Per alcuni è un segno evidente che sono un reazionario. Altri mi chiedono se sono un ciellino. Altri ancora mi danno dell'eroe o del coglione (di solito usano il sinonimo incosciente). Da qualche giorno invece una senatrice di Fratelli d'Italia mi trova super cool. Ho semplicemente 4 figli. Da due donne diverse. In questi giorni di vacanza li ho visti giocare insieme e ogni volta quasi mi commuovevo. Ma ogni giorno, ogni ora, mi preoccupo: perché Virginia sono tre giorni che mangia pochissimo, Orlando deve fare la visita al torace, ho l'ansia per Anita che ha due anni ed è spericolata mentre Agata è in preadolescenza e si è appena fidanzata. Ma, come ogni genitore dotato di buon senso sa - sì sto per dire una banalissima banalità - l'amore supera di gran lunga le ansie, le preoccupazioni e le difficoltà. No, cara senatrice Mennuni, non è la maternità che deve tornare a essere cool: sono proprio i figli a essere fighi. E se proprio vogliamo vederla dalla parte di chi deve fare la scelta di averli, a essere cool è la genitorialità tutta, non solo la maternità (cos'è, mi devo sentire discriminato come padre?). Però una cosa va detta, a sua discolpa: Lavinia Mennuni, la senatrice di Fratelli d'Italia, utilizza esempi e parole sbagliate ma tocca un argomento giusto. Peccato che, come al solito, quando c'è da risolvere il problema di madri e maternità, interveniamo sempre e solo sui sintomi e mai sulla causa.
Non è un caso che per quanto ci sforziamo, come società, a lottare per l'integrazione delle donne nel mondo del lavoro e per la parità di salario, la notizia è che la situazione resta drammatica. I dati dell'Ispettorato nazionale sul tema sono impietosi: nel 2022 45mila madri hanno lasciato il loro impiego, di queste circa il 64% l'ha fatto per la motivazione più scontata, cioè la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Quasi l'80% ha tra i 29 e i 44 anni. Gli uomini? Sono solo il 7,1 percento. Anche perché in una famiglia, nove volte su dieci, chi guadagna meno è proprio la donna. Le soluzioni individuate? C'è chi dice di alzare gli stipendi, chi dice che il costo della vita deve scendere. Mo' la Mennuni se n'è uscita che bisogna mettere in mezzo il marketing. Ma per favore. Niente di tutto questo basta e basterà. Perché la verità è che questo modello di vita su cui vogliamo giocare la partita della parità, tutto incentrato sulla carriera, sul successo, sulla produttività, è un modello di vita maschile, sviluppato a partire dalle esigenze del maschio. Se vogliamo davvero cambiare la mentalità (e non rendere le donne soltanto i nuovi uomini) c'è bisogno di soluzioni molto più radicali, di una rivoluzione sociale in grado di creare un modello di società che metta sullo stesso livello del lavoro il tempo che dobbiamo passare con i nostri cari e il tempo per noi stessi. Se smettessimo di rincorrere la parità affidandoci a un modello maschile (come fanno quasi tutte le femministe) capiremmo che avere uno stipendio buono e avere il tempo da dedicare alla famiglia non sono concetti sacrificabili uno per l'altro. Ancora oggi il padre che passa del tempo con i propri bambini viene visto come un esempio: "Ah, guarda come è bravo, un padre modello" mi sento ripetere spesso quando mi occupo dei miei figli. Qualcuno continua a usare pure il termine mammo. Signori, è normalissimo. Il problema semmai è che alle madri succede l'esatto contrario, e cioè che oggi è tutta la società che le fa sentire in colpa quando decidono di passare del tempo con i propri figli. L'amico Orlando, che lavorava come responsabile del personale di una grande azienda dell'orologeria, convocò nel suo ufficio una donna incinta a cui sarebbe scaduto il contatto. La prima cosa che le disse fu: "Ecco la sua assunzione a tempo indeterminato, così può fare la maternità in assoluta serenità". La donna si mise a piangere dalla felicità, era incredula. Si aspettava di essere licenziata. Chiaramente Orlando in quell'azienda durò pochissimo. Questo aneddoto (a parte dimostrare che ho anche altri amici oltre a Corona, lo dico a uso e consumo di Selvaggia Lucarelli e delle sue adepte) ci racconta che facciamo tanto i moderni e gli evoluti ma ci sono ancora molte realtà e ancora molti imprenditori che, senza rendersene conto, puntano il dito contro le madri. E che contribuiscono a farle sentire in difetto.
Cosa voglio dire? Che la battaglia delle donne e per le donne va fatta sulle possibilità di accesso al lavoro, certo, sugli stipendi, chiaro, ma anche e soprattutto sul tempo che ogni persona può avere per dedicare a sé e a chi desidera. Il modello sociale in cui viviamo va messo in discussione tutto, non solo per ciò che riguarda le tematiche legate alla performance e al guadagno, altrimenti restiamo vittime di un sistema iper-capitalista e iper-consumista che è proprio la causa principale di quelle tensioni e frustrazioni che stanno fratturando il benessere sociale. In Italia e in gran parte del mondo. Quello che nessuno dice è che a essere in crisi oggi non c'è solo il ruolo dell'uomo, ma anche quello della donna, che fa sempre più fatica a essere e a concepirsi come madre e non ha ancora trovato una sua dimensione nel mondo del lavoro (perché, appunto, è una dimensione profondamente viziata da un approccio maschilista). Cara Lavinia, non c'è bisogno di rendere la maternità cool. La maternità e la genitorialità sono già cool. Sono la cosa più bella dell'esistenza, altrimenti ci saremmo già estinti. Questo lo sappiamo, ma sappiamo anche altre due cose: 1) non è vero che il benessere economico porta più figli, anzi spesso è il contrario, perché 2) la vera malattia è quella che il sociologo Ricolfi definisce super individualismo. C'è bisogno di pensare una nuova società con nuovi modelli, comunitari, umanistici, condivisivi. Sfruttando la tecnica e la tecnologia per migliorare le condizioni di vita senza però consegnarsi a essa, altrimenti saremo ogni giorno sempre più schiavi di un sistema che ci premia solo e soltanto non come esseri umani ma come esseri produttivi. E come esseri produttivi, ricordatevelo, sono molto meglio i robot di noi.