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Crisi d’amore in casa Sony:
davvero i Maneskin lasciano
la major o sono voci di corridoio?

  • di Angelo Calculli Angelo Calculli

12 settembre 2023

Crisi d’amore in casa Sony: davvero i Maneskin lasciano la major o sono voci di corridoio?
Cosa sta accadendo all’interno della Sony? Va lo raccontiamo noi con la prima puntata della rubrica curata dal produttore Angelo Calculli. Da Pico Cibelli (ex local director) & Co. passando per il duo Chiummariello-Magaletti (manager e avvocato), con il loro pacchetto di artisti fino a Fedez e poi il dilemma dei dilemmi: i Maneskin sono davvero vicini a un addio o si tratta solo di rumors?

di Angelo Calculli Angelo Calculli

Parto dal presupposto che le voci di corridoio a volte ci azzeccano. Io stesso ne ho la prova "provata" e riguarda, per assurdo, proprio Sony. Era il 16 Aprile del 2022, mi trovavo a trascorrere la Pasqua a Montecatini Terme con la mia famiglia e con Chiello. Mi arriva una telefonata che mi racconta di un meeting tenutosi qualche settimana prima, in una casa privata (che per ovvie ragioni non nomino) durante il quale i vertici della Warner avevano incontrato in gran segreto (ma non tanto per averlo saputo io) Pico Cibelli (ex local director Sony Music Italia) per trattare il suo passaggio alla nuova discografica, la Warner Music Italia. Inviai un messaggio di auguri di Pasqua a Pico Cibelli al quale seguì una risposta di auguri. Il mio successivo messaggio fu risposta scherzosamente “Auguri Presidente!” e la successiva risposta con faccine sorridenti di Pico fu "Girano voci folli. Ogni due anni mi fanno Presidente". Della notizia dell'incontro, essendo stato sempre "uomo d'azienda" riconoscente verso le persone che mi hanno dato lavoro e opportunità, avvisai subito Marco Alboni. Quella volta purtroppo prestò poca attenzione alla notizia, forte delle "non veritiere" rassicurazioni ricevute da Londra. Il resto lo conoscete già.

Angelo Calculli
Angelo Calculli

Il cambio di etichetta repentino di molti soggetti apicali di Sony e di altrettanti artisti

Avendo mangiato pane e azienda per moltissimi anni, non c'è da stupirsi per l'improvviso cambio di etichetta da parte di Cibelli. D'altronde Rosi, Presidente della Sony, non ha mai pensato (forse fatto credere sì) di mollare l'osso nonostante le pressioni che pare avesse ricevuto proprio da Cibelli. C'è da stupirsi invece per il trasferimento in massa e il fuggi fuggi che ha generato la dipartita di Pico: Gianluca Guido in testa a tutti! Per me è la chiara rappresentazione che in quella "Repubblica" esisteva uno staterello autonomo come San Marino con l'Italia. E quello staterello era lì e covava e forse invocava una propria autonomia. Forse col senno di poi in Sony avranno pensato di aver fatto una piccola, innocente cazzata. Ammetto che tra me e Rosi non è corso buon sangue per via della prima "dipartita" importante che fu quella prematura di Achille Lauro. Con sincerità lo scorso anno ho teso una mano per tentare una conciliazione d'animi, ma Rosi è bresciano: duro e fermo sulle sue posizioni. Ha rispedito con educazione la mail al mittente e la cosa è finita lì. Magari un giorno rifletterà sul fatto che la Sony grazie al sottoscritto ha incassato una ingente somma per lo svincolo di Achille Lauro e forse, ribadisco forse, si è salvata da una situazione di esposizione economica sull'artista che oggi grava invece sull'etichetta che ha proprio come Presidente il suo braccio destro e sinistro. Ex. E chissà che adesso con il nuovo manager Stefano Clessi (ottima scelta cercata da Clessi già dal periodo di Mille) il navigar della "Achille Lauro" non cambi nuovamente mare e rotta. La nave, intendo.

