L’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, ai miei occhi suscita ormai semplice raccapriccio, di più, assoluta distanza “civile”, sia detto con sincerità estrema, pacifica, oltre ogni cenno ulteriore, “senza passione né interesse”, direbbe il poeta Boris Vian. Di fronte all'evidente deriva filo-putiniana, credo che gli antifascisti cui è rimasta percezione della piccineria politica altrui, debbano escludere perfino la vergogna: per l’Anpi e i suoi attuali titolari. Sarebbe oltremodo improduttivo, retorico: assai meglio infatti abbandonarli a se stessi, al loro miserrimo destino, in attesa della chiusura, della pietra tombale. Quanto a retorica, ritengo basti la loro, implicita-esplicita retorica stalinista, leninista, comunista, paranoica. Comunque irricevibile per ambiguità davanti ai massacri compiuti dai russi in Ucraina. Russia stato canaglia, Putin da immaginare alla sbarra per crimini di guerra, contro l’umanità, ciò che non hanno mai aggiunto.
Ritengo che sarebbe altrettanto retorico, del tutto irrilevante, ogni discorso accorato, letterario su cosa penserebbero i partigiani, chi ha davvero combattuto in armi la guerra di liberazione dal nazi-fascismo, con esattezza delle attuali posizioni politiche irricevibili dell’Anpi, negata guerra di aggressione da parte delle truppe criminali di Putin in Ucraina. Sul massacro di Bucha. In questi casi, non si discute, si va oltre, si va avanti, si sceglie di cancellare l’altrui meschinità dimenticandone l'esistenza; volendo, ma sarebbe un atto, ribadisco, retorico, che l’altrui piccineria ammetta il “beau geste” plateale di una tessera da strappare in faccia ai “complici” impliciti-espliciti di una subcultura politica già definita stalinista, leninista, comunista, paranoica.
Le ragioni che costringono gli antifascisti ad affrontare questa misera circostanza devono però essere a tutti chiare: l’Anpi in questi ultimi decenni è stata “infiltrata” da certa sinistra radicale, tutto è coinciso con la fine di Rifondazione comunista e d’ogni altro progetto di ricostituire il cadavere di un partito “di classe”. In questa forma di “entrismo”, termine che sempre un tempo veniva riferito ai trotskisti (e invece, unica eccezione, solo il partito di Marco Ferrando, il PCl, si è distinto per rifiuto del putinismo) certuni hanno pensato, appunto, di trovare nuove rendite di posizione, esattamente dentro le associazioni, chiamiamole pure “combattentistiche”. Anpi in primo luogo. Così fino a vivere la grande occasione di revanche stalinista, leninista, comunista, paranoica con la guerra di Putin all’Ucraina.
Sulla mensola degli orrori mentali sopravvive l’antico riflesso paranoico comunista, leninista, comprensivo d’ogni paccottiglia ideologica: il mito iconico dell’Unione Sovietica, reificato in Putin, i suoi colbacchi, i distintivi con il profilo puntuto di Lenin, gli ovali dei cosmonauti e le armi dei cecchini di Stalingrado, un tale giacimento subculturale ha trovato infine luogo e circostanze ottimali in cui riprodursi. D’altronde, si sappia che l’attuale segretario Anpi, Gianfranco Pagliarulo, già parlamentare del partito stalinista di Armando Cossutta, giunge dunque dalla stessa scuola che trovava legittimità al "boia" Milosevic. Restando invece sulla strage di Bucha, queste le sue dichiarazioni: "E' essenziale che una commissione d'inchiesta indipendente porti alle responsabilità effettive dell'accaduto".
Contro l'Anpi si è espresso il presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri: "Mi vergogno profondamente di leggere queste righe da parte di un'Associazione che sembra aver dimenticato che la Resistenza antifascista aveva scelto da che parte stare, chi fossero i nemici, dove e come riconoscere i colpevoli e le vittime". Leggo ancora che “la presunta eccessiva ‘terzietà’ o neutralità della posizione dell'Anpi ha creato se non malumori certamente distanze da altre federazioni locali, come quelle di Milano e Bologna, che sarebbero in disaccordo con la posizione espressa da Pagliarulo. L'Anpi milanese già da tempo si è schierato in difesa dell'Ucraina aggredita e a un recente evento ha esposto lo slogan ‘In ricordo della Resistenza Italiana, in onore della Resistenza Ucraina’. Una posizione netta, così come quella del distretto bolognese, che appare diversa rispetto a quella più cauta e ‘garantista’ dell'Anpi nazionale”.
"Mio padre Renato – parole ancora di Boeri - era comandante partigiano sui monti del Verbano-Ossola; suo fratello Enzo, da Napoli, coordinava insieme agli alleati angloamericani e al Cln il lancio di armi e dispositivi radio per sostenere la Resistenza contro gli aggressori nazifascisti. Mia madre Cini, come staffetta partigiana, accoglieva e nascondeva le armi e gli uomini paracadutati". In queste circostanze, si lascia che i morti seppelliscano i morti, ci si risparmia perfino il richiamo alla memoria dei partigiani. In questi casi si attende che sia cacciato Pagliarulo e chiunque altro ne condivida l'ambiguità che rende plastiche le posizioni putiniane, staliniste, irricevibili. Braccia conserte, come gli operai nei giorni dei grandi scioperi del 1943, si aspetta soltanto un rigurgito di dignità. Ora e sempre Resistenza!