Che meraviglia la coferenza stampa di fine-inizio d’anno di Giorgia Meloni. Non abbiamo mai visto niente che si avvicinasse di più all’avanspettacolo. Lei, il presidente “Giorgio” col capello leccato dalla mucca, e se lo può permettere perché ha liberato quella fighetta intellettuale di Cecilia Sala che rompeva gli italici cabbasisi sulla questione dei Marò, che la Cecilia integerrima voleva giudicati dalle autorità indiane, mentre ora lei e la sua famiglia srotolano metri cubi di lingua (e giustamente, e vorrei vedere) dopo che quella fascistona della Meloni l’ha fatta tornare a casa. Epperò, la conferenza stampa di fine-inizio d’anno, come l’anno scorso, è un capolavoro di comica giornalistica. Così come quando le chiedono che ruolo ha avuto Elon Musk nella liberazione della Sala, e la Meloni risponde “nessuno” e non c’è neanche un giornalista che si alza per fare una sonora pernacchia. Ma l’apice si è raggiunto con Alexander Jakhnagiev, che per l’agenzia Vista ha chiesto alla Meloni se “calpestava le formiche”.
Adesso, ci sarebbe da domandarci, ove fossimo un paese serio, o anche semiserio: ma chi minchia invitano alle conferenze stampa della Meloni? No, perché Jakhnagiev, che ha fatto la domanda sulle formiche, citando niente di meno che sua nonna, è un giornalista? Sì e no, perché fondamentalmente è un pittore scultore, anche un po’ della domanica a guardare il suo curriculum. Ragazzi, è meraviglioso che alla conferenza stampa di inizio d’anno, quando il presidente del Consiglio "Giorgio" dovrebbe rispondere di cose serie, serissime, le fanno fare le domande dal pittore della domenica che le chiede se Giorgia Meloni pesta le formiche. D’altronde, e purtroppo, bisogna prendere atto di questo trend: le conferenze stampa di Giorgia Meloni sono puro avanspettacolo, l’avanspettacolo nobilitato in più occasioni dal presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, i cui artisti di riferimento sono Ficarra e Picone e Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (controllate in rete se non mi credete), i cui ministri della cultura sono stati Gennaro Sangiuliano con la testa cicatrizzata persa per una bonazza di cultura, e Alessandro Giuli, sogno segreto, ma neanche tanto, di tutti gli omosessuali romani poiché “ha un uccello tatuato fra le tette”. Giuli lo Spagnolo, lo chiamano, questi biricchini. Nessuno che abbia ad esempio, dopo lo scoop di Dagospia, chiesto alla Meloni come mai Maria Rosaria Boccia era a casa di Maria Pia La Malfa, moglie di Alberto Dell’Utri, gemello di Marcello, uno dei capi di Forza Italia. Ma come, ci raccontano la Boccia come l’ultima arrivata e invece lei frequenta casa Dell’Utri? C’è qualcosa tra Forza Italia e Fratelli D’Italia che non ci dicono? Ditecelo.
Per il resto, tra giornalisti hippie col codino, pazze scatenate delle Giornaliste Italiane (in senso buono), gente che passava lì per caso, non c’è stata una domanda una interessante. L'altra che ha prodotto almeno un altro contenuto virale per i social (oltre alle formiche), quella di Tommaso Ciriaco di Repubblica, che gli ha chiesto se avesse letto i libri di Scurati su Mussolini e se vedrà la serie con Luca Marinelli (e ha risposto che non vede niente da due anni, tranne la serie su Elisa Claps). E così non c’è stata sbrigata una questione dalla Meloni spettinata come la Giovanna Botteri (d’altronde ha liberato la Sala in Iran e quindi è giusto essere spettinate) tra battute, occhiate, smorfie e quant’altro. Non siamo in un regime, sono troppo ridicoli. Siamo in puro avanspettacolo, come teorizzato e praticato da Pietrangelo Buttafuoco, che è a capo della Biennale di Venezia. Come direbbe Totò: ma ci faccia il piacere.