Achille Lauro
Achille Lauro

Il Trasferimento di Massa: il “calciomercato” della Musica

Il "calciomercato" musicale era una logica conseguenza: mi permetto di dire che fosse già stata pianificata nel corso del famoso meeting con i londinesi a Milano. Più che un dubbio, personalmente ne sono convinto. Come in un cambio di allenatore, Cibelli con i londinesi avrà sicuramente giocato la carta del reparto "tecnico" e dei calciatori che l'avrebbero seguito. E così è stato. Per gli artisti, poi, parliamoci chiaro, è un pò quello che accade nelle banche: non è l'etichetta della banca che importa alle persone ma sono i Direttori e i Funzionari con cui si crea un rapporto. Quando cambiano banca, i clienti li seguono, specie se sono stati sempre trattati bene. Quindi non credo che l’emorragia di risorse e artisti in Sony sia terminata. Una emorragia è dura da arrestare, specie quando la ferita è grande e la garza è piccola. Forse a livello di risorse sì, anche perchè chi è rimasto? Per gli artisti invece penso per esempio ai Pinguini Tattici Nucleari che hanno perso ben due riferimenti all'interno della Sony: e non due riferimenti qualsiasi. Professioniste che ne hanno curato, e bene, il progetto fin dal loro nascere e oggi anche loro "fuggite" in Warner (sempre a proposito di "pastoni") e Universal. Penso a Salmo, nella stessa condizione, e persino il gruppo che fa capo a Slait. Non mi meraviglierebbe leggere tra non molto tempo di altri artisti che possano prendere strade che li conducano a Warner o ancora di più verso l'unica leader di mercato che è la Universal ben guidata dal presidente Massara. Ecco, per esempio, la dipartita di Jacopo Pesce da Universal non ha comportato alcun fuggi fuggi: come mai? Persone differenti. Tutto qui.

Pinguini Tattici Nucleari
Pinguini Tattici Nucleari

I Maneskin: la vera incognita sull’abbandono di Sony Italia da parte della band internazionale più forte d’Italia

Rosi, sempre nell’intervista che ho letto, ne esalta non solo i numeri ma anche le doti. Onestamente avendo frequentato quella etichetta che sosteneva che “Rolls Royce” a Sanremo avrebbe procurato lanci di pomodori e ortaggi vari, non mi meraviglierei se inizialmente la fiducia verso i Maneskin ce l'avesse avuta solo la loro ex manager e ancor di più Fabrizio Ferraguzzo. Forse per l'etichetta quello che è accaduto era inaspettato: Sanremo, Eurovision, non credo l'avessero previsto, ma sicuramente poi lo hanno cavalcato. Credo invece che Ferraguzzo abbia sempre intravisto nei Maneskin quello che oggi vediamo tutti. Numeri incredibili e soprattutto non relegati al mero mercato italiano, performance strabilianti e concerti in tutto il mondo sold out. Liberi di offendermi con parolacce assurde, ma credo che Sony non abbia alcun merito. Il merito è dei ragazzi che probabilmente avevano ed hanno una chiara visione del loro percorso e non hanno mai zizzagato tra generi e tentativi fatti senza una pianificazione chiara, e di Ferraguzzo che ha una visione e una competenza che nessun altro ha. La "nave" sopra citata avrebbe dovuto tentare di attraccare al porto di Ferraguzzo per tentare la sorte all'estero. La competenza di Fabrizio gliela riconosco dai tempi dell’album “1969” di Achille Lauro, nonostante quello che dicono i produttori dei vari brani, quell'album deve tutto a Fabrizio Ferraguzzo e Enrico Brun. Tornando alle voci di corridoio, i Maneskin potrebbero lasciare la Sony Italia. Non so se sia vero, ma credo non sia una ipotesi da scartare. Una organizzazione come quella attuale in Sony, che conta ancora su ruoli apicali diciamo un pò datati è in controtendenza con le concorrenti. Nonostante Rosi dica che il Barcellona senza Messi non è retrocesso, la realtà è che il Barcellona senza Messi non è più il Barcellona di Messi. Non necessariamente deve retrocedere. Banalmente non lo è più. Dovrà attendere un altro Messi. Ma scherzi a parte, proprio per la vicenda Alboni/Cibelli, in cui voci da ambo i lati smentivano quello che poi è accaduto, credo che anche in questo caso le voci stesse non siano da sottovalutare. Potrebbe essere la volta buona che da Londra o dagli USA magari capiscano che ognuno compie un corso e un ciclo e che per tutti noi, me compreso, arriva il momento di farsi da parte e lasciare spazio a chi porta freschezza e novità. Tranne però quei casi un cui si ha l'ambizione e la convinzione di essere Dio in terra e di saper fare tutto da soli. Ma l'altro giorno da un post che ho letto su Instagram, anche “Dio” alla fine ha abdicato, non potendo essere il manager di se stesso per incapacità.

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