Scoop di MOW. Sappiamo chi sono i ladri dl Louvre, ma non abbiamo intenzione di collaborare con gli inquirenti, perché è inutile girarci intorno, stiamo tifando tutti per loro. Avevamo già avuto il sospetto quando è stato comunicato il numero dei componenti la banda: quattro. Ohibò, ci siamo detti. Ma adesso arriva la conferma, siamo entrati in possesso di un video girato dagli stessi ladri e siamo in grado di spiegarvi la dinamica. Ovviamente, sottolineiamo prima il colpo di genio dei “gilet gialli”: averli indossati non è stata una maniera per travestirsi da operai ma una citazione rivoluzionaria del movimento dei gilet (i francesi sono più bravi, ma molto più bravi di noi, quando gli fumano le balle contro il governo). A tutti è venuto in mente prima Arsenio Lupin, il classico, l’intramontabile ladro gentiluomo, interpretato da Georges Descrières e tratto dai romanzi di Maurice Leblanc (leggeteli quei romanzetti, sono spassosissimi e macchinette narrative perfette). Che meraviglioso filone quello, dei ladri francesi, con Fantomas inseguito dall’insuperabile Louis De Funes e la serie de “La Pantera Rosa” (David Niven è forse il più iconico ladro gentiluomo, Sir David Litten) con il Peter Sellers strepitoso che interpreta l'archetipico Ispettore Clouseau. E adesso, proprio in Francia, la storia si ripete. Ma chi sarà stato stavolta a compiere il furto rendendoci suoi complici ideali? Non c’è nessuno, in questo momento, nessuno, che stia tifando per la Gendarmerie. Non noi vecchietti, che siamo cresciuti con il mito della Primula Rossa, dei guasconi Tre Moschettieri (quattro). Non i giovani che sono cresciuti con il Lupin di Netflix, molto wokamente di colore, interpretato da Omar Sy dove però Arsenio Lupin appare solo come ispiratore di una vendetta compiuta dal protagonista, Assan Diop, la cui trama somiglia più al Conte di Montecristo che al vero Arsenio Lupin (ma anche il Conte di Montecristo, che meraviglia!).

Insomma, mentre l’America scende in piazza contro i “panzoni ricchi” come li ha definiti il direttore PISTO, mentre persino Marina Berlusconi si scaglia sorprendentemente contro le Big Tech, ecco che questi quattro ci fanno VOLARE. E non possono che essere puro sogno, pura astrazione, se stanno riuscendo a metterci tutti d’accordo. E infatti quattro sono, come la banda più colorata e allega che sia mai apparsa, come si dice, sugli schermi. E noi che ce li immaginiamo così: Jigen che devia le telecamere con la sua Smith&Wesson M19 Combat Magnum (deviato, più che altro sono esplose così forte che ne hanno trovato pezzi dentro il film “Il Codice da Vinci”); Goemon che taglia i fili dei sensori e Fujico bona, molto bona, che aiuta la banda semplicemente con la sua bonaggine. E poi lui, il mito, il re dei ladri III, il nipote dell’originale Arsenio, il figlio del figlio, di Lupin II, Lupin Terzo! Che si intasca i gioielli facendo le sue storiche smorfie di goduria. Nessun rumore, nessun caos, nessun ferito, nessuna vittima: solo un gioco elegante, pericoloso e perfetto. Adesso li cercano e mai li troveranno! Non hanno rubato solo i gioielli. Ci hanno restituito un sogno, un’idea romantica. Così come siamo stati tutti fan degli Ocean 11, così come un po’ ci aveva deluso l’altrimenti immenso Guy Ritchie con il suo ultimo film di furti al museo, “Fountain of Youth”, allo stesso modo adesso ci esalta adesso la narrativa che entra nella realtà. “Dai quattro ai sei minuti” ci hanno messo, per riempirci di gioia. E adesso ce le godremo tutte, le cronache ansiose, i telegiornali indignati, i curatori di museo imparruccati, le vedove ingioiellate, senza che nessuno la dica, la verità, e cioè che la vera opera d’arte è stato il furto. Ah, diranno, ma tutti avevano diritto di vederli quei gioielli: ma tutti quali come perché chi? I gioielli? Ma i gioielli sono sempre macchiati di sangue, i gioielli sono un furto ab origine, sono sempre refurtiva, anche quando sono comprati in regolare, come si dice, esercizio commerciale. Ed è per questo che sono splendidi, quando non sono macchiati del sangue dello sfruttamento e del capitale e delle multinazioni dei diamanti e quando chi scava materiali e pietre preziose non viene sfruttato nei paesi del terzo mondo. Zenigata, suca!
