La sparizione di Emanuela Orlandi è da sempre avvolta da un'aura da spy story. E oggi, con l'emergere di un documento segreto del Sismi datato 27 luglio 1983, il caso diventa ancora più complesso. Negli anni si sono susseguite ipotesi su sequestri incrociati, riscatti milionari, bande criminali e giochi di potere tra Vaticano, servizi segreti e istituti bancari. Un puzzle intricato, in cui il padre di Emanuela, Ercole Orlandi, potrebbe essere stato una pedina chiave. Messo pontificio con accesso diretto al Papa, conosceva informazioni segrete? Fu sua figlia la vittima di un ricatto in cui il riscatto non era solo in denaro, ma in segreti inconfessabili? Lo scenario che emerge è degno di un thriller politico. Il documento top secret parla di un possibile pagamento di riscatto e di un passaggio di mano della ragazza da una banda all'altra. Ma quale era la vera posta in gioco? Nel 1983, il Vaticano era scosso da due crisi colossali: il fallimento del Banco Ambrosiano e la tensione geopolitica causata dall'anticomunismo militante di Giovanni Paolo II. Il crack finanziario aveva messo in crisi lo Ior, diretto dall'arcivescovo Paul Marcinkus, che tentava di coprire i buchi lasciati dalla gestione spregiudicata di Roberto Calvi. Intanto, i servizi segreti di mezzo mondo orbitavano attorno al Papa polacco, temendo che il Vaticano fosse indebolito da scandali interni.


Le parole di Ercole Orlandi non lasciano dubbi sulla sua convinzione: “Emanuela fu rapita dai servizi segreti. Sono sicuro che è viva”, dichiarò nel 2001. Poco prima di morire, nel 2004, rincarò la dose con una frase ancora più inquietante: “Sono stato tradito da chi ho sempre servito”. Quali verità conosceva? Quali giochi di potere si celavano dietro la scomparsa della figlia? E soprattutto: perché il caso Orlandi sembra sempre sfuggire alla soluzione definitiva? Un'altra pista porta direttamente alla cronologia dei fatti. Il 22 giugno 1983 Emanuela sparisce dopo aver accettato una presunta offerta di lavoro da parte della Avon. Pochi giorni dopo, i giornali romani pubblicano annunci criptici con richieste di contatto a una misteriosa sigla, S.R., che solo in seguito si scoprirà essere il Sisde, il servizio segreto italiano. Il 27 giugno, il telefonista “Mario” (voce attribuita a Marco Accetti) chiama la famiglia Orlandi, accreditando l'idea di una fuga volontaria. Solo un depistaggio per coprire trattative segrete? Intanto, il 30 giugno 1983 la commissione che doveva pronunciarsi sul rimborso del Vaticano per il crac Ambrosiano rimanda la decisione sine die. E nello stesso periodo, Ali Agca, l'attentatore di Wojtyla, ritratta le sue accuse alla Bulgaria. E se la chiave di tutto fosse proprio in questi incroci? Il doppio sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori potrebbe essere stato usato come leva per le trattative sullo Ior? L'ipotesi non è mai stata esclusa, e il memoriale di Marco Accetti lo conferma: “Le due ragazze vengono trattenute per comprendere le reali ragioni del rinvio della decisione sul rimborso del Vaticano”. Lo scenario (non confermato) sarebbe: due adolescenti usate come merce di scambio in giochi di potere più grandi di loro. Ma chi tirava davvero le fila di questo intricato scenario? Un nome che continua a emergere è quello di Paul Marcinkus, il potente capo dello Ior, che per anni fu considerato intoccabile. Si dice che conoscesse troppi segreti, che sapesse troppo su come il denaro del Vaticano fosse stato utilizzato per operazioni opache, inclusi presunti finanziamenti a Solidarnosc. Il suo legame con Roberto Calvi, il “banchiere di Dio” trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, ha alimentato per decenni sospetti e teorie. Il documento del Sismi riemerso riaccende i riflettori su questo intrigo. La parola ora passa agli inquirenti della Procura di Roma e ai parlamentari della Commissione bicamerale. Riusciranno, dopo quarant'anni, a far luce su uno dei misteri più oscuri della storia italiana? O il caso Orlandi resterà ancora una volta intrappolato nel labirinto di depistaggi e segreti di Stato?
