Danilo Coppola, che si trova negli Emirati Arabi, non verrà estradato in Italia. Lo abbiamo chiamato per capire come stesse evolvendo la vicenda dopo il suo fermo a Dubai nel dicembre 2022 e dopo il grave problema di salute, e lui direttamente ci ha dato questa notizia, fresca di questi giorni: l’estradizione è stata negata. Che succederà ora? Ne abbiamo parlato con l’imprenditore al centro delle cronache (prima finanziarie, poi giudiziarie, dal caso dei “furbetti del quartierino” in poi) degli ultimi due decenni, che avevamo già ripercorso col diretto interessato, con tanto di nomi e cognomi.
“Non voglio essere presuntuoso – ci dice Coppola, in collegamento da Abu Dhabi – ma in Italia ho creato aziende, migliaia di posti di lavoro, pagato centinaia di milioni di euro di tasse. E un accanimento di questo tipo nei confronti di una persona non si era mai visto, forse solo con Berlusconi. Io ho subito una trentina di processi e in quasi tutti sono stato assolto. Arrivare a una condanna dopo vent’anni di processo sulle stesse vicende cos’è se non persecuzione? E di questa persecuzione se n’è reso conto anche il tribunale degli Emirati Arabi Uniti: visto che qui la giustizia funziona, visto che non ci sono preconcetti e non regnano pregiudizi, visto che la meritocrazia è al primo posto e non esiste l’invidia sociale, è arrivata l’unica decisione possibile, il diniego all’estradizione in Italia”.
Tutto era partito, appunto, con il fermo nel dicembre 2022, dopo la condanna in Cassazione a sette anni (di cui sei ancora da scontare) del luglio dello stesso anno per bancarotta in uno dei processi legati alla società Porta Vittoria. Poi cos’è successo negli Emirati?
È stato fatto il processo, con una quindicina di udienze, e in queste udienze è emersa la verità. Ho portato documenti in cui si vede cosa mi è successo negli ultimi vent’anni. Questi documenti sono stati approfonditi e ora è emerso la non concessione dell’estradizione. Si sono accorti anche loro, come in passato la Svizzera per altri capi di imputazione, che ci sono state delle porcherie. Questo dovrebbe far riflettere: come può essere che in Italia ci siano persone che subiscono decine e decine di processi sempre dagli stessi pm (direttamente o indirettamente)? Non voglio attaccare nessuno, ma sono molto amareggiato, perché mi è stata rovinata la vita: in Italia tutti gli addetti ai lavori della finanza sanno che contro di me è avvenuta una persecuzione, ma non si ha ancora il coraggio di cambiare il funzionamento di questa magistratura in cui non ci sono conseguenze per chi lavora male o per fini politici o di altro tipo (casualmente ora è stato preso di mira un governatore come Giovanni Toti, e stessa cosa, di nuovo, con il generale Mario Mori). Io penso che in Italia manchi la ragion di Stato, manca la consapevolezza che attaccare giudiziariamente una o l’altra parte non serve a niente, serve solo a rendere più debole il Paese agli occhi del mondo. Sembra il gioco di quando eravamo bambini, le gomme in cui trovati dentro la scritta “Ritenta, sarai più fortunato”: prima per gli stessi fatti ti contestano cose assurde sulla Magliana, poi l’insider trading, poi l’aggiotaggio, poi la bancarotta, poi l’appropriazione indebita, poi il riciclaggio, poi le false comunicazioni al mercato… E mi sono anche dimenticato qualcosa: è chiaro che c’è qualcosa che non funziona.
Ma perché, secondo lei, si sarebbero accaniti proprio nei suoi confronti?
Sono partito dal nulla a 19 anni e a 35 avevo un gruppo che fatturava tre miliardi e mezzo di euro, avevo una quotata in Borsa, avevo un giornale (Finanza e Mercati), decine di alberghi, centinaia di immobili, avevo il 5% di Mediobanca. Fino a quel momento ero una brava persona senza nemmeno una multa, poi improvvisamente sono diventato un delinquente? È chiaro che il problema è che avevo deciso di diversificare e di intervenire in alcune importanti partite economico-finanziarie, dando fastidio a qualcuno. E stranamente lì, dal 2003-2004 quando comincio a comprare azioni Bnl, sono partiti i processi. Vengo assolto, ma da quel momento divento uno su cui aprire processi a raffica. Si è mai visto uno che comincia a compiere reati dopo che è arrivato all’apice, e non prima? È chiaro che in Italia c’è qualcosa che non funziona.
