Ventitré minuti. La condanna per omicidio contro Alberto Stasi si regge tutta su questi ventitré minuti. Perché se il tempo in cui Chiara Poggi è stata uccisa si allunga, crolla in automatico tutto il castello giudiziario creato attorno al suo fidanzato. Sedici anni di reclusione, una sentenza arrivata nel 2015 dopo ben due assoluzioni. Poi tutto è stato ribaltato. Ma se la sentenza non fosse giusta, se Stasi fosse estraneo ai fatti, vorrebbe dire aver trascorso gli ultimi dieci anni in carcere da innocente. Un’esistenza rovinata, etichettato senza appello come l’assassino della propria fidanzata. Stasi si è sempre proclamato innocente, e se lo fosse davvero? Se nulla di quello che è stato costruito e poi cucitogli addosso fosse vero? Vorrebbe dire che l’assassino di Chiara in questi diciotto anni è rimasto a piede libero. E adesso, con il delitto di Garlasco nuovamente al centro della cronaca italiana, qualcosa potrebbe muoversi realmente. Il circo mediatico attorno all’omicidio di Chiara è ripartito al massimo, passando anche e soprattutto per le vicende che stanno scombussolando Andrea Sempio e famiglia. Motivo? L’accusa di aver corrotto l’ex pm Mario Venditti per ottenere nel 2017 l’archiviazione della sua posizione. La procura sta seguendo un flusso sospetto di denaro: i genitori avrebbero pagato più di trentamila euro per tirar fuori il figlio dai “guai”. Una colletta tra zii e zie, poi i prelievi sospetti.

E il presunto pagamento all’ex pm sarebbe avvenuto rigorosamente in contanti per non lasciare tracce. Come si sono difesi i Sempio? “Abbiamo pagato delle marche da bollo”. Costose, non c’è che dire. E in questa caccia al colpevole che non si vuole fermare, potrebbe presto inserirsi un nuovo scenario. Alberto Stasi a quanto pare sarebbe in procinto di chiedere una revisione del processo. L’obiettivo? Ottenere una formula assolutoria piena, come ha confermato uno dei suoi legali Giada Bocellari, che lo assiste insieme al collega Antonio de Rensis: “Vogliamo che la Corte d’Appello di Brescia dica: “Abbiamo evidenze tali da dire che Stasi non c’entra nulla”. Perché, aldilà del risarcimento economico, quello che più di ogni altra cosa hanno intenzione di chiarire è l’innocenza di Alberto. E sulla posizione dell’ex pm Mario Venditti accusato di corruzione: “Se così fosse sarebbe sconcertante. Scagionare un indagato alternativo a Stasi avrebbe ridotto il mio assistito a non poter provare la sua innocenza”. E sulla richiesta di revisione: “Francamente, dopo tutti questi anni, a Stasi non cambia molto trascorrere due o tre mesi in più in carcere. Attenderemo un quadro più completo e quindi poi procedere con più elementi per poter provare che non c’entra nulla con il delitto della povera Chiara che per inciso è una vittima ancora oggi senza giustizia”. Solo la revisione con annessa assoluzione potrebbe ridare al nome di Alberto Stasi dignità e reputazione.

