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Condannato il “Califfo dell’Atac":
ecco come rubava i soldi
del parcheggio (ma ricorrerà in appello)

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

25 febbraio 2023

Condannato il “Califfo dell’Atac": ecco come rubava i soldi del parcheggio (ma ricorrerà in appello)
Il sosia del cantautore Franco Califano, già finito nei guai per alcuni concerti nei giorni di malattia, dopo il licenziamento è stato condannato per aver rubato dei soldi da un parcheggio dell’Atac. Ma lui si dichiara innocente e intende ricorrere in appello. Ecco il metodo per sottrarre il denaro spiegato dal pubblico ministero

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

È finito di nuovo nei guai l’ex autista dell’Atac e sosia di Califano che si esibiva nei locali. Ezio Capri, 58 anni, torna al centro delle cronache per una condanna per peculato e dovrà risarcire l’azienda, ma sembra già voglia ricorrere in appello. Non è la prima volta che finisce nei guai. Tutto è iniziato qualche anno fa quando venne accusato di truffa perché in alcuni giorni di malattia, tra il 2013 e il 2014, sembrava andasse a cantare nei locali dei Castelli Romani, sempre proponendo il suo classico repertorio legato a Franco Califano. E ancora, nel 2018, dopo che era stato trasferito, venne accusato di essersi appropriato degli incassi di un parcheggio dell’azienda a Piazzale dei Partigiani per circa 1400 euro. Alla fine venne licenziato e ora è arrivata la condanna in primo grado a due anni per peculato e l’obbligo di risarcire Atac di circa 5mila euro. Non tornavano i conti, come ha spiegato Atac: “Nel corso dei controlli sugli incassi conseguiti al parcheggio in piazzale dei Partigiani, l’azienda ha notato che vi è stata una contrazione degli importi rispetto a quelli incassati nello stesso periodo dell’anno precedente”.

Enzo Capri (a destra) con la band dedicata a Califano
Enzo Capri (a destra) con la band dedicata a Califano

Avviata anche un’indagine interna, proprio nel 2018 Capri venne licenziato. A seguito dell’ultima condanna, il pubblico ministero ha anche spiegato il metodo che avrebbe messo in pratica “Il Califfo dell’Atac” per sottrarre i soldi dalla cassa: “Forzava, senza alcuna autorizzazione, il sistema operativo per consentire l’apertura manuale della sbarra di uscita del parcheggio, previo pagamento in contanti da parte degli ignari clienti”. Dopo la condanna il 58ennne può ricorrere in appello, infatti il suo avvocato, Roberto Poraro, ha spiegato che ha intenzione di impugnare la sentenza visto che il suo assistito si è sempre dichiarato innocente: “Nell’istruttoria abbiamo provato tutti i malfunzionamenti del sistema parcheggi gestito da Atac”.

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