Si sono svolti lo scorso giovedì ad Ardea i funerali di Simonetta Kalfus, la sessantaduenne morta dopo un intervento di liposuzione tra il dolore e l’incredulità dei suoi cari fra cui la figlia Eleonora che ha denunciato i medici ora indagati e il suo compagno con il quale presto si sarebbe dovuta sposare. Di questa bella donna rimane solo la foto dove sorridente e radiosa mostra il viso di una persona piena di vita e di progetti infrantisi contro un tragico evento che nel 2025 pare impossibile possa accadere ma che purtroppo non è così infrequente nel nostro Paese in quella che possiamo definire una vera e propria giungla di sale operatorie assolutamente improvvisate e non a norma e chirurghi estetici che continuano a lavorare anche dopo essere stati denunciati per lesioni gravi e danni irreversibili alla salute di numerose pazienti. Come è accaduto anche nel caso di Simonetta che ha iniziato a sentirsi male subito dopo l’intervento e che è deceduta dopo dodici giorni di agonia probabilmente per una grave sepsi. Per la sua morte, oltre a Carlo Bravi, il chirurgo che l’ha operata, sono indagati anche l’anestesista e il medico del pronto soccorso che l’ha dimessa sottovalutando gravemente i sintomi dell’infezione.
A complicare la posizione di Bravi ci sono le testimonianze di altre pazienti che negli anni hanno patito gravi lesioni e danni permanenti al loro stato di salute fra cui una donna che ha subito ben 7 interventi al seno per tentare di porre rimedio ad un errore del chirurgo, un’altra paziente che aveva chiesto un lifting al seno dopo la gravidanza e alla quale era stato reciso un muscolo con conseguente emorragia, perdita di conoscenza, grave infezione e deformazione permanente e un’altra ragazza ancora lasciata in balìa di se stessa dopo che l’intervento di asportazione di un lipoma alla schiena le aveva causato una pericolosa infezione. Per il secondo di questi casi Bravi era anche stato condannato ad un anno di carcere con pena sospesa ma continuava ugualmente ad operare. Ora i Nas hanno perquisito e sequestrato la sala operatoria in cui il chirurgo lavorava ricavata in un appartamento a Cinecittà e hanno riscontrato gravi irregolarità e mancanza dei requisiti necessari atti a garantire la sicurezza dei pazienti oltre a precarie condizioni igienico sanitarie che potrebbero essere all’origine di complicanze post operatorie e gravi infezioni. Purtroppo ci preme sottolineare che la vicenda che riguarda Bravi non è un caso isolato e spesso le persone che desiderano sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica o di medicina estetica sono costrette a destreggiarsi nelle sabbie mobili e se hanno la sfortuna di incappare in soggetti che esercitano abusivamente la professione oppure, pur essendo regolarmente iscritti all’Ordine dei medici, operano in contesti assolutamente non idonei a garantire la sicurezza dei pazienti, possono patire conseguenze molto gravi che rischiano di mettere a repentaglio la loro salute se non addirittura, in taluni casi, di causarne la morte. Il dato allarmante proviene dall’Istat : su 125 studi di chirurgia estetica ispezionati nel 2024, il nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma ha riscontrato irregolarità nella metà dei casi per motivazioni che vanno dalle carenti condizioni igienico sanitarie alla mancanza di cartelle cliniche e documentazione sul consenso informato da far sottoscrivere al paziente fino all’assenza di figure di professionisti indispensabili quando si opera in un simile contesto quali anestesisti e rianimatori. Se a ciò aggiungiamo la pubblicità ingannevole che alcuni medici estetici e chirurghi plastici fanno sui social network si capisce come il problema possa riguardare anche un pubblico molto giovane spesso attratto da promesse irrealizzabili come interventi di rinoplastica o aumento del seno da fare in mezz’ora in ambulatorio proposti a prezzi stracciati tra un balletto e l’altro su tik tok senza le minime e indispensabili indicazioni per la fase pre e post operatoria fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi intervento. Per tutti questi motivi è fondamentale che la politica intervenga il prima possibile per stabilire norme più severe atte a regolamentare un settore che lasciato allo sbando continuerà a provocare conseguenze davvero molto gravi perché la morte di Simonetta Kalfus e di Margaret Spada, solo per citare i casi più recenti, è frutto di errori e negligenze che nel 2025 non sono giustificabili in alcun modo.