Con l’avvicinarsi del quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, esce in libreria la nuova opera di Pietro Caliceti, professione avvocato e scrittore, che noi di MOW abbiamo intervistato. “Vatican Tabloid”, un romanzo, che secondo l’autore potrebbe rivelarsi un valido aiuto nelle indagini, in quanto presenta in modo ordinato tutto quanto ciò che è emerso in questi quarant’anni trascorsi dalla sparizione delle due ragazze nel 1983. Ma in che modo la vicenda di Emanuela e Mirella si lega al libro? Warren Hamilton, personaggio di fantasia, è salito al soglio pontificio da pochi mesi quando gli viene recapitata una lettera anonima. Si tratta di una minaccia o è solo opera di un mitomane? E poi, quasi contemporaneamente, delle ossa umane vengono rinvenute nell’ambasciata della Santa Sede. L'ipotesi che possa trattarsi dei resti di Emanuela e Mirella non tarda ad arrivare, in una storia in cui realtà e fantasia riescono a fondersi perfettamente. Un episodio simile, realmente accaduto, risale al 2018. Al tempo la scoperta fece nuovamente esplodere il caso della scomparsa delle due giovani, in cui da sempre si ipotizza il coinvolgimento del Vaticano. L’autore ci ha raccontato come mai ha definito la vicenda di Emanuela il caso Kennedy all’italiana: “Entrambi sono tutt’ora insoluti, e hanno fatto fiorire ogni sorta di teoria complottista, diventando nel tempo una metafora dell'inconoscibilità della verità. Tutto questo me li fa sentire estremamente vicini”. Non solo, ci ha anche svelato che una delle intenzioni alla base del libro è quella di dare maggiore visibilità alla scomparsa di Mirella, da sempre più in ombra rispetto a quella di Emanuela: “Di lei non ha mai parlato quasi nessuno, e di certo non con lo stesso eco che ha avuto la vicenda di Emanuela. Il libro vuole essere un tentativo di ridarle la giusta attenzione”. Noi abbiamo letto il libro in anteprima, ma da domani potrete trovarlo in libreria!
Dall’assassinio di Kennedy alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Qual è il legame che li unisce?
Per me i legami sono molti, tantissimi aspetti accomunano le due vicende. Entrambi hanno visto indirizzarsi i sospetti sulla politica internazionale, sulla mafia, sulla malavita spicciola e sull’opera di un pazzo isolato. Entrambi sono tutt’ora insoluti, e hanno fatto fiorire ogni sorta di teoria complottista, diventando nel tempo una metafora dell'inconoscibilità della verità. Tutto questo me li fa sentire estremamente vicini. È quasi incredibile che abbiano un’affinità così profonda.
Il caso Kennedy all’italiana?
Siccome in America hanno scritto cose egregie sul caso Kennedy, e non solo giallisti spiccioli, ma autori del calibro di James Ellroy e lo stesso Don DeLillo. Sono venute fuori delle opere letterarie di assoluto valore, e mi sono detto perché non provare a fare qualcosa del genere anche in Italia? Con quello che è a tutti gli effetti, per come la vedo io, l’equivalente del caso Kennedy. Questo è stato l’inizio del progetto.
Invece cos’è che li differenzia?
Dopo tutti questi anni non si è cavato un ragno dal buco, per tutte le teorie che ci sono state e che casualmente sono quasi indirizzate sugli stessi soggetti. La grande differenza, rispetto al caso Kennedy è che in Italia c’è un elemento in più: il Vaticano.
Il libro si attiene a fatti realmente accaduti?
A parte due o tre snodi, chiaramente romanzati, tutte le affermazioni che io metto in bocca ai personaggi del libro appartengono a persone che sono realmente esistite, sono presenti negli articoli, atti d’inchiesta, interviste, documentari, docufilm che in questi quarant’anni sono stati prodotti sul caso di Emanuela Orlandi. Questo è un aspetto essenziale del libro.
Senza fare spoiler, il libro ha un finale che uno non si aspetta. L’aveva pensato così fin da subito?
Questo fa parte del mio metodo si scrivere. Io lavoro moltissimo sulla scaletta, sull’architettura del libro. Costruendo ogni capitolo e l’intersezione tra i vari capitoli, in modo da avere sempre un ritmo molto alto e una trama che sta in piedi e che sia accattivante. Quando inizio a scrivere io so già cosa dirò in ogni capitolo, ovviamente anche in quello finale. È chiaro che nello scrivere questo schema continua ad affinarsi e migliorarsi.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno in qualche modo influenzato la stesura del libro?
