"Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione", diceva James Russell Lowell, poeta, critico letterario e diplomatico statunitense. Se lo diceva lui, sono felice di poter dire di aver cambiato idea e non far parte della categoria (soprattutto, toccando ferro, di quella dei morti). Parlo della nuova Calciopoli che si è abbattuta sul calcio italiano per colpa (vedremo, colpa relativa) di Fabrizio Corona. Solo qualche numero fa, dopo il successo d’ascolti a Belve con uno share pazzesco tutto merito suo, scrivevo su queste pagine: "Corona non montarti la testa" e sua madre Gabriella mi aggiungeva un "purtroppo è così". Poi esplode il caso di Nicolò Fagioli, reo confesso, centrocampista della Juventus e della Nazionale italiana, caso reso celebre proprio da Fabrizio Corona perché su un suo canale Telegram (a pagamento, pare) ha scritto che sarebbe dedito alle scommesse illegali. E sembrava di avvertire dal testo che Fagioli avesse una sorta di ludopatia. Sottolineo: qui tutto è presunto, non ancora provato, parliamo di presunte scommesse illecite dei calciatori e alcuni nomi, non solo Fagioli, sono stati fatti. Sono state scoperte tracce di puntate su siti Internet non autorizzati. Dopo la notizia, io mi arrabbio con Corona: la ludopatia è una malattia di cui hanno sofferto molti miei amici, famosi e non famosi, e come malattia è un dato sensibile, non se ne può parlare, è come rendere pubblico che io soffro di psoriasi (ed è vero): ma io lo posso dire, gli altri no, soprattutto se questo diventa un danno professionale. E trovo anche troppo tirare fuori nomi e fatti con tono certo, quando nulla è provato, allora come oggi.
La mia sottolineatura (la ludopatia è un disturbo) viene anche riportata su Dillinger, il nuovo sito di Corona o perlomeno quello su cui lui parla. Una sua amica giornalista, la brava Giulia Sorrentino, sul suo account Instagram scrive: "Non facciamo confusione, la ludopatia è ben diversa dal vendersi una partita di calcio. Come ha sottolineato Corona fin dal primo momento, in questo caso stiamo parlando della dipendenza dal gioco che porta a scommettere". L’osservazione porta a negare quello che ho detto, ma anche a sostenerlo: dipendenza, appunto. Il quotidiano Repubblica inspiegabilmente va giù sicuro. Leggo: "Non era un segreto la 'malattia' di Nicolò Fagioli. La conoscevano due compagni di squadra, che a credere alle chat nelle mani della polizia scommettevano con lui. La conoscevano alcuni suoi compagni di grande esperienza". E sul web, su Sky, aggiungono: "L’ex re dei paparazzi Corona, in un’intervista al Corriere della Sera, parla di 'bische clandestine' e sostiene siano coinvolte almeno 'cinque-sei' squadre, ma afferma di non poter fare nomi altrimenti vengo indagato”. Poi assicura che non vi sarebbero talpe tra gli investigatori, ma si tratterebbe soltanto di lavoro giornalistico”. Il ministro dello Sport Andrea Abodi: "La gente mi dice: mi sento tradita e delusa. È la prova che stare bene economicamente non vuol dire star bene moralmente e che l’educazione non finisce mai. Sono coinvolti almeno altri 10 calciatori, 5-6 procuratori e ci sono pure le bische clandestine. Sembra allargarsi sempre di più il caso del presunto giro di scommesse illegali che al momento vede indagati!". Corona tira fuori altri nomi dopo Fagioli: "Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo... Fabrizio Corona ha puntato il dito anche contro Nicola Zalewski, giocatore polacco della Roma che tuttavia non risulta indagato" lo dice lui sempre al Corriere della Sera. Ma il “presunto” è d’obbligo.