Più che insider trading, dunque, il problema dell’essere outsider?
Sì, ero un outsider, non ero molto indebitato, potevo decidere in autonomia la mattina quel che volevo fare ed ero diventato il secondo azionista di Mediobanca dopo Unicredit, con il 5% che all’epoca valeva 800 milioni di euro. Io con i miei soldi potevo fare il cazzo che volevo e questo per qualcuno non andava bene, e quindi andavo fermato. Hanno cominciato a scrivere in prima pagina che ero legato alla banda della Magliana e che rubavo l’energia elettrica. La verità è che tutte le persone emergenti in quel periodo storico sono state spazzate via. Alcuni equilibri di potere erano minacciati e si è mossa la cavalleria: è cominciata la crociata. Che ha compreso tra l’altro il mio arresto del 2007 (con un escamotage che sono riuscito a documentare) con due anni di custodia cautelare seguiti dall’assoluzione perché il fatto non sussiste. Uno dei problemi della magistratura italiana è che chi sbaglia non paga. E quindi continuano a fare le stesse cose.
Ora però per la bancarotta la condanna è definitiva, e nel frattempo è arrivata un’altra condanna a due anni e otto mesi per il crac Porta Vittoria bis, per la quale i suoi legali hanno annunciato l’appello.
Sono stato condannato in via definitiva e ho avuto un’istanza di estradizione, ovvio che “dovevano” condannarmi anche nel processo bis, anche se per tutto quello che non riguardava Porta Vittoria sono stato assolto anche stavolta.
Se oggi tornasse però finirebbe in prigione. Cosa pensa di fare? Resterà per sempre negli Emirati?
Io non sono un delinquente. Io sono una persona perbene e quindi devo risolvere questo problema con l’Italia. Io ritengo che il mio caso debba essere rivisto. Serve una revisione del processo, perché io sono davvero un perseguitato. Mi hanno distrutto la vita. Da quando ho 36-37 anni combatto con i tribunali. Domani ne faccio 57, quindi sono almeno vent’anni. Mi hanno contestato reati ridicoli, contestazioni nate sempre dallo stesso seme e dalle stesse persone. Io nella vita non voglio fare il latitante, anzi per me è un incubo. Mai nella vita avrei immaginato di finire così. E mi chiamano evasore fiscale dopo che ho pagato 250 milioni di euro di estorsione di Stato per poter vivere in pace. E non mi hanno lasciato vivere comunque.
Ha una strategia legale per arrivare a una eventuale revisione nel processo?
Certo, ci stiamo battendo con i legali per arrivare a questo, anche sulla base della storia dei giudici che hanno fatto le condanne. Io provengo da una famiglia povera e sono stato educato ad affrontare sempre tutto. Però sono stanco. È come sbattere contro un muro di gomma, combatto contro qualcuno che fa sempre il cazzo che vuole. Non è umano. Ti vogliono uccidere. Stranamente l’unico caso di ricorso dell’avvocato Franco Coppi (un luminare assoluto) che è stato giudicato inammissibile (cioè sbagliato dal punto di vista tecnico) è stato quello che riguardava me… Qua non ci sono tre indizi che fanno una prova. Ce ne sono centocinquanta.
Che vita fa adesso a Dubai?
Qui le opportunità sono veramente tante. Io fino adesso non ho investito perché aspettato l’esito di alcune situazioni tra cui ovviamente questa dell’estradizione, ma adesso comincerò a investire massicciamente in questo Paese. E ho un rammarico: sarei dovuto venirci venti anni fa, e la mia vita sarebbe stata diversa. Ho fatto sempre le cose per farle bene, eppure… Poi gli errori giudiziari ci possono stare, ma una cosa sono gli errori, altro è il dolo. E se c’è un accanimento del genere non può essere un errore. E dopo vent’anni stanno ancora aprendo processi nei miei confronti per le stesse situazioni.
Che conseguenze ha avuto tutto questo sulla sua famiglia? Vi vedete?
Ribadisco che questa gente mi ha rovinato la vita. Ho passato i miei migliori anni a combattere con loro. I miei figli vanno a scuola in Svizzera, quindi ultimamente li vedo poco. Ho una compagna con cui sto da tanti anni che è ammalata grave, gravissima, e sta in Italia e non si può muovere. Quindi io non perdono questo a questa gente: di avermi rubato il tempo nei confronti dei miei cari e delle persone che amo. Questa è una cosa indegna di un Paese civile.