Siamo allo sbando, siamo alla deriva, siamo una società che senza click e share non vive e sopravvive. Rendiamoci conto di che cosa è accaduto davanti a milioni di telespettatori. Non è uno scherzo, ma in diretta, precisamente a Pomeriggio 5 da Myrta Merlino, un uomo ha confessato un omicidio. Fermi tutti perché questa non è cronaca, questo va oltre l’informazione, va oltre l’approfondimento, questo va a toccare nella mente del telespettatore gli aspetti più macabri e più oscuri. In un’epoca in cui il disagio mentale è sempre più dilagante, noi che cosa facciamo? Diamo spazio a un assassino? Gli diamo quello spazio proprio nella fascia pomeridiana in cui davanti a uno schermo ci sono anche giovani adolescenti che chissà cosa possono pensare? Non dimenticatevi che parlavamo di televisione del dolore con Barbara D’Urso, che è stata messa alla gogna più e più volte proprio perché si diceva che facesse leva sulla pancia degli italiani attraverso storie tristi o drammatiche. Ma una cosa del genere Barbara D’Urso non l’ha e non l’avrebbe mai fatta: la confessione di un omicidio ai microfoni di Pomeriggio 5, in diretta, è la tv dell’orrore e ha superato i confini dell’immaginazione. In un’epoca in cui il disagio mentale sarà il vero stigma contro cui dovremo lottare, noi gli diamo da mangiare così, lo alimentiamo a colpi di fatti impressionanti e scene horror. Nel 2030 l’Oms stima che la vera pandemia saranno proprio i disturbi psichiatrici, e noi, che facciamo appelli a destra e sinistra cosa risolviamo così? Vi rendete conto che non lo hanno fermato? Vi rendete conto che fieramente hanno messo il video sul loro profilo Instagram? Ma cosa siamo diventati?
Lui si chiama Lorenzo Carbone, ha 50 anni, ed è stato rintracciato sotto casa sua dal giornalista Fabio Giuffrida. L'uomo, in provincia di Modena, ha risposto alle domande dell’inviato per poi scoppiare in lacrime. Ma che cosa siamo? Dei Pm? Dei poliziotti? O, forse, a un certo bisognerebbe capire che è il momento di passare la mano a degli specialisti del disagio mentale? L’uomo, in seguito alle domande è scoppiato in lacrime ammettendo di aver strangolato la madre: “Non ce la facevo più, non riuscivo a gestirla. Non so perché l'ho fatto”, ha detto. In molti pensano che il giornalismo sia questo, ma se è davvero, allora vale tutto? Allora i confini non esistono? Allora la notizia viene prima anche del rispetto della malattia? Dov'è finita l'etica? Perché oggi l’unica etica che vediamo è quella dell’individualismo tout court, della notizia a tutti i costi. Pur di arrivare primi ci si dimentica di essere, si perde la propria essenza e noi dovremmo tenere conto che ci guardano e leggono i più giovani, gli adolescenti, e dirgli che no, il mondo non è quella cosa lì, almeno non senza qualche filtro. Se la risposta, come stiamo sentendo, è che chiunque lo avrebbe mandato in onda non solo non è così, ma sarebbe ancora peggio, perché ci classificherebbe per quello che, forse, purtroppo siamo diventati. Ovvero delle persone prive di empatia e schiavi dello share.
Non è Edipo, non siamo a teatro. Sui social la polemica è già scoppiata e per fortuna sono tutti basiti. Si parla di sciacallaggio, di lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine bypassato. In molti descrivono l'intervista come "agghiacciante". La rivelazione dell'intervistato poteva essere imprevedibile? Allora, però, perché continuare il tutto come se fosse qualcosa di normale? No, questo non può essere accettato. Gli sponsor delle pubblicità andate in onda dopo la confessione saranno contenti del traino ricevuto? Pier Silvio Berlusconi, che sembrava voler inaugurare un nuovo corso a Mediaset, sarà soddisfatto di aver visto un uomo confessare in diretta un delitto del genere? L'esclusiva ci sta, ma a questo prezzo? È come se la morale fosse in mano ai social, altroché fasce protette e discorsi sull'etica dei media. L'unica cosa in grado di fermare lo show dell'orrore è stata la pubblicità...