Emanuela Orlandi potrebbe realmente aver vissuto degli anni a Londra dopo la sua scomparsa nel 1983? Il prossimo 22 giugno saranno trascorsi quarant’anni dal giorno in cui si sono perse le sue tracce, un anniversario importante, che cade a pochi mesi di distanza dall’apertura della prima inchiesta in Vaticano, per indagare sul mistero della sua sparizione. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha svelato il contenuto di una lettera datata 1993 in cui l’Arcivescovo di Canterbury scrive al Cardinale Poletti, facendo chiaro riferimento alla vicenda di Emanuela. Per Pietro non ci sono molti dubbi sulla pista londinese: “Ho motivo di credere che sia stata portata a Londra. Di questa lettera ho abbastanza la certezza che sia autentica, delle altre cose sto verificando. È del 1993 quando Poletti non era già più arcivescovo di Roma, ma era arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. La lettera viene intestata proprio a questo nome”. Questa missiva si collegherebbe ad altri elementi che collocherebbero Emanuela a Londra: i documenti pubblicati dal giornalista d’inchiesta Emiliano Fittipaldi nel 2017. Cinque fogli che altro non sono che il “resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del Vaticano per le attività relative all’allontanamento domiciliare della cittadina Emanuela Orlandi”, questo il titolo del documento, dal 1983 al 1997. Nella lettera tra le due personalità ecclesiastiche si fa riferimento a un indirizzo contenuto proprio in quei cinque fogli, che il Vaticano aveva immediatamente bollato come falsi, nonostante fossero conservati in una cassaforte della Prefettura degli Affari Economici del Vaticano: “La cosa strana è che viene spedita in quel luogo a Londra che fa riferimento anche ai cinque fogli: Clapham Road”. A questo indirizzo si troverebbe il luogo in cui Emanuela sarebbe stata tenuta nascosta per diverso tempo. Una casualità?
L’arcivescovo di Canterbury scrive così: “Cara Eminenza, sapendo che sarà per qualche giorno qui a Londra, mi sento in dovere di invitarla a farmi visita nei prossimi giorni per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi di cui sono a conoscenza. Dopo anni di corrispondenza, penso sia giusto discutere di una situazione di tale importanza personalmente. Mi faccia sapere se può servirle un traduttore personale o se nel caso la porterà con lei. Attendo la sua risposta nei prossimi giorni”. Pietro Orlandi ha dichiarato di aver consegnato personalmente la lettera in questione al Promotore di giustizia in Vaticano, Alessandro Diddi, che sta seguendo il caso Orlandi: “Io l’ho consegnata personalmente a Diddi e mi auguro che il Vaticano, da quando ho consegnato questa lettera, abbia ascoltato l’arcivescovo, perché è ancora vivo”. Viene quindi da chiederci se Diddi l’abbia o meno convocato, dal momento che la volontà del Promotore era quella di fare chiarezza, nonostante il ritardo di ben quattro decenni.