Giulia de Lellis, la donna che non ha (dichiarazione sua) mai letto un libro ma che ne ha scritto uno, sale in cattedra: oggi tiene un master all'università Bocconi di Milano, una delle più fancy della città, uno di quegli atenei dove la competizione viene esaltata all’ennesima potenza, probabilmente con rossetto Fenty limited edition e Prada, il tutto con la precisazione social #adv. Che l’influencer, brava persona ma non esattamente una maître à penser, finisca in un contesto che nei prossimi giorni ospiterà gli astronauti della missione Axiom3 e il sindaco di Milano con il collega di Barcellona, suona vagamente stravagante. Sarà così anche per Alessandro Nava, direttore di StarsSystem, magazine che tratta di celebrità e moda e che nella sua carriera ha raccontato centinaia di personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e dei social? Ce lo ha spiegato, con un paragone ingombrante: Gianni Versace.
Ha senso ritrovarci Giulia De Lellis in cattedra alla Bocconi a parlare di "influencer marketing"?
Diciamo che c'è una legittimazione se è stata chiamata a raccontare della sua specifica esperienza, in quanto oggettivamente si è distinta in questi anni, ha creato la sua impresa e quindi probabilmente, laddove parlasse esattamente di questo, non vedo perché dovrebbe essere fuori luogo. Non è la prima, probabilmente non sarà l'ultima, a fare questo tipo di condivisione con gli studenti, che immagino siano addentro al segmento del marketing, della comunicazione e di tutto quello che ci gira attorno.
Giulia La De Lellis ha dichiarato di non avere mai letto un libro.
Questo è un punto significativo. La Bocconi rappresenta una realtà di un certo tipo, dove la cultura personale dovrebbe davvero essere un istinto primario, qualcosa che va a braccetto con una propria genuina curiosità verso il sapere. La De Lellis ha fatto questo tipo di dichiarazioni e mi auguro che nel frattempo abbia cambiato strada. Insomma, che qualche libro lo abbia letto perché arricchisce sicuramente sia la persona che il personaggio. Oltre ad augurarmi che non faccia più questo tipo di dichiarazioni: normalizzare l'ignoranza di fronte a una community di milioni di persone lo considero un gesto poco prudente.
Quindi ha senso che l'abbiano chiamata?
Onestamente è una scelta che ha senso. Come dicevamo, bisognerebbe vedere effettivamente che tipo di studenti vi parteciperanno e quale sarà il focus della giornata. In quell'ateneo, piuttosto che in altri, c'è una particolare attenzione alla moda e all'industria della moda e quindi una parte considererà Giulia De Lellis, pur non essendo, diciamo, proprio appartenente al mondo della moda, ma probabilmente lo è nell'immaginario collettivo. Uno spunto interessante.
Una volta queste cose le faceva Gianni Versace e adesso...
Sì, e non è appunto così assurdo. Alla fine sono evoluti i tempi dove per evoluti intendo cambiati. Non mi sento di essere troppo duro al riguardo. Nella fattispecie, la De Lellis dovrà, come chiunque di noi, dimostrare nel tempo le proprie capacità perché alla fine stiamo parlando di personaggi davvero molto recenti e la qualità credo la si veda sul lungo periodo. Citare personaggi come Versace è assolutamente funzionale a farci capire quanto siano cambiate oggi le cose. Chissà, forse nel 2024 Gianni Versace non avrebbe avuto le caratteristiche giuste per comunicare nella moda, come lo fa invece la De Lellis.
Consideri la De Lellis una "content creator"?
È quello per cui, diciamo così, vorrebbe farsi riconoscere. Lei sicuramente è quello e la sua community è composta da una specifica fascia di utenti che ne riconosce l'autorevolezza.
Visto il momento, vedi similitudini tra Giulia De Lellis e Chiara Ferragni?
Fanno entrambe uno storytelling personale, al centro della narrazione c'è la loro vita. Quella della De Lellis si è evoluta in realtà in qualcosa di meno "privato", ma comunque quello è il mondo. Personalmente, da amante della moda e quindi dell'eleganza, consiglierei in generale di abbassare i toni. Dichiarazioni come "non ho mai letto un libro" e la cronaca di ogni singolo momento della vita dei propri familiari, dal parto in poi, mi sembra onestamente un'ostentazione della quale possiamo fare tutti a meno.