Crudele. Feroce. Disumano. Come è possibile non paragonare Filippo Turetta ad un qualcosa di vicino alla mostruosità? Giulia Cecchettin è morta per lo shock emorragico causato dalle coltellate infertele. Oltre venti. Un fendente l’ha raggiunta sotto la scapola e quella potenzialmente letale al collo. Lei, però, ha cercato in ogni modo di sopravvivere alla furia omicida dell’ex, ma non ce l’ha fatta. Pur avendoci provato fino in fondo. Lo ha fatto cercando di prendere per la lama il coltello con cui lui la stava trafiggendo. Come testimoniano le ferite di arma da taglio sui palmi delle mani e sugli avambracci. L’ha fatto con le sue urla disperate fino a quando il suo assassino l’ha buttata a terra. Proprio mentre lei si lanciava nell’ultimo angosciato tentativo di salvarsi. Quello sentito dal testimone che ha allertato i carabinieri. Mai arrivati sul posto. Dolore, spavento e paura. Le oltre venti coltellate sarebbero state tutte inferte quando era ancora viva. Se non è crudeltà questa. E non lo è solo umanamente parlando. Ma anche in campo giurisprudenziale. In questo senso, perché venga riconosciuta, è necessario che si infierisca quando la vittima è ancora in vita. Filippo non ha avuto nessuna pietà. Lo ha confermato anche l’autopsia. Eppure, ha avuto almeno più di un’occasione per cambiare idea. Per ripensarci. Per non sacrificare la vita della ragazza che diceva di amare. Non l’ha fatto. Perché il piano lo aveva.
E questo lo testimoniano le due differenti scene del crimine. Mi riferisco alla prima aggressione consumata a poche centinaia di metri da casa di Giulia e la successiva, quella avvenuta nella zona industriale di Fossò. Nessun ripensamento né tentennamento. Perché non c’è stato nessun raptus. Che in psichiatria non è una parola che neppure esiste. Non lo ha fatto perché Filippo Turetta aveva nella sua testa da giorni definito con dovizia di particolari il suo progetto criminale. Voleva ucciderla. Punto. Non ha trovato il coraggio di uccidersi, a quanto dice. Un’intenzione mai avuta. Filippo ha però trovato non solo il coraggio di massacrare a colpi di coltello l’ex fidanzata. Ma ha avuto anche quello di affermare “mi è scattato qualcosa in testa, non avevo un piano”. Dimostrando ancora una forte attività di manipolazione. Questa volta esercitata nei confronti di chi dovrà giudicarlo. E lo fa in maniera del tutto consapevole visto ciò che rischia: l’ergastolo. Una fine pena mai dal quale non potrà sfuggire. E non solamente perché, come si dice tra noi addetti ai lavori, il cadavere parla. E racconta la mattanza non certo figlia di un momento di blackout. Il quadro aberrante che sta emergendo conferma ogni giorno che passa che Turetta è una persona pienamente capace di intendere e di volere. Escludendo, a mio avviso, anche la presenza di un vizio parziale di mente. Al contrario, l’aspirante ingegnere prima ha deciso che doveva uccidere Giulia. E poi ha pianificato chissà per quanto come farlo. L’ha premeditato. Attenzione. Non fatevi ingannare dal fatto che è stato assicurato alla giustizia con la traduzione nelle patrie galere. Ha corso mille chilometri per sfuggire alle maglie della giustizia. Il delitto perfetto non esiste e lui non è un serial killer. Per questo la sua fuga è fallita. Anche se era organizzata. Del resto, ha pagato anche lo scotto dell’inesperienza di essere uno Z. Quel che conta, quindi, è stato il lucido proposito che mai è venuto a mancare. Peraltro, come da manuale, ha provato per mesi a violentarla psicologicamente. Filippo minacciava di uccidersi, in maniera tagliente le rinfacciava di essere depresso. Un vero e proprio camaleonte. Ha mostrato, e continua a farlo, una capacità di recitazione talmente affinata da essere riuscito ad ingannare la “sua” Giulia. Inducendola a dispiacersi. E ad accettare così quello che è diventato un maledetto ultimo appuntamento.
E no, Filippo non voleva solo spaventare Giulia col coltello come ha detto il padre Nicola. Perché, pur ammettendo il dolore dei familiari del ragazzo, certamente anche loro vittime collaterali, affermare una cosa del genere significa deresponsabilizzare un assassino. Anche se si tratta del loro figlio. La verità, purtroppo sotto gli occhi di tutti, è che Filippo ha ucciso a colpi di coltello la sua ex ragazza e ha buttato via il suo corpo in un bosco coprendola con i sacchi neri. Come la spazzatura. Quindi, no. Non voleva spaventarla. Voleva ammazzarla. Per questo, da tecnico, sono convinta che con gli esiti dell’autopsia Turetta abbia messo la firma per il suo ergastolo.