Chi interrogo mi parla di Corona come di colui che poteva tacere e invece ha parlato, mettendo nei casini un sacco di persone. "Forse addirittura (spero di no) stroncando carriere", mi dice Gene Gnocchi espertissimo di pallone dai tempi di Quelli che il calcio. Proprio Corona, che con Vallettopoli s’è visto rovinare più di 15 anni di vita, ha creato una nuova Calciopoli del calcioscommesse? Questo era il mio primo pensiero, condiviso anche da personaggi che di calcio ne sanno più di me che non conosco una cippa, ma che conosco i personaggi del calcio. Nel frattempo Corona viene chiamato dalla Procura di Torino che (in assoluto segreto) stava facendo un’indagine sul nuovo calcioscommesse. Corona non è stato chiamato come indagato, ma come persona informata sui fatti. E come è stato informato sui fatti? Attraverso un informatore e lui si è limitato a rendere pubblica la notizia di quello che scopriva sull’argomento, raccontatogli da protagonisti del calcio che (tutto da provare) avrebbero magari, forse, chissà, avuto qualche interesse (scommettendo) sull’esito delle partite. Tradotto in parole povere: Corona ha saputo da un informatore che alcuni calciatori sarebbero nella rete del calcioscommesse (clandestine, pare) e lo ha reso pubblico come ogni buon giornalista fa se ha una notizia. Lui non è giornalista, qualcuno obbietta, ma la libertà di stampa è un bene inalienabile della nostra democrazia, non serve un tesserino per poter scrivere la verità e comunque in Dillinger pare abbondino i giornalisti iscritti all’Ordine. In più sottolineo, e sottolinea per la prima volta anche Corona, lui collabora con la giustizia al punto che dice: "È la prima volta che lavoro con la Procura, diciamo non da infame". Appunto non da delatore, da infame, ma solo come giornalista, come in passato hanno fatto altri giornalisti che sapevano e sapevano prima dei magistrati. Vale la pena di riportare quello che ha scritto Paolo Ziliani, un giornalista sportivo che sul calcio sa tutto e su Calciopoli molto di più. Sul Fatto quotidiano scrive di Fabrizio Corona e del caso scommesse che lui ha sollevato: "Se il fiuto cronistico ha ancora un valore per chi si occupa di informazione, va riconosciuto di aver centrato lo scoop dell’anno: quello di giocatori giovani e famosi, di club di grido come Juventus, Milan e Roma (e presto, pare, anche di Inter e Lazio) che scommettono sulle partite, finiscono col farsi prendere la mano, perdono cifre importanti e finiscono nei guai. Pare sia successo a Fagioli, a Tonali e a Zaniolo (ricordate quando una sera subì un tentativo di aggressione al suo rientro a casa? Ecco), pare soprattutto che a scommettere fossero in tanti. Si può anche compatire Corona, biasimarlo per i modi rudi e volgari con cui approccia giornalisti e operatori dell’informazione, ma di certo finora le sue rivelazioni hanno colpito nel segno. E se il nome che ancora non ha reso noto (un top player di fama internazionale che gioca in A da qualche anno) è vero, allora ci sarà da ridere. O da piangere, scegliete voi».
Parla Ivano Chiesa: "È un suo diritto fare cronaca"
Confuso come pochi, e parlo di me stesso, su questa domanda: "Corona è un infame o un collaboratore della giustizia?", ho chiamato il suo avvocato, Ivano Chiesa. Credo che l’avvocato Chiesa sia forse il più bravo penalista italiano con Giulia Bongiorno (opinione personale). È un uomo perbene, ci unisce anche l’aver avuto lo stesso professore, l’avvocato Corso Libero Bovio, che ho avuto come professore alla scuola dell’Ordine dei giornalisti da ragazzo e ha svezzato anche Chiesa come avvocato. Poi Bovio è morto suicida (non so perché) e per raccontarvi che tipo è Chiesa sappiate che non passa giorno che lui non dica una preghiera pensando a Bovio.
Avvocato Chiesa, lei sapeva di quello che stava per fare Fabrizio Corona sulla nuova Calciopoli?
Sì e gli ho detto: 'Fai quello che devi fare, ma solo se sei sicuro e se hai le prove di quello che viene fatto fuori dalla legge da certi calciatori". E gliel'ho detto da subito visto che il primo articolo è uscito il 2 agosto di quest’anno.
Ossia il controllo delle fonti.
Appunto, una volta verificata la certezza della notizia, un lavoro che Corona sa fare molto bene.
Qualcuno ha ipotizzato la fuga di notizie.
Certo, ma c’è un particolare: Corona non sapeva che c’era un’inchiesta in corso da parte della Procura di Torino, per cui lui s’è limitato a dare una notizia, non c’era fuga di notizie da un’inchiesta. Non sapeva e non poteva sapere che c’era una indagine.
Ma ora Corona sa.
Infatti ora è costantemente in contatto con la polizia giudiziaria.
Roba grossa: tutto s’innesta su un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Torino, il procedimento giudiziario sulle presunte scommesse illecite dei calciatori. Sono state scoperte tracce di puntate su siti internet non autorizzati. Si parla di calciatori indagati “per esercizio abusivo di attività di gioco e di scommessa”.
Corona ha saputo, ma, ripeto, non sapeva dell’indagine. E, come fanno i giornalisti, Corona ha scritto.
Qualcuno ha sottolineato che non è giornalista.
E lo ha scritto anche chi giornalista non è. Certo, qualcuno dice che non è giornalista, lo sono comunque quelli del suo magazine e in ogni caso tutti hanno diritto di scrivere la verità. Lui lo fa e finché avrà modo di poterlo fare significherà che in Italia viviamo da uomini liberi.
Non essendo giornalista, Corona si ritroverà non solo a provare quello che ha scritto, ma anche a dover dire chi sono i suoi informatori. Non è tenuto alla segretezza delle fonti.
Certo, non essendo giornalista deve dire chi sono le sue fonti, ovviamente lo deve dire all’autorità giudiziaria, non certo a tutti.