbliche si chiudono. E tu, madre degenere che non hai alcuna intenzione di portarceli, devi quasi giustificarti sul perché non lo fai. Non so da quanto tempo sia uscita la moda dei campi estivi, onestamente non lo ricordo. Da piccola sono convinta non ci fossero, e se c’erano da qualche parte, di sicuro erano deserti. Perché i bambini di età compresa tra i sei e i dieci anni si ritrovavano il pomeriggio a giocare nei parchi, o nei cortili o, semplicemente, per la strada. Al massimo si poteva andare nei parchi pubblici che avevano poche giostre ma molto verde. Poi si arrivava all’ora di cena, si tornava a casa, si faceva la doccia, si mangiava e si andava a dormire. Oggi invece non si fa più tutto questo. Ci si alza alle sette come se si andasse a scuola e si viene trascinati in questi luoghi aperti, con gazebi, o piccole stanze dove si gioca, si fanno “laboratori creativi” che ormai vanno molto di moda. Oppure, in alcuni casi, si fanno tuffi in piscinette gonfiabili. Poi arriva l’ora del pranzo, che può essere incluso nel prezzo o meno, e si riposa, o si fanno attività tranquille fino all’orario nel quale i bambini vengono ritirati dai genitori, o portati a destinazione dai servizi “navetta” che prevedono un incremento della spesa settimanale.
Non voglio generalizzare. Sicuramente ci saranno dei posti perfetti, adatti a qualsiasi esigenza dei piccoli ospiti. Ma sono anche convinta che il comfort sia direttamente proporzionale al prezzo pagato. E premettiamo che il più economico dei campi estivi non lo è mai abbastanza. Non voglio accusare in alcun modo le madri che, costrette dal lavoro, devono obbligatoriamente portare i bambini da qualche parte perché non possono di certo farli stare soli a casa, o dai nonni, che già durante l’anno si fanno in quattro abbastanza. Portarli ai campi estivi è un modo per farli divertire, tenerli impegnati, e far passare velocemente la giornata, fino al momento nel quale si esce dall’ufficio e si torna da loro. Ma come ogni cosa “di moda” in un determinato periodo, poi non se ne può più fare a meno. E così anche tra le mamme che non lavorano diventa un’abitudine imposta dalla società.
Ma se non si vuole portarli, perché a loro non va, o semplicemente perché lo si considera uno spreco di soldi, soprattutto se si hanno più figli, ecco che vieni giudicata una madre egoista, che non pensa completamente al loro benessere. L’unica alternativa considerata come valida, è portare i propri figli in vacanza tre mesi. In quel caso, e solo in quel caso, si ha una ragione per non portare i propri figli al campo estivo. Anche se poi vorrei capire chi ha deciso che per loro andarci sia meglio. Così si usa l’arma del telefono: “Se non li porti, cosa faranno tutto il giorno? Li fai stare davanti al telefono o alla tv?”. Ed ecco di nuovo il senso di colpa che incombe. E invece no, non arrendetevi mamme. Si può aiutare i propri figli a gestire il loro tempo in modo costruttivo anche se sono a casa. Bisogna smetterla di giudicare gli altri. Mettere lo zampino nelle famiglie altrui è sbagliato, fatevene una ragione.