No, perché a mio modo di vedere non hanno aggiunto molto a quello che si sapeva già quando scrivevo il libro. Ovviamente è positivo che ci sia stato questo ritorno di attenzione sul tema, che il Vaticano abbia deciso di aprire le indagini e altrettanto sembra che voglia fare lo stato italiano. Sicuramente è stato dovuto, in gran parte, agli sforzi di Pietro Orlandi. Speriamo che da queste nuove indagini possa venire fuori qualche passo in più sulla verità. Negli ultimi due anni non mi sembra che ci siano state svolte particolari nell’accertamento dei fatti. Vedremo adesso.
Da chi ha tratto ispirazione per la caratterizzazione dei personaggi?
I personaggi sono quelli del libro precedente “L’opzione di Dio”. Sono ovviamente dei personaggi di fantasia. Per il cardinale Hamilton mi sono ispirato molto alle vicende del cardinale George Pell, che aveva una storia simile a quella che racconto. Hamilton lo vanno a pescare in Africa, quando il papa attuale sta morendo, per candidarlo al pontificio. Uno dei motivi per cui lo vanno a cercare è perché lui ha dimostrato di essere bravo con i numeri. Si immagina che lui avesse messo insieme una procedura che puntava a far chiudere con una transazione la maggior parte dei casi di pedofilia prima che arrivassero in tribunale. Offrendo ai genitori delle vittime pochi, maledetti e subito soldi.
Un sistema realmente esistito?
Sì, l’aveva inventato il cardinale George Pell che era l’arcivescovo di Melbourne. Tanti episodi che si raccontano nel passato di Hamilton, un passato da pedofilo, sono episodi che sono stati imputati allo stesso Pell. Gli altri personaggi principali del libro sono i due fratelli Macchia, per loro mi sono ispirato ai fratelli Karamazov. Il progetto di partenza era quello di provare a riscrivere i fratelli Karamazov in chiave contemporanea.
A ispirarle la storia è stato anche il ritrovamento delle ossa nel 2018?
Sì. Assolutamente. Questa è stata l’ultima grande “svolta” del caso, infatti, nel mio libro, immagino che ci sia un ritrovamento analogo che fa scattare tre indagini che si incrociano tra di loro.
Questo libro è stato anche un modo per dare più visibilità a Mirella Gregori?
Più studiavo il suo caso e più mi rendevo conto dell’ombra in cui era stata rilegata Mirella. Di lei non ha mai parlato quasi nessuno, e di certo non con lo stesso eco che ha avuto la vicenda di Emanuela. Il libro vuole anche essere un tentativo di ridarle la giusta attenzione.
In un certo senso la sua sparizione potrebbe essere più misteriosa di quella di Emanuela?
Sì, per me è molto più misteriosa. Chi leggerà il libro scoprirà le varie ipotesi.
Cosa ne pensa dell’audio in cui Marcello Neroni accusa Wojtyla?
Ho certe idee su Wojtyla, però devo dire che questa affermazione non mi convince particolarmente. In tutto il materiale che ho letto su di lui non ho mai trovato un’affermazione di questo genere, quindi mi sembra un po' non provata.
Secondo lei Wojtyla era a conoscenza di quanto accaduto ad Emanuela?
Che lo sapesse direi che è pacifico, tant’è che è anche un dato storicamente accertato che l’avevano avvisato della sparizione di Mirella quando era ancora in Polonia, si stava imbarcando sull’aereo che da Cracovia doveva riportarlo a Roma. Attraverso la segreteria di stato, quindi il cardinale Casaroli, fu informato fin dal primo momento, ancora prima che la vicenda venisse resa pubblica.
L’ipotesi di Londra la ritiene attendibile?
Quella è stata una cosa di cui non ho tenuto conto nel libro, ma al momento non aggiunge molto, teorie simili c’erano già state. La localizzavano in Germania in particolare.
Scriverà ancora su Emanuela?
Sinceramente non credo, a me interessava fare questo esercizio, ma all’interno di un discorso più ampio iniziato con “L’opzione di Dio”, e questo voleva essere il secondo passaggio. Idealmente vorrei concludere con un terzo volume quella che nella mia testa è una trilogia.
Qual è secondo lei la pista più plausibile?
Un’ipotesi la faccio avanzare dai personaggi del mio libro, quindi inviterei i lettori a leggerlo. Mi auguro che in qualche modo possa riportare ancora di più l’attenzione su queste due ragazze, soprattutto su Mirella che è stata un po' dimenticata nell’immaginario di tutti. Spero anche che possa essere d’aiuto agli inquirenti, sia in campo Vaticano che statale, perché sintetizza e mette ordine in tutto quello che è stato detto in quarant’anni di indagini. Il problema di questo caso è che è stato scritto fin troppo, e quando ciò accade c’è il rischio di perdersi nel dettaglio non riuscendo più ad avere un quadro d’insieme.