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Luca Marinelli, la “sofferenza” di interpretare Mussolini e la "patente di sinistra" è un male necessario? Per Paolina Saulino sì: "Altrimenti al cinema non si lavora". Ma di storia cosa ne capisce?

  • di Paola Saulino Paola Saulino

9 gennaio 2025

Luca Marinelli, la “sofferenza” di interpretare Mussolini e la "patente di sinistra" è un male necessario? Per Paolina Saulino sì: "Altrimenti al cinema non si lavora". Ma di storia cosa ne capisce?
Luca Marinelli dice di aver "sofferto" per aver vestito i panni di Benito Mussolini in M - Il figlio del secolo, ma sembra più che altro un modo per mantenere salda la sua posizione in un cinema che rimane di sinistra, per gente di sinistra o che si professa tale. Un artista, invece, dovrebbe essere un "visionario", altro che lamentarsi per un ruolo...

di Paola Saulino Paola Saulino

Un po’ come se Julia Roberts dopo Pretty Woman avesse rilasciato un’intervista per de-puttanizzarsi, così Luca Marinelli manca di umiltà e gratitudine nei confronti della grandissima opportunità che ha avuto di interpretare un personaggio il cui fascino storico è indiscusso e indiscutibile, Benito Mussolini. Marinelli, come Alessandro Borghi, è diventato famoso grazie al film Non essere cattivo di Claudio Calligari, e anche lui, come il collega, forse non ha capito che non è un pensatore/intellettuale, ma uno che deve recitare e ringraziare, visto che fino a 10 anni fa non riusciva a mettere in croce il pranzo con la cena, ed oggi invece è considerato un attore anche molto bravo. Il buon Marinelli racconta che per lui "è stato frustante e doloroso interpretare Mussolini", tanto da far vedere in anteprima il girato alla sua nonna, quasi per farsi assolvere. Ma solo a me questo belare flebile sembra essere stupido pleonastico e falso? Al netto che Marinelli, come attore, poteva rifiutare la parte se cotanto dolore morale gli arrecava, e invece no, ha incassato il lauto compenso e poi via con le interviste da radical chic. Sì, perché gli attori devono essere di sinistra, comunisti o almeno sinistroidi, altrimenti non puoi far parte appieno del mondo dell’arte. Più di sinistra sei e più sei intellettuale, e guai a non esserlo altrimenti perdi l’ambita etichetta di artista, e non solo lo devi essere, lo devi dire, anche se non capisci un caz*o di storia e di politica, devi dirlo, perché così funziona, così fa figo! 
 

Luca Marinelli nel film M - Il figlio del secolo
Luca Marinelli nel film M - Il figlio del secolo

Questo atto di identificazione e sovrapposizione tra cultura e sinistra, risulta poi finire per essere, come in questo caso uno svilente messaggio attoriale che a me suscita l’effetto opposto, e cioè un depotenziante e de-energizzante racconto dell’arte e dell’approccio all’interpretazione del personaggio. Questo commento giudicante e didascalizzante di Marinelli nei confronti del personaggio cattivo interpretato, toglie poesia al mestiere dell’attore che non dovrebbe mai giudicare il suo personaggio, ma anzi accoglierlo, capirlo, abbracciarlo, e amarlo. Criticare Mussolini non è il giusto modo (da attore) di raccontarlo, la bellezza di far l’attore è la sfida di portare il pubblico a far amare, comprendere, giustificare, il personaggio cattivo, quasi fino ad assolverlo, magari identificandosi, perché il compito dell’attore è “lavorare con la merda”, c’è tanta umanità nella merda, e quella va raccontata, cercando di capire analiticamente cosa è successo nella storia di vita di un personaggio cattivo che lo ha portato a sostituire un paradigma di normalità con uno deviante e dannoso. Raccontare Mussolini partendo dalle sue mancanze e dalle sue fragilità, umanizzandolo, restituirebbe la dignità umana che ognuno come attore dovrebbe concedere al personaggio che si interpreta, chiunque esso sia, anche un criminale, un pedofilo, un assassino.  Altrimenti qual è il bello di fare l’attore? Charlize Theron ha vinto un Oscar per aver saputo raccontare una serial killer in Monster. È ovvio che uccidere non è mai una soluzione e questo va punito, ma il cinema nella sua immensità può riuscire a fornire un nuovo punto di vista nel guardare il cattivo, anche continuando a condannarlo, anche non riuscendo a comprenderlo del tutto, ma accogliendolo, in quel gioco strano della vita che per questioni di millimetri a volte ci fa passare da essere abusato ad abusante, da vittima a carnefice, da debole a prepotente, da buono a cattivo. Un Artista non dovrebbe fare e ripeto “fare” il sinistrifero, giusto per accaparrarsi un posto nel cenacolo degli intellettuali falsi come i loro modi di fare radical chic, ma dovrebbe essere e ripeto “essere” un visionario, uno che dispensa ideali anche contro la concretezza di pensiero triste della realtà, un attore dovrebbe dare nuova vita, nuova dignità a un personaggio, chiunque esso sia, raccontando una vita, nonostante tutto, e non cercare di racimolare consensi. Questo tipo di intellettuali artistiferi non rappresentano l’idea di raccontare storie, e per quanto mi riguarda se ne possono andare affanculo con le loro interviste acchiappa consensi e i loro completini Armani di cui sono testimonial.

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