Danilo Coppola ha rischiato seriamente di morire e si trova tuttora ricoverato in gravissime condizioni in terapia intensiva. L’ex banchiere e finanziere è stato colpito da un lungo arresto cardiaco in seguito al quale i medici sono riusciti a salvarlo per un pelo, ma la situazione dell’imprenditore cinquantaseienne rimane delicata.
Coppola di recente era tornato a far parlare di sé per un’intervista rilasciata a Le Iene, in cui da condannato a sei anni (e due mesi e dodici giorni) per bancarotta fraudolenta e latitante in Svizzera aveva dato la propria versione della vicenda, rigettando le accuse che avevano portato nel 2022 alla condanna in Cassazione per il crac della sua società Porta Vittoria spa, che avrebbe dovuto riqualificare l’omonimo quartiere milanese. “Bancarotta de che?”, aveva sbottato Coppola nell’ambito del programma Mediaset, smentendo la tesi giudiziaria, e cioè che i 400 milioni di euro di buco della Porta Vittoria spa fossero legati a operazioni di “contrabbando finanziario” per deviare i fondi in Lussemburgo.
Coppola, in sostanza, si sente un perseguitato, un capro espiatorio, e proprio questa condizione di prevedibile stress può aver verosimilmente contribuito ai suoi gravi problemi di salute. Classe 1967, figlio di famiglia siciliana, a 28 anni prese le redini dell’azienda di costruzioni del padre e ampliò il suo business: nei primi anni Duemila le sue società controllavano qualcosa come 2.300 immobili a Roma e non solo. Poi l’inizio dei guai, con l’ingresso (ambizioso) nel mondo della finanza: Coppola in particolare entrò in Mediobanca, il “salotto buono” milanese, e si alleò con Stefano Ricucci, Gianpiero Fiorani e Emilio Gnutti in quella cordata ribattezzata da alcuni “i furbetti del quartierino”.
Si arrivò allo scandalo Bancopoli (con accuse di insider trading, aggiotaggio e altro) ma Coppola, dopo 8 anni di processo e 104 giorni di isolamento in carcere nel 2007, fu assolto da ogni accusa, inclusa quella di presunti legami con la Banda della Magliana. Uscito dal carcere, il finanziere – che a 40 anni era tra i venticinque più ricchi d’Italia – si imbarcò nel progetto Porta Vittoria, in relazione al quale cominciarono i nuovi problemi giudiziari. E, ora, sono arrivati pure quelli di salute.