Quello che ha raccontato questa donna è devastante. Devastante. E non solo per il racconto che fa anche per un altro motivo, che vi dico tra poco. Lei è una dottoressa americana, di terapia intensiva, che è stata a Gaza per due settimane. In uno degli ultimi ospedali rimasti funzionanti a Gaza. Ciò che racconta a Piazzapulita è devastante soprattutto quando parla di bambini. Di fratelli che non riconoscono le sorelle da quanto sono ustionate; di ragazzini che si ritrovano senza genitori e familiari dopo un bombardamento. Di dinastie interrotte: perché non è rimasto più nessuno a portare avanti i nomi di 902 famiglie. Di piccole mani amputate sul pavimento del pronto soccorso. Dice che ha lavorato in molte guerre ma una carneficina così non l'ha mai vista; una carneficina compiuta nei confronti di una popolazione che - oltretutto - non può scappare. Ora: io vi invito a vederla. E vi invito a vederla in qualsiasi modo la pensiate sulla guerra che sta portando avanti Israele. Ma in qualsiasi modo la pensiate voglio dire una cosa, ed è il motivo per cui ciò che dice la dottoressa Usa è devastante: perché ci sbatte in faccia con onestà, in modo chiaro, lucido che alla fine è sempre una guerra più che tra due popoli, tra il potere contro la povera gente, e a farne le spese sono sempre ovviamente questi ultimi. Ovunque. In qualsiasi epoca storica e in qualsiasi luogo. È banalissimo quello che ho appena detto, ma trovo sempre più assurdo che parliamo di progresso, siamo arrivati all'intelligenza artificiale eppure ancora qua siamo. Ad ammazzare il popolo, a danneggiare le persone. Lì con le bombe, da altre parti con il rincoglionimeno e l'impoverimento e indebitamento di massa.
C'è una cosa che a fine intervista dice la dottoressa, bellissima, bellissima anche se tragica: ciò che ho visto mi ha fatto pensare al ruolo che abbiamo come medici, che non è solo quello di curare ma a questo punto anche quello di testimoniare. Lo dico soprattutto a chi si crede in pace con se stesso mettendosi la spilla dell'anguria in solidarietà al popolo palestinese, e poi continua a discettare di diritti dal suo bel loft romano, o a chi scambia inutili azioni di boicottaggio per una forma di dissenso. No signori il dissenso è altra cosa. Il dissenso è non accettare più compromessi. Il dissenso è cominciare a essere molto più intransigenti. Verso il disastro culturale in cui stiamo sprofondando. Prima di tutto verso questo. Solo che appunto in Palestina e in altre parti del mondo distruggono ancora con le bombe, in altre parti - come ho appena detto - con l'ignoranza e il ricnoglionimento di